Un anno fa veniva demansionata e dequalificata, oggi la giornalista dell'ufficio stampa di Roma Capitale si vede riconoscere dal giudice del lavoro il giusto profilo professionale, le differenze retributive intanto accumulate e il danno “da dequalificazione”. Le note di Stampa Romana e del Cdr dell’ufficio stampa.
Il giudice del lavoro del Tribunale di Roma riconosce il
giusto profilo professionale a una giornalista dell'ufficio stampa di Roma
Capitale che un anno fa era stata demansionata e dequalificata, destinandola a
mansioni amministrative insieme ad altri cinque colleghi. Lo riferisce
l'Associazione stampa romana, che con il segretario Lazzaro Pappagallo parla di
“un altro risultato nell'impegno per la gestione dei diritti dei colleghi degli
uffici stampa e per la corretta applicazione della legge 150. Un risultato che
si affianca allo sforzo di politica sindacale che stiamo mettendo in campo per
ottenere, all'interno della legge regionale sull'informazione, il corretto
inquadramento professionale e contrattuale dei colleghi giornalisti degli
uffici stampa di Consiglio e Giunta Regionale”.
Di “una bruciante sconfessione dell'operato dell'Amministrazione capitolina” parla
invece il Comitato di redazione dell’ufficio stampa di Roma Capitale. “Una
sentenza esemplare – prosegue la nota del Cdr - che condanna l’operato dell’amministrazione
obbligando alla corresponsione delle differenze retributive accumulate nel
tempo e riconoscendo anche il danno “da dequalificazione”.
Si tratta già della seconda sentenza in pochi mesi che va in questa direzione
“rendendo ormai palese come il provvedimento adottato un anno fa fosse iniquo e
lesivo dei diritti e della dignità dei lavoratori. Appare tra l'altro
decisamente contraddittorio l'atteggiamento assunto in questa vertenza da Roma
Capitale e dal sindaco, Ignazio Marino, che fa giustamente della legalità e
della trasparenza - dice la nota del Cdr - i perni del sua attività e del suo
impegno quotidiani”.
“Lascia sgomenti che si debba passare attraverso l’ennesima sentenza per vedere
correttamente applicata una legge nazionale (legge 150 del 2000) con tanto di
spreco di denaro pubblico, e che ci si ostini a disattendere un’altra sentenza
di corretto inquadramento professionale risalente addirittura al febbraio 2014
relativa ad un’altra collega dell’ufficio stampa”, si legge ancora nel
comunicato del Comitato di redazione, che poi conclude esprimendo “la piena
soddisfazione per una sentenza di giustizia e verità e si impegna a mantenere
alto il livello di attenzione e di lotta per una corretta e completa
applicazione”.