«Attendiamo le conclusioni dell'inchiesta, ma se davvero Mario De Michele ha finto di aver subito un attentato, non solo va revocata la scorta, ma deve essere sanzionato dall'Ordine per aver preso in giro chi rischia davvero, soprattutto in un territorio ad alta densità criminale come quello di Caserta, dove, per le minacce dei Casalesi, ci sono ben 4 cronisti sotto scorta». Lo affermano la Federazione nazionale della Stampa italiana e il Sindacato unitario giornalisti della Campania.
«De Michele – spiegano – è indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli per calunnia e per detenzione di armi da fuoco perché, in concorso con un ex consigliere comunale di Orta di Atella, avrebbe simulato i due attentati subiti il 14 novembre e il 5 maggio scorsi. Fin dal primo momento avevamo chiesto alle autorità competenti di indagare in ogni direzione per appurare la verità sugli attentati, nella consapevolezza che solo un'inchiesta scrupolosa avrebbe potuto chiarire se c'era effettivamente la necessità di una tutela da parte dello Stato. E chiederemo oggi stesso all'Osservatorio sui cronisti minacciati presso il ministero dell'Interno le loro valutazioni sul caso di De Michele e di segnalarci qualsiasi eventuale caso di simulazione o di procurato allarme. A tutela dei colleghi minacciati e impegnati sul territorio e più volte presi di mira dallo stesso De Michele sul suo sito internet il Sindacato si costituirà nel processo come parte civile».
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Nel video di seguito riproponiamo gli interventi del presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, e del viceministro dell'Interno, Matteo Mauri, alla riunione dell'Osservatorio per la sicurezza dei giornalisti minacciati organizzata a Napoli, nella sede del Sindacato unitario giornalisti della Campania, il 5 febbraio 2020.
«Meglio una solidarietà in più, che il tempo potrà dimostrare mal spesa, che un silenzio che potrebbe diventare omissivo e pericoloso. Attenzione però – ammonisce Giulietti – essere sotto tiro è una disgrazia. Se qualcuno dovesse essere preso in castagna per simulazione o cose di questa natura questo rischierebbe di delegittimare la professione e centinaia di persone per bene. Per questo occorre un comportamento di eccezionale rigore».
Gli fa eco il viceministro: «Il tema [delle minacce ai cronisti] è serissimo. L'impegno c'è. Ma se uno fa il furbo dopo la pagano tutti, perché a venire screditato sarebbe il meccanismo. Per questo ci deve essere un'attenzione molto, molto alta su questa cosa, nell'interesse della causa che tutti insieme vogliamo servire e della professione».