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Fnsi 03 Ott 2003

Ddl Gasparri: ultimi brividi per un sì non definitivo Fini e Follini: "C'é malessere" Ulivo: "E' crisi profonda" Ora il Ddl torna al Senato La soddisfazione di Serventi Longhi e dell’Usigrai

Ddl Gasparri: ultimi brividi per un sì non definitivo Fini e Follini: "C'é malessere" Ulivo: "E' crisi profonda" Ora il Ddl torna al Senato La soddisfazione di Serventi Longhi e dell’Usigrai

Ddl Gasparri: ultimi brividi
per un sì non definitivo
Fini e Follini:
"C'é malessere"
Ulivo: "E' crisi profonda"
Ora il Ddl
torna al Senato
La soddisfazione
di Serventi Longhi
e dell’Usigrai

Dopo una maratona parlamentare lunga due giorni ed una raffica infinita di votazioni, l'Aula della Camera ha approvato il ddl Gasparri sul riassetto del sistema radiotelevisivo in Italia. Ma per il governo Berlusconi, che considera una priorità l'approvazione del ddl Gasparri, quella di oggi è una vittoria a metà. Il testo che porta il nome del ministro delle Comunicazioni, infatti, non è ancora legge: due modifiche approvate ieri ed oggi per l'intervento dei franchi tiratori impongono un ulteriore passaggio al Senato per l'approvazione definitiva. Che oggi sarebbe stata una giornata difficile si lo si è capito fin dalle prime ore del mattino. Mentre i deputati iniziano ad arrivare a Montecitorio, fervono i contatti nella Cdl per cercare di 'blindare' al massimo le votazioni. Chiaro, ad esempio, è il lavoro di 'tessitura' del leader dell'Udc Marco Follini, che incontra alcuni deputati del suo partito e di An. Mentre An annuncia il ritiro di un proprio emendamento sul Cda Rai, poco dopo le 10 nell'Emiciclo strapieno in ogni banco riprendono le votazioni: si riparte dall'articolo 20, che ridefinisce i criteri di nomina dei vertici di Viale Mazzini. Non c'è abbastanza posto nei banchi del governo, e Umberto Bossi e Antonio Martino, arrivati a seduta iniziata, devono accomodarsi fra i rispettivi compagni di partito. Per la maggioranza il campanello d'allarme suona una ventina di minuti dopo: alla prima votazione a scrutinio segreto rispuntano i franchi tiratori - alla fine se ne conteranno 36, uno in più di ieri - e, poco dopo, un emendamento viene respinto per soli 4 voti. In Aula si vota a raffica e la tensione cresce. Il presidente Casini ha appena ricordato ai colleghi a votare ciascuno per sé, minacciando di espellere i 'pianisti' quando, alle 10:55, governo e maggioranza vengono nuovamente battuti: per un solo voto (288 a 287) viene approvato un emendamento all'articolo 24, quello sulle trasmissioni digitali radiofoniche. Nell'Emiciclo si ripete la scena di ieri mattina: prima un boato, poi i deputati dell'opposizione che esultano, si alzano in piedi e battono le mani gridando 'Libertà, Libertà'. Letteralmente impietriti e ammutoliti, invece, i parlamentari della Cdl e la nutritissima pattuglia di ministri e sottosegretari seduti sui banchi del governo. Le immediate contestazioni al voto, subito stroncate da Casini: ''Non posso certo cambiare il risultato della votazione, sarebbe il primo precedente in 55 anni di storia parlamentare'', risponde a chi fa notare che dall'Aula mancavano deputati, fra cui il viceministro di An Adolfo Urso. ''Capita tante volte - osserva - che chi è in Aula non voti. Nessuno mi ha fatto rilievi prima. Me l'hanno fatto dopo''. Dopo che Roberto Tortoli di FI fa mettere a verbale di aver sbagliato a votare, si va avanti spediti fino alle dichiarazioni di voto, mentre in Transatlantico si inseguono i commenti sui franchi tiratori e sul significato politico della sconfitta in Aula della maggioranza. Luciano Violante considera ''l'episodio di oggi un po' più grave di quello di ieri'', mentre i capigruppo di Lega e Udc Alessandro Cè Luca Volontè invitano a chiedere ad An spiegazioni sull'accaduto, anche se Volontè precisa in seguito di ''non accusare nessuno''. E per il leader della Margherita Francesco Rutelli il governo ''non attraversa un malessere passeggero ma è in preda a una crisi profonda''. Tocca ad Alessio Butti, responsabile comunicazioni di An, ribadire in Aula che la maggioranza ha tenuto ''malgrado due incidenti di percorso'', mentre il segretario Ds Piero Fassino annuncia che il suo partito ''continuerà a battersi in ogni sede contro questa brutta legge''. E' Ferdinando Adornato di FI a parlare per ultimo, prima del voto finale. In un intervento contestatissimo dai banchi del centrosinistra, Adornato si lancia all'attacco dell'opposizione, difende l'operato ed il 'liberalismo' di Berlusconi e ribadisce: ''Davanti a noi non abbiamo una normale opposizione parlamentare, ma una contrapposizione parlamentare permanente''. Alle 13:20 si vota. L'ultimo brivido del voto segreto dura un istante; sui tabelloni delle votazioni si spengono le lucine azzurre ed appare il risultato (318 sì e 261 no), e mentre Casini proclama: ''la Camera approva'', dai banchi della Cdl parte un applauso. E' vittoria, ma non nei termini sperati. Tanto che, fuori dall'Aula, il vicepremier Gianfranco Fini, poi seguito da Marco Follini, ammette: ''C'è un certo malessere nella maggioranza'', un malessere che ''non va minimizzato,'' e si dice certo che Berlusconi, con cui il vicepremier ha parlato, ''ne è cosciente e quindi agirà per rimuovere le cause''. (ANSA). Non nasconde la soddisfazione il segretario generale della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, per quanto accaduto alla Camera sul Ddl Gasparri. E avverte: ''quanto è accaduto non è un incidente di percorso''. Adesso, dice Serventi, ''la battaglia continua e il prossimo appuntamento sarà al Senato. Non è un incidente di percorso. E' il segno che le perplessità e i dubbi attraversano tutta la maggioranza''. E aggiunge: ''suggerirei a Fini di non prevedere una discussione di tre minuti in Senato, ma di avere senso di responsabilità e rispetto per la costituzione e cioè di modificare il Ddl Gasparri''. La bocciatura del ddl Gasparri e la necessità di un suo ritorno al Senato sono un importantissimo segnale per tutte le forze che, nel mondo dell’informazione, hanno avversato in questi mesi il testo chiedendo una regolamentazione del sistema radiotelevisivo non piegata alle esigenze del monopolista privato. Il sindacato dei giornalisti Rai rinnova l’appello a riconsiderare profondamente i contenuti del disegno di legge, anche nella parte riguardante il servizio pubblico. La Gasparri sancirebbe, nella formulazione attuale, la riduzione dell’autonomia finanziaria della Rai e il suo ulteriore asservimento al governo. Si torni ai contenuti del messaggio di Ciampi per delineare un sistema più pluralistico ed un ruolo realmente centrale per il servizio pubblico. L’Esecutivo Usigrai

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