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Editoria 01 Dic 2006

Dall’ultimo rapporto annuale del Censis emerge: quotidiani poco venduti ma vendono molto altro, sorprendente la dimensione del fenomeno degli allegati

I quotidiani in Italia si vendono poco, ma vendono molto altro, in allegato. È quanto emerge dall'ultimo rapporto annuale del Censis, secondo il quale non è più pensabile poter parlare di diffusione dei giornali e di percentuali di lettori riferendosi esclusivamente alla vendita e all'acquisto del tradizionale giornale cartaceo nelle edicole

I quotidiani in Italia si vendono poco, ma vendono molto altro, in allegato. È quanto emerge dall'ultimo rapporto annuale del Censis, secondo il quale non è più pensabile poter parlare di diffusione dei giornali e di percentuali di lettori riferendosi esclusivamente alla vendita e all'acquisto del tradizionale giornale cartaceo nelle edicole

Solo una parte dell'informazione giornalistica quotidiana è oggi in vendita nelle edicole, l'altra viaggia liberamente, e gratuitamente, su internet e sulle metropolitane, oltre che in televisione, alla radio e sui cellulari. Di conseguenza, anche stabilire una definizione condivisa di quotidiano non è più così semplice: l'avvento della free press e soprattutto la diffusione dei quotidiani on line hanno infatti cambiato il mezzo, il modo di percepirlo e di usarlo. Diventa quindi più delicato anche interpretare le indagini di settore perché chi afferma di leggere i giornali non necessariamente potrebbe riferirsi al quotidiano acquistato in edicola, così come chi, viceversa, dichiara di non comprarne potrebbe in realtà leggere la versione on line degli stessi o la free press. I dati a disposizione sulla produzione di opere allegate ad alcuni principali quotidiani italiani tuttora disponibili in edicola, perché ancora in corso o da richiedere come arretrati, sono invece sorprendenti per le dimensioni del fenomeno: ben 89 iniziative editoriali per un numero complessivo di volumi pari a 1.397. Il più presente in edicola appare il Corriere della Sera con 45 opere allegate, dai classici dell'arte e della letteratura, all'atlante degli animali e ai libri di cucina, per un totale di 643 volumi. Seguono La Repubblica con 24 titoli per 239 numeri, La Stampa, con 19 opere per 229 uscite, Il Giorno, La Nazione e Il Resto del Carlino con 16 proposte editoriali composte però da ben 318 volumi e Il Sole 24 Ore con 9 raccolte per un totale di 207 libri. Quella proposta non può e non intende essere una classifica dei quotidiani sulla base delle opere realizzate, avverte il Censis, poiché l'obiettivo è di mettere in evidenza la portata di quanto è possibile trovare disponibile in edicola, a prescindere dai differenti e assai disomogenei archi di tempo in cui, da testata a testata, è avvenuto il lancio di ogni singola iniziativa editoriale (si va dagli oltre due anni del Corriere della Sera ai 10 mesi del Sole 24 Ore). Oltre che per i suoi risultati economici, che pure sono tali da sanare le perdite registrate dagli editori, il fenomeno va considerato anche per i cambiamenti sociali e culturali che ha saputo indurre. Non è infatti irrilevante e privo di implicazioni che, come emerso nel 5° Rapporto Censis sulla Comunicazione, il 46,2% dei lettori abbia comprato dei volumi allegati ai quotidiani e tra di essi l'84,7% ne abbia acquistati da uno a dieci, l'8,2% tra undici e venti e il 4,7% addirittura più di trenta. Questo significa, mediamente, cinque volumi in più all'anno in ogni famiglia e se negli ultimi anni è aumentato il numero di lettori occasionali di libri una parte del merito va sicuramente attribuita anche a questo fenomeno. (ADNKRONOS)

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