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Sindacale 28 Mag 2010

Dal Congresso mondiale di Cadige Franco Siddi con la delegazione Fnsi ricorda l’insegnamento di Walter Tobagi

Il segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, ricorda con la delegazione Fnsi al 27° congresso mondiale dei giornalisti in corso a Cadice, in Spagna, anche in ragione dei temi al centro dell’assise, la figura di Walter Tobagi, giornalista e leader sindacale, ucciso 30 anni fa dalle Brigate Rosse.

Il segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, ricorda con la delegazione Fnsi al 27° congresso mondiale dei giornalisti in corso a Cadice, in Spagna, anche in ragione dei temi al centro dell’assise, la figura di Walter Tobagi, giornalista e leader sindacale, ucciso 30 anni fa dalle Brigate Rosse.

“…Il passato è passato, quod fuit fuit, ma il presente, da cui dipende strettamente il futuro, non può essere ignorato. Quest’ignoranza rappresenta un vero pericolo…”. Queste parole di Walter Tobagi, scritte quando era studente liceale, non ancora giornalista e leader sindacale della professione, sono espressione di una sensibilità perenne che debbono avere tutti i giornalisti e tutti coloro che vogliono cimentarsi nella vita associativa della categoria cercando di guardare al futuro anche quando pare denso di nebbie, se non oscuro. Nel giorno in cui cade il 30° anniversario della sua morte per mano assassina del terrorismo delle Brigate Rosse degli anni 70 e 80, Walter Tobagi è al centro della riflessione del giornalismo italiano e mondiale, con la sua lezione culturale, professionale, civica e umana. Ma anche sindacale.

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana lo ricorda oggi con rimpianto nella giornata conclusiva de 27° congresso mondiale dei giornalisti a Cadice, molto centrato – dolorosamente ahimè – sui temi della sicurezza, della cultura di rispetto per l’informazione e per i giornalisti, in troppi luoghi del mondo minacciati e, spesso, soppressi da violenze, da azioni criminali, da atti terroristici o da regimi non democratici.

Ricordare Tobagi da questo congresso, nel quale relazioni e programmi sulla sicurezza e non violenza, sulla necessità di “promuovere una rete di solidarietà internazionale” per i giornalisti vittime dei più gravi attacchi alla propria libertà e alla propria passione civile, sulla volontà di realizzare le campagne contro l’impunità per i delitti a danno dei giornalisti, per la promozione di un giornalismo di qualità e credibile, per noi della Federazione della Stampa Italiana - come per la sua Associazione Lombarda dei Giornalisti di cui era presidente quando venne assassinato – non è un dovere rituale verso la memoria. E’ un atto pieno di contenuto e di profonda solidarietà, che vuole mettere in luce le virtù della tolleranza e del dialogo in una stagione di cambiamento, oggi globale,  complicato, anche se differente da allora.

La crisi di tutto ciò che è stato fin qui conosciuto e realizzato, la debolezza delle antiche sicurezze e l’incertezza del futuro rendono doloroso il cambiamento. E la comprensione tra diverse idee, persone e opinioni torna ad essere un problema. Ma non bisogna arrendersi.

La lezione professionale e sindacale di Walter Tobagi risiede soprattutto nella civiltà del dialogo, perché qui c’è la possibilità di comprendersi e di trovare le ragioni della convivenza civile come dello stare insieme nella vita professionale e in quella sindacale, volta a preservare gli assetti fondamentali di libertà e autonomia, nonché le garanzie sociali e economiche per un serio e corretto esercizio del proprio lavoro.

Il giornalismo cambia, nelle sue espressioni, nei mezzi e nei luoghi in cui oggi viene proposto. Ma Walter Tobagi su questo punto aveva visto giusto ai tempi della prima rivoluzione tecnologica, nel voler sostenere a tutti i costi il valore materiale e morale dell’attività professionale di informare senza mai accontentarsi della prima verita’ conosciuta.

Quello del giornalista era e resta – sono sue parole che non sono mai morte e che non muoiono – “un mestiere che resta duro, artigianale, nonostante l’applicazione delle tecnologie più moderne”. Mai come oggi questa considerazione va irrobustita da un impegno professionale e sindacale non meramente corporativo, né impostato da spinte o esclusive ragioni di fazione.

Per il Sindacato dei giornalisti c’è sicuramente sempre un’azione antagonista, ma questa non può mai essere prioritaria e assorbente di fronte alle sfide reali della vita concreta che richiedono di fuggire il massimalismo delle parole e di operare costantemente intorno a una visione di futuro, incardinata su valori che non smettono mai di produrre o di generare risposte all’altezza del tempo che si vive. Anche se queste risposte paiono impossibili da ottenere; tanta è, infatti, la portata dei cambiamenti e degli sconvolgimenti che, producendo precarietà e incertezza, possono altrimenti essere declinati solo in termini di sfiducia.

Walter Tobagi nel sindacato dei giornalisti c’è stato per un tempo breve e intenso, ponendosi e facendo domande anche laddove era più comodo scegliere altre strade. Sapeva quanto gli uomini della violenza terroristica potevano arrivargli vicini (come poi mortalmente hanno fatto) ma continuava a dire: “ Non sono samurai invincibili”.

Ecco: i confini del futuro, oggi, sono sempre spostati in avanti, tanta è l’inquietudine nella precarietà che si sta producendo. Ma coltivare un’idea riformatrice e viverla nella testimonianza, nel confronto e anche nello scontro dialettico con altre idee, è una ricchezza. Il congresso mondiale dei giornalisti che mette al centro sicurezza, diversità, credibilità professionale e dialogo è, in fondo, uno spicchio di quel futuro che trent’anni fa appariva impossibile e per il quale Tobagi ha pagato con la vita e i suoi famigliari con un dolore immenso; che solo un passaggio che dipende da questo passato può, almeno in parte, lenire”.

@fnsisocial

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