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Minacce 03 Ago 2015

Cronista minacciato via Facebook, l’Unci: “Urge una legge contro le intimidazioni via web”

Paolo Borrometi, cronista e direttore del giornale online “la Spia” da due anni sotto scorta, è stato minacciato via Facebook dal fratello di un boss mafioso. Una situazione – quella delle intimidazioni sui social network – che diventa sempre più insostenibile, tanto che l’Unci, nel ribadire la solidarietà al collega, chiede con urgenza un intervento del legislatore in merito.

Paolo Borrometi, cronista e direttore del giornale online “la Spia” da due anni sotto scorta, è stato minacciato via Facebook dal fratello di un boss mafioso. Una situazione – quella delle intimidazioni sui social network – che diventa sempre più insostenibile, tanto che l’Unci, nel ribadire la solidarietà al collega, chiede con urgenza un intervento del legislatore in merito.

“Ancora minacce gravissime via social network a giornalisti colpevoli solo di svolgere correttamente il proprio lavoro. Questa volta è toccato a Paolo Borrometi, cronista e direttore del giornale online ‘la Spia’, preso di mira da Giambattista Ventura, fratello del boss mafioso di Vittoria. Così l’Unci, Unione nazionale del cronisti italiani, denuncia le nuove intimidazioni rivolte al giornalista sicialiano.
“’Ti scippo la testa, sarò il tuo incubo!” uno degli avvertimenti più chiari – commenta il presidente dell’Unci, Alessandro Galimberti – lasciati sull'account Facebook del giornalista, che da due anni vive sotto scorta per aver denunciato la mafia di Ragusa”.
“In un articolo pubblicato sul quotidiano online locale, Borrometi spiega che Ventura dirige un’agenzia di pompe funebri senza avere mai ottenuto nessuna licenza né permesso. Qualche ora dopo la pubblicazione – prosegue la nota – sono arrivate le pesantissime minacce di morte da uno dei boss più pericolosi della zona”.
“Questo ennesimo, intollerabile episodio fa emergere ancora una volta con drammatica urgenza la necessità di intervenire con una legge che persegua con reale efficacia l’enorme grado di offensività, privata sul giornalista, pubblica per l'impatto di intimidazione sociale, dell'uso criminale del web contro i giornalisti. Nelle more – si legge ancora nel comunicato – è necessario che la polizia postale in collaborazione con la magistratura si attivi per oscurare immediatamente i profili facebook e twitter di chi crede di intimidire l’attività giornalistica lanciando nel web minacce per mettere il bavaglio a chi denuncia il malaffare attraverso la penna”.
“L'Unione nazionale Cronisti – conclude quindi Galimberti – esprime la più piena e incondizionata solidarietà a Paolo Borrometi e condivide il suo impegno e il suo lavoro in una terra pericolosa di confine”.
Foto: www.laspia.it

Stampa romana: solidarietà al collega Paolo Borrometi, minacciato di morte dai boss di Vittoria
Solidarietà a Paolo Borrometi anche da parte di Stampa romana: “Ancora una volta un giornalista scrive, denunciando la mafia e le attività commerciali gestite da mafiosi, e puntualmente arrivano le minacce di morte e le intimidazioni”, scrive l’Assostampa in un comunicato.
“È successo al giornalista Paolo Borrometi dopo aver scritto che la famiglia Ventura di Vittoria (Rg), tra le numerose attività illegali, ne gestisce una apparentemente ‘ legale’. Si tratta – prosegue la nota – di un’agenzia di pompe funebri che però, come ha denunciato Borrometi, agisce attraverso un prestanome e con permessi e autorizzazioni sulle quali si è concentrata l’inchiesta giornalistica. Le minacce e le intimidazioni al collega Borrometi, sono arrivate questa volta via Facebook, dalla pagina ufficiale dell’Agenzia Funebre Ventura, di proprietà di Gianbattista Ventura, fratello di Filippo capomafia (e attuale reggente) della famiglia Ventura di Vittoria, secondo quanto riferito nella Relazione annuale della Direzione nazionale antimafia”.
“Non è la prima volta che ciò accade: quattro mesi fa – ricorda Stampa romana – Borrometi ha ricevuto identiche minacce di morte da parte di famiglie mafiose locali ed da un anno vive sotto scorta. Questa ennesima minaccia di morte non è da sottovalutare per la sua violenta forma pubblica attraverso la quale è stata espressa, per chi l'ha pronunziata e per il contenuto, violento e inequivocabile”.
“Come diceva Falcone, secondo il quale – si legge ancora nella nota – quando si seguono i capitali e le imprese economiche dei mafiosi, si è sulla strada giusta, Borrometi stava facendo il suo dovere/mestiere di informare l’opinione pubblica siciliana sulle attività ‘legali’ della famiglia Ventura, il cui boss attualmente è in carcere, sottoposto al 41 bis, regime di carcere duro per i boss. Per questa sua continua attività di denuncia, per i mafiosi Borrometi deve essere ‘silenziato’. In Italia l’informazione libera e soprattutto indipendente dà fastidio alla mafia”.
“Stampa romana – conclude il sindacato regionale – esprime piena solidarietà al membro della nostra associazione, Paolo Borrometi e alla sua famiglia, e chiede alle autorità competenti, locali e nazionali, di vigilare affinché la vita di un giornalista che fa semplicemente il suo dovere, non venga messa a rischio dalle minacce di morte, mai da sottovalutare e da prendere sotto gamba”.

Odg Sicilia: “Individuare chi minaccia Borrometi”
Anche l’Ordine dei giornalisti di Sicilia si interessa al caso di Paolo Borrometi, annunciando che invierà alla polizia postale la richiesta di individuare e immediatamente sanzionare gli autori delle nuove minacce rivolte al cronista dell’Agi.
“Al tempo stesso - dice l’Odg di Sicilia - verrà inviata una segnalazione ai coordinatori del social network, perché trovino un sistema che impedisca l’accesso a personaggi che utilizzano Facebook per minacciare e insultare con metodi e linguaggio mafioso”.
L’Odg di Sicilia ribadisce poi solidarietà e vicinanza al giornalista: “quanto avvenuto – scrive – è infatti un segnale preoccupante ed è necessaria un’azione immediata da parte delle autorità competenti. Come già evidenziato in passato, l’Ordine ritiene fondamentale che continui a essere assicurata al cronista la massima protezione e che gli vengano date tutte le garanzie affinché possa svolgere la sua professione in maniera libera”.

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