Secondo quanto riporta il Committee to Protect Journalists sul suo sito web, al 30 ottobre 2023 gli operatori dei media che hanno perso la vita nel conflitto Israele-Gaza sono 31: 26 di loro erano palestinesi, quattro israeliani e uno libanese. Inoltre otto giornalisti sarebbero rimasti feriti, mentre otto cronisti sono stati denunciati come dispersi o arrestati.
Fin dall'inizio delle ostilità la Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) e i formatori sul campo del Sindacato dei giornalisti palestinesi hanno tenuto conto della particolare situazione delle condizioni di lavoro dei giornalisti nella Striscia di Gaza aggiornando i propri consigli sulla sicurezza e invitando tutte le redazioni - in particolare i datori di lavoro - a proteggere i propri reporter, fotografi e operatori di ripresa sul campo. In condizioni così pericolose, l'Ifj «ricorda ai giornalisti sul campo di prendere precauzioni, indossare attrezzature di sicurezza professionali e non viaggiare senza che le loro piattaforme di notizie forniscano loro tutte le attrezzature di sicurezza professionali necessarie per coprire gli eventi. Nessuna storia vale la vita di un giornalista».
Il 13 ottobre, l’Ifj e i suoi affiliati in tutto il mondo hanno invitato l’Unesco a fare «tutto il possibile per proteggere i giornalisti e chiedere che le parti in conflitto riducano la violenza, che provocherà solo vittime civili, in particolare giornalisti».
Inoltre la Federazione internazionale dei giornalisti sottolinea sul suo portale che «la battaglia contro la disinformazione è uno dei pilastri della Carta etica globale per i giornalisti dell'Ifj. Le sue disposizioni devono rimanere la spina dorsale dei principi professionali dei giornalisti; essere ben informati è uno dei primi diritti di un cittadino».