CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Sindacale 15 Giu 2006

Coordinamento delle Associazioni per un sindacato di servizio: Troppi disoccupati e precari, l’Ordine sospenda i master di giornalismo

Giornalismo, accesso alla professione e precariato, elemento irrinunciabile nella trattativa contrattuale. L’Ordine fermi la crescita dell’ “Everest” dei precari: nel prossimo quinquennio questo esercito arriverà a quota 8000

Giornalismo, accesso alla professione e precariato, elemento irrinunciabile nella trattativa contrattuale. L’Ordine fermi la crescita dell’ “Everest” dei precari: nel prossimo quinquennio questo esercito arriverà a quota 8000

Il numero di giornalisti professionisti e praticanti iscritti alle liste di disoccupazione Fieg-Fnsi sta per raggiungere quota 3000 persone. Ogni anno 1.400 praticanti si presentano agli esami di stato per l’abilitazione professionale. E sono circa un migliaio i colleghi che passano l’esame, diventando professionisti. Però solo una minima parte di loro viene assorbita dalle aziende con contratti a tempo indeterminato. La maggior parte invece va a rafforzare le fila del precariato. I dati del bilancio 2005 dell’Inpgi confermano la tendenza alla precarizzazione del settore dell’informazione. I rapporti di lavoro a tempo indeterminato sono cresciuti meno del 5 per cento, quelli a termine del 9 per cento circa. I praticantati a termine circa del 18 per cento. Ma il dato più impressionante riguarda l’andamento degli ultimi cinque anni: i contratti a termine sono stati il 70 per cento in una congiuntura occupazionale assolutamente sfavorevole nel settore giornalistico. E’ del tutto evidente che se ogni anno il sistema di accesso alla professione giornalistica continuerà a sfornare mille professionisti in gran parte sotto/occupati (5000 in 5 anni più gli attuali 3000 disoccupati, porteranno la quota a 8.000) a fronte di 15.000 giornalisti con contratti stabili, la situazione diventerà drammatica trasformando il problema dell’accesso alla professione in problema sindacale. Sono di questi giorni le forti e giuste con trapposizioni avvenute anche nelle grandi testate giornalistiche come il Corriere, e La Repubblica, tra Cdr e azienda, sulla questione degli stagisti. Come gli accordi sottoscritti in tema di sostituzione ferie a Repubblica e Corriere oltre che al Gazzettino. La posizione della Fnsi e delle Associazioni della stampa è stata ferma in questo senso: gli stagisti, tutti, non vanno e non devono andare in produzione, né devono essere utilizzati nei grandi e piccoli giornali come sostituti ombra per le carenze di organico, le assenze per malattia o altri motivi. Sempre di questi giorni (ma è da tempo che la protesta dilaga) sono le prese di posizione di gruppi spontanei di disoccupati contro l’uso selvaggio degli stagisti e le scuole di giornalismo. E’ evidente a questo punto che il sistema dell’accesso sta collassando, che la svalutazione del titolo professionale corre di pari passo con la precarizzazione e marginalizzazione della categoria, Sono indispensabili soluzioni urgenti senza attendere i risultati dell’Iter della riforma Siquilini. Come prima cosa l’Ordine dovrebbe sospendere i Master in giornalismo. E il sindacato in tutte le sue articolazioni dovrebbe fare del pacchetto precariato (contratti a termine, legge Biagi, Cococo) una priorità nel rinnovo del contratto. E all’Ordine in tutte le sue espressioni nazionali e regionali va l’invito pressante e fermo di muoversi in modo tale da non consentire una ulteriore crescita dell’”Everest” della disoccupazione contingente e di prospettiva, ponendo grande attenzione alla nascita delle scuole di giornalismo universitarie quando quella storica (e gratuita) di Milano si trova oggi in grande difficoltà. Non è un problema di difesa corporativa della categoria, ma della dignità della professione, della garanzia di un accesso al lavoro e alla professione degno di questo nome e di queste regole. Il problema va affrontato anche sul fronte dei pubblicisti, settore in cui vanno difesi e tutelati anche a livello ordinistico i veri pubblicisti, rispetto a quelli che si iscrivono per poi scomparire e riemergere solo in occasione di una verifica sul loro status professionale per la continuità dell’iscrizione all’ordine. Troppo spesso le cancellazioni di pubblicisti fantasma decise a livello regionale vengono annullate a livello nazionale: fare giornalismo non è e non deve essere una mera preoccupazione legata all’interesse di garantire la continuità di una quota di iscrizione all’ordine professionale. Marcello Zinola Portavoce Coordinamento delle Associazioni per un sindacato di servizio (Valle d’Aosta, Liguria, Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Puglia, Basilicata)

@fnsisocial

Articoli correlati