Un contratto che punti sul mantenimento dei diritti e delle retribuzioni e che porti occupazione, stabilizzazione e inclusione. Che dia tutela contrattuale anche ai giornalisti collaboratori e a chi non lavora all’interno delle redazioni. Un contratto che riscopra la centralità del lavoro a tempo indeterminato e che tuteli le donne e i tempi di vita-occupazione.
Questa, in sintesi, la posizione della Fnsi espressa dal segretario generale Raffaele Lorusso nell’incontro che si è tenuto oggi, venerdì 16 settembre, a Milano con i Cdr della Lombardia per parlare del rinnovo contrattuale in scadenza, dopo sei mesi di proroga, il 30 settembre.
Durante il dibattito nella sede dell’Alg, al quale hanno preso parte tra gli altri il presidente Paolo Perucchini, la segretaria generale aggiunta e il coordinatore del Dipartimento sindacale della Fnsi, Anna Del Freo e Guido Besana, sono stati affrontati molti dei temi del confronto sul tappeto fra cui il tentativo degli editori di ridurre drasticamente il costo del lavoro e di destrutturare la contrattazione collettiva. Molti sono stati gli interventi dei rappresentanti delle redazioni per chiedere spiegazioni, dare suggerimenti, capire la portata della trattativa e muovere anche più che legittime critiche.
Lorusso ha sottolineato subito che le proposte degli editori per il reinserimento dei disoccupati, appena presentate, sono irricevibili: «Noi difendiamo il contratto e non abbiamo alcuna intenzione di smantellarlo. Non abbiamo la volontà di rompere, ma di capire se questo documento è una provocazione perché prevede per i nuovi giovani redditi bassi e pochissimi diritti. Ma non ho paura di pronunciare la parola sciopero», ha spiegato il segretario generale.
«La nuova formulazione del lavoro per i collaboratori contrattualizzati, cioè l’articolo 2, da parte della Fnsi ha lo scopo di regolamentare e tutelare nuove tipologie di lavoro per un contratto che deve adeguarsi ai tempi. Non vogliamo certo che l’articolo 2 possa fare il lavoro da redattore, cioè l’articolo 1», ha quindi aggiunto Lorusso. Che ha poi precisato: «Quando qualche volta dico che non chiedo soldi, non voglio dire che non vogliamo aumenti, ma che questo contratto deve per prima cosa portare occupazione e che bisogna uscire dai tanti stati di crisi».
Nel condividere le posizione del segretario Lorusso, il presidente dell’Alg Perucchini ha ribadito anche la necessità di «percorsi di tutela per le donne che andranno in pensione più tardi per la riforma dell’Inpgi, sul necessario riconoscimento del loro doppio impegno casa-lavoro, sulle troppo basse retribuzioni medie e minori carriere degli uomini», sottolineando più in generale che «la Fieg prima ha ridotto i costi ricorrendo a cassa integrazione e solidarietà e ora vuole una riduzione equivalente per via contrattuale. Atteggiamento inaccettabile che respingiamo. Chiediamo agli editori un impegno serio sugli investimenti per il rilancio di progetti industriali del settore che garantiscano e in prospettiva aumentino l’occupazione».
Anna Del Freo ha infine spiegato che «tagli a scatti, domeniche, festivi, indennità di agenzia, licenziabilità dei capiredattori, riduzione agibilità dei Cdr, per citare solo alcuni punti, rappresentano una lista della spesa di stampo vecchio e sono inaccettabili».
Mentre Guido Besana ha fatto notare che «in 15 anni i giornalisti che usufruiscono degli ammortizzatori sociali sono passati da 2-3 centinaia a oltre 5.000, un terzo della forza lavoro. Un peso insopportabile per il welfare di categoria».