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Sindacale 03 Mag 2006

Contratto Fieg-Fnsi: qualche considerazione sulle posizioni degli editori - di Guido Besana, Segretario generale aggiunto Fnsi

La Federazione Italiana Editori Giornali pone alcune questioni pregiudiziali per riaprire il confronto con la FNSI sul rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro dei Giornalisti scaduto il 28 febbraio del 2005.

La Federazione Italiana Editori Giornali pone alcune questioni pregiudiziali per riaprire il confronto con la FNSI sul rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro dei Giornalisti scaduto il 28 febbraio del 2005.

La prima è quella del costo del lavoro, che secondo la FIEG va ridotto perché ormai insostenibile per le Aziende. Se il sindacato dei giornalisti non accetta di trattare per prima cosa su questo tema non c'è tavolo di trattativa. Ma stanno davvero così le cose? E' primavera, tempo di bilanci, e i dati dei principali gruppi editoriali italiani paiono chiari: RCS Mediagroup, utile netto 219,3 milioni di euro, 1320 giornalisti. Gruppo Espresso, utile netto 116,3 milioni di euro, 1200 giornalisti. Gruppo Caltagirone, utile netto 38,20 milioni di euro, 512 giornalisti. Poligrafici Editoriale, utile netto 12,7 milioni di euro, 500 giornalisti. Mondadori periodici, utile netto 127,3 milioni di euro, 460 giornalisti. Queste 5 imprese, che impiegano quasi la metà dei giornalisti assunti da aziende aderenti alla FIEG, hanno prodotto complessivamente 525 milioni di euro di utili netti nel 2005. Il dato va certamente corretto, per RCS Mediagroup ad esempio si deve tener conto delle attività estere e dell’editoria libraria, ma è comunque evidente che i principali editori italiani, quelli che pesano all’interno della FIEG, presentano bilanci di tutto rispetto, con utili superiori a 130.000 euro per ogni giornalista assunto. La seconda pregiudiziale riguarda il lavoro autonomo, tema sul quale la FIEG si dichiara indisponibile al confronto non avendo mandato in tal senso dalle aziende che rappresenta, sostenendo che i free lance sono in sostanza “fornitori” e affermando che a svolgere l'attività giornalistica come libera professione sarebbero in tutta Italia circa 2000 professionisti iscritti all'INPGI 2. Anche su questo argomento la posizione della FIEG è discutibile. Sono numerose le aziende che si stanno confrontando con il Sindacato sul lavoro autonomo, ad esempio la Poligrafici che ha inviato ai collaboratori, quasi un migliaio, una raccomandata con la quale riduceva unilateralmente i compensi provocando la reazione immediata dei CdR e delle Associazioni regionali di Stampa. Proprio vicende come quella della Poligrafici hanno inoltre mostrato chiaramente quale sia la vera dimensione del fenomeno. Sono decine di migliaia i giovani che negli ultimi anni hanno iniziato a collaborare con i giornali italiani, con compensi bassissimi, diventando pubblicisti ma senza poter avere il riconoscimento del praticantato proprio per l'esiguità del loro reddito. E solo una parte di loro, al momento dell'iscrizione all'albo, si iscrive alla gestione separata dell'INPGI. La terza pregiudiziale è la normativa sul mercato del lavoro, di cui secondo la FIEG nel Contratto non si dovrebbe parlare. Su questo argomento la confusione, nei documenti degli editori, è totale. Se infatti da un lato si sostiene che i decreti legislativi 368 del 2001 ( lavoro a tempo determinato ) e 276 del 2004 (legge “Biagi” ) vanno applicati e basta e che discuterne è impossibile trattandosi di leggi, da un altro si spiega che non hanno alcun effetto e che discuterne è inutile. La FIEG sostiene che il Contratto del 2001 ha già introdotto ampi elementi di flessibilità, per poi lamentarsi che l'unica forma di flessibilità utilizzabile dagli editori italiani è il ricorso al lavoro autonomo. Accusa l'Ordine dei giornalisti di creare precariato con i praticantati d'ufficio, spiegando che solo il praticantato in un'azienda si trasforma automaticamente in un posto di lavoro stabile, e quindi rivendica il diritto ad assumere a termine nuovi praticanti. E in questi anni abbiamo visto di tutto, giovani iscritti al registro per sostituire per tre mesi redattori ordinari in ferie o neopraticanti che chiedono se i loro tredici giorni di contributi bastano per aver diritto al trattamento di disoccupazione. Il ruolo dell’Ordine, l’accesso alla professione e il praticantato sono un altro terreno sul quale la Federazione degli Editori si mostra totalmente contraria alle ragioni sostenute dalla FNSI e dalla categoria, pur se su di un piano diverso da quello contrattuale: ha esercitato pressioni sui Partiti, sul Parlamento, sul Governo e infine sul Consiglio di Stato per ostacolare in ogni modo la Riforma che avrebbe sottratto agli editori le chiavi dell’accesso, il potere di decidere chi debba essere giornalista. La tradizionale critica alle scuole degli Ordini continua, assieme alla condanna dei praticantati d’ufficio, ma le grandi aziende editoriali stanno stipulando accordi con le Università per istituire Master in giornalismo con il proprio marchio, formando alla professione studenti che, pagando, imparano da chi incarna linee editoriali e filosofie aziendali ben precise. Al termine, se hanno imparato bene la lezione anche dal Direttore del personale, potranno avere un praticantato. A termine. C’è poi il grande capitolo previdenziale. A conclusione di un lungo confronto FNSI e FIEG raggiunsero un accordo articolato in più punti, anche contrattuali, che prevedeva interventi su diversi fronti. Gli editori si stanno rimangiando un poco per volta la loro parola. Ci si può limitare a tre esempi. La riforma del sistema di calcolo delle pensioni, richiesta dal Ministero, approvata da quasi un anno, è stata bloccata in maniera ricattatoria, subordinata alle pregiudiziali contrattuali e infine rinnegata nel merito. La delibera sugli sgravi contributivi per l’assunzione dei disoccupati era appena scaduta che la FIEG ha cominciato a pretenderne il rinnovo, pur non essendosi realizzato lo scopo iniziale di stabilizzazione dei rapporti di lavoro. Come a dire: “ Io assumo il disoccupato a termine coi contributi ridotti, poi lo lascio a casa e tu me ne fai assumere un altro sempre coi contributi ridotti”. Se non è precariato questo, oltretutto a spese della categoria, allora forse hanno ragione gli editori: il precariato non esiste. L’aumento di un punto percentuale dei contributi INPGI a carico del datore di lavoro è entrato in vigore all’inizio del 2005, e subito dopo le FIEG ha cominciato a pretendere la riduzione del carico contributivo, pur essendo i contributi INPGI ancora molto inferiori ai contributi INPS sui quali si è sviluppato tutto il dibattito politico sul cuneo fiscale, dalla riduzione effettuata dal Governo Berlusconi a quella promessa da Prodi. Questo ci porta ad una prima domanda importante: la FIEG sta aspettando la politica? Gli editori si aspettano che dal Parlamento, dall’Esecutivo, dai Ministeri arrivino provvedimenti come la riduzione del costo del lavoro, il finanziamento per la carta, la redistribuzione delle risorse pubblicitarie, agevolazioni di altro genere, questo è chiaro e ovvio. Non possono però chiudere gli occhi su quanto dalla politica arriverà in altri campi. Non hanno capito che ormai tutti i partiti, puntano ad un riequilibrio del costo del lavoro autonomo rispetto a quello subordinato, sia per quanto riguarda i salari sia per quanto riguarda gli aspetti contributivi? Credono di poter continuare ad essere gli unici datori di lavoro che non versano contributi adeguati ai collaboratori? Credono che la professione giornalistica debba essere esentata dal percorso di rafforzamento della Previdenza complementare? Credono che la riforma delle Professioni non li riguarderà mai? E se aspettano la politica, perché hanno rifiutato il tavolo di trattativa che la politica, la Presidenza del Consiglio, aveva offerto alle parti per affrontare il rinnovo contrattuale? La seconda domanda, che deriva dal complesso delle chiusure al dialogo evidenziate nell’ultimo anno e più, è stata posta da più di un collega nel corso delle assemblee svolte nei primi mesi del 2006: la FIEG riconosce ancora la necessità ed il valore della contrattazione collettiva? Se davvero, come pare ad alcuni, la dirigenza della Federazione Editori ha ceduto alle lusinghe degli “animal spirits”, si è allineata sulle posizioni di chi, in Confindustria e non solo, ritiene superato il modello contrattuale e punta a riportare tutta la contrattazione in un contesto aziendale, ebbene allora è giunto forse il momento di chiedersi quale sia la funzione, lo scopo, la ragione di esistere della FIEG stessa. Non a caso negli ultimi anni la FNSI ha aperto tavoli di contrattazione con l’emittenza locale e con la pubblica amministrazione e ha ricevuto proposte e richieste di contrattazione collettiva, più o meno pressanti, da grandi emittenti e da altre associazioni datoriali, come Mediacoop o addirittura ANES, una associazione che si vanta di fare giornali senza giornalisti ma che al dunque capisce che i giornalisti hanno bisogno di un contratto. Personalmente non voglio credere che le cose stiano così. Credo anzi che la FIEG non possa in alcun modo abdicare al suo ruolo e ne sia consapevole. E che quindi riconosca l’importanza della contrattazione collettiva, anche se al momento sembra che stia cercando di dilatare i tempi e tirarla per le lunghe. Stiamo parlando però di un Contratto, di una trattativa e di uno scenario molto particolari. Non a caso, nel Novembre scorso, si è voluta esplorare la possibilità di un accordo “altro” rispetto alle piattaforme. Se l’attendismo degli Editori, il rifiuto della trattativa e gli atteggiamenti di chiusura si possono in parte spiegare i tempi però si stanno allungando troppo. I cambiamenti in corso non sono solo quelli legislativi, ad influenzare il mercato e determinare il futuro delle imprese sono anche altri fattori, a partire dallo sviluppo tecnologico. Se non vuole fare la fine dei dinosauri l’editoria italiana dovrà presto trovare i mezzi per governare e guidare il ritorno di Internet, la portatilità dell’informazione multimediale, l’affermazione dei nuovi standard informatici dell’informazione, e della comunicazione, personalizzata. E dovrà farlo assieme ai giornalisti. Guido Besana Segretario Generale Aggiunto FNSI

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