«Si stava meglio quando si stava peggio. La Fnsi ha accolto il cambio di governo come un fatto positivo ma quando abbiamo fatto la legge con la Fieg varammo dei provvedimenti per la carta che riguardavano i giornali. Oggi quei provvedimenti non ci sono più, anche se ci troviamo in un contesto che, paradossalmente, dovrebbe essere più favorevole ai giornali.
Mi unisco all’appello di tanti per il rinnovo del contratto dei giornalisti, ma punta il dito sulla politica attuale con la quale la vertenza contrattuale potrebbe trovare dei peggioramenti. Questo governo ha fatto peggio e meno del precedente per i giornali. Si era detto che la legge Gasparri ammazzasse i giornali, ma in realtà non c’è stata la devastazione che tutti si aspettavano, con quel testo si potevano fare contratti e intese ragionevoli. Sulla Rai non considero risolutiva la proposta del governo di affidare la scelta dei vertici alle regioni, o all’accademia dei lincei, o come proposto da Veltroni ad un amministratore unico. E poi rivolge due auspici. Il primo che con questo congresso inizi una nuova stagione della Fnsi che sia espressione del massimo pluralismo, in modo che la Fnsi diventi la casa di tutti. E quanto all’appello del Capo dello stato, Giorgio Napolitano sulla morbosità di alcune notizie, rilevo che non è sempre colpa dei giornalisti. Molte volte sono spinti dagli editori e dai direttori alla ricerca del titolo, c’è un’attrazione fatale verso alcune notizie e una ricerca scientifica dell’aspetto deteriore della notizia. Non è bello fare giornalismo così».