«Come vogliamo affrontare lo sbarco dei nuovi strumenti tecnologici dentro le redazioni? Se qualcuno pensa che questo sia marginale e alla fine trovi una collocazione da solo, credo proprio non sarà così». Il segretario generale uscente Raffaele Lorusso inizia la replica di fine lavori mettendo sul piatto i temi più caldi emersi durante il 29° Congresso della Fnsi di Riccione.
«È naturale che il confronto possa essere monopolizzato - puntualizza -, ma poteva emergere qualche spunto in più sui temi che occuperanno i lavori del sindacato nei prossimi anni, in un’interlocuzione con politica e attori istituzionali. Bisogna trovare regole per governare i nuovi sistemi e fare in modo che siano nostri alleati, non problemi».
Lorusso risponde poi alle critiche nei confronti del lavoro svolto negli ultimi due mandati. «Si è parlato di assenza di idee, ma – continua – non basta semplicemente averne: devono avere una connessione logica, e non è che in questi anni ne abbia sentite molte di nuove. Si è parlato poi di ‘battaglie di retroguardia’: mi chiedo se lo siano difendere i colleghi minacciati, oppure stare al fianco dei genitori di Giulio Regeni e ancora chiedere giustizia per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin».
A beneficio «di chi si propone come futuro gruppo dirigente - aggiunge ancora il segretario uscente – dico una cosa: affrontare i problemi della categoria e farsi carico del lavoro quotidiano non significa ascoltare il malcontento dei colleghi, alzare il telefono o aprire la porta, lasciare tutto sul tavolo del segretario e andarsene. Non funziona così. Dalla difesa del lavoro al superamento dei Co.Co.Co., fino alle ‘querele bavaglio’: di cose ne abbiamo fatte. Auguro a chi verrà dopo di me di avere un gruppo dirigente che abbia voglia di occuparsi dei problemi».
L’auspicio di Lorusso è di giungere a «soluzioni condivise, penso – conclude – a qualcosa che metta insieme editori, giornalisti, tutta la filiera. Dobbiamo sfidare il governo e chiedere alla politica cosa vuole fare con un bene immateriale come l’informazione. È questo il lavoro da portare avanti».