E’ vero che è un momento delicato, come ci ha ricordato Paolo Serventi Longhi nella sua relazione che è stata come lui: seria e impegnata. Credo però che proprio per questo siate consapevoli di quanto da questo congresso debba uscire un sindacato più forte, più unito e coeso. Le sfide da affrontare sono molteplici, qualunque sia il futuro del lavoro giornalistico.
In primo luogo, la difesa della libertà d’informazione, del pluralismo, della libertà di espressione come sancita dall'art.21 della Costituzione. Recentemente un’inchiesta giornalistica ha svelato il clima collusivo esistente circa tre anni fa tra la RAI e Mediaset. Alcune reazioni non mi hanno convinto: a più riprese si è tentato di minimizzare. Non so se è stata una bomba ad orologeria, ma la circostanza è molto più grave, si è verificata una concentrazione del potere mediatico attraverso il possesso di aziende commerciali e potere politico esercitato sul servizio pubblico. Qui parliamo di risultati di campagne elettorali e della percezione dei risultati da parte del paese: il modo nel quale i risultati sono presentati è determinante quanto i risultati stessi. Questi pericoli sono stati denunciati in quegli anni anche grazie al sindacato dei giornalisti. Sono state battaglie ideologiche o di parte ? Sicuramente in quegli anni lo scontro tra parti è stato feroce, ma non è stata una battaglia ideologica. Basta ricordare i messaggi dell’allora Presidente Ciampi sul valore del pluralismo dell’informazione. Oppure quello che ha testimoniato un giornalista come Enzo Biagi. La battaglia per la difesa dell’autonomia dei giornalisti contro censure, mafie e criminalità non è finita. Intendo rivolgermi alla mia stessa maggioranza: attenzione ad esprimere una sensibilità alternata su questi temi, a seconda se si è o meno al governo! Credo che sia questa la sede per segnalare l’urgenza che i due ddl , quello sul conflitto di interessi e per la riforma del sistema radiotelevisivo pubblico, ricevano l’attenzione che meritano nell’iter parlamentare. Alla RAI va assicurata, attraverso una fondazione, la base minima di autonomia dalla politica e dai partiti, senza la quale il servizio pubblico rischia di passare altri futuri gravi momenti di quella crisi che ormai si è dimostrata indipendente dall’alternarsi dei governi . Alla RAI serve un vertice che sappia assumere decisioni aziendali, fare scelte, fornirla di tecnologie e aggiornamenti. Un’altra sfida è quella dell’innovazione proposta dal fenomeno della rete, di Internet, un mezzo che cambia le modalità del lavoro giornalistico. Le cambia ma non rappresenterà la pietra tombale o la diminuzione forte della qualità del lavoro giornalistico. Nel web si stanno manifestando forti i mercati delle grandi testate giornalistiche. La rete non riduce il ruolo o la responsabilità del giornalista . Se avessimo in mente uno scenario di declino, sbaglieremmo le scelte da compiere. In questa situazione estremamente delicata è assurdo e inspiegabile che non ci sia un contratto di lavoro. Mi auguro che questo congresso sia l’occasione per voltare pagina. Quale luogo migliore di un tavolo delle relazioni sindacali per criticare eventuali rigidità? E’ alle imprese che spetta il gesto di responsabilità di una riapertura del tavolo. Il sindacato deve sapere che non c’è un futuro nero, ma diverso. Si tratta di aggiornare piattaforma, diritti, categorie di pensiero. Come cambierà questo lavoro ? L’esigenza fondamentale non è più quella di produrre l’informazione ma di orientare, con capacità, correttezza, credibilità, un mondo di potenziali fruitori nella sovrabbondanza di informazione alla quale hanno accesso. E’ questa la nuova sfida per il giornalismo.