«Al fianco di lavoratrici e lavoratori del mondo dell’editoria». Così Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna al XXIX Congresso della stampa italiana: dalla crisi del settore all’importanza dell’informazione, dalla guerra nel cuore dell’Europa al Covid agli orrori del regime in Iran, questi i temi toccati dal governatore, perché, ha detto, «senza libertà di informazione non vi è una grande qualità della democrazia».
Connesso da remoto, si è scusato per non essere presente ma doveva rientrare in aula per l’approvazione, «prima regione in Italia a farlo, di una legge sull’attrattività e il trattenimento dei talenti» a beneficio soprattutto dei giovani, «che vogliamo rimangano a lavorare in questa regione dopo gli studi o possano arrivare da altre regioni di Italia o anche del mondo».
Bonaccini ha parlato della «crisi di alcune imprese che portano anche a vertenze significative», riferendosi in particolare al caso dei lavoratori dell’agenzia Dire: «Siamo stati al loro fianco dopo i paventati tagli». Il governatore ha poi sottolineato che ciascuno di noi «ha il dovere, indipendentemente dalle proprie posizioni politiche, di sostenere tutto ciò che attiene alla libertà di stampa e corretta informazione, nel momento in cui in giro per il mondo assistiamo a cose che io, che sono del ’67, non avrei mai creduto di dover vivere».
Senza dimenticare la richiesta di libertà e diritti, «di cui si parla troppo poco – ha detto ancora Bonaccini -. Vengono giustiziati e impiccati ragazzi e ragazze in Iran e spesso perdono la vita o restano feriti tanti giornalisti».
Il presidente dell'Emilia-Romagna ha infine accennato al Dig festival e ricordato che durante la pandemia la Regione Emilia-Romagna ha prodotto bandi per un milione e mezzo circa di euro, proprio «per stare vicini al mondo dell'editoria».