«L'accoglimento da parte del Tribunale della richiesta di arresto del boss mafioso che minacciò Paolo Borrometi è un segnale importante per la tutta la categoria. È fondamentale che chi lavora per illuminare le periferie del malaffare e della mafia possa sentire accanto a sé lo Stato e la vicinanza delle istituzioni». Così il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, commentano la notizia della nuova misura cautelare in carcere a carico di Giambattista Ventura, che ha anche ammesso di aver scritto le minacce di morte inviate via social network al direttore de "La Spia".
«Siamo vicini a Paolo e a tutti i giornalisti e le giornaliste che ogni giorno rischiano la vita per svolgere con onestà il loro dovere di cronisti», concludono i vertici della Fnsi.
Anche il Gruppo siciliano dell’Unci esprime «soddisfazione - si legge in una nota - per l’esito investigativo seguito alle minacce subite nei mesi scorsi dal giornalista Paolo Borrometi. Nell'ambito dell'inchiesta è stato arrestato Giambattista Ventura, indicato come il “reggente” del clan Dominante-Carbonaro di Vittoria. Ventura, secondo gli inquirenti, aveva preso di mira il direttore del quotidiano online "La Spia" e corrispondente dell'Agi rivolgendogli via Facebook pesanti insulti e violente minacce». Le indagini della polizia hanno consentito di accertare che proprio Ventura aveva scritto i messaggi sul web.
«L’arresto di Ventura è un segnale importante - ha detto il presidente regionale siciliano dell’Unci, Andrea Tuttoilmondo -. Ha il merito di rinvigorire la fiducia in quella giustizia che tutela chi, tra mille difficoltà e in ambienti a volte ostili, persevera nonostante tutto nell’esercizio corretto della professione, senza lasciarsi intimorire».