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Uffici Stampa 13 Nov 2007

Confederazione Europea del Lavoro: “Attentato all'immagine dell'Inps? La dirigenza dell'istituto si interroghi sul suo comportamento”

Pubblichiamo il volantino stilato dalla Confederazione Europea del Lavoro

Pubblichiamo il volantino stilato dalla Confederazione Europea del Lavoro

A PROPOSITO DI TUTELA DELL’IMMAGINE DELL’ISTITUTO E DELLA SUA DIRIGENZA Finalmente, a furia di insistere, siamo riusciti ad avere una copia della lettera di contestazione degli addebiti perpetrati ai danni dei lavoratori componenti il comitato di redazione della Direzione Generale INPS. La prima impressione che abbiamo percepito nel leggere la famigerata lettera è: la meraviglia prima, lo stupore poi e, infine, l’indignazione. I nostri colleghi, infatti, sono stati contestati per aver “osato” inviare “missive” ad esponenti parlamentari nelle quali “lamentavano trasferimenti ingiustificati dovuti a scelte strategiche con finalità persecutorie”. A questo punto ci chiediamo: Un “povero cristo” che si ritiene leso nei propri diritti fondamentali è libero o no di rivolgersi alle autorità che ritiene più consone a risolvere il suo problema? Secondo i più elementari canoni della nostra Carta Costituzionale la risposta è SI. Ci chiediamo ancora: Il “povero cristo” ha il diritto di criticare l’operato del proprio superiore, quando lo ritiene palesemente pregiudizievole agli interessi dell’Istituto e dei lavoratori? La risposta naturalmente è sempre SI. Probabilmente parole come: Costituzione, democrazia, libertà d’espressione e rispetto della dignità dei lavoratori, non sempre fanno parte del vocabolario INPS. Nella lettera si afferma che la dirigente preposta “è stata lesa nella sua sfera personale e professionale”. Ma cosa significa poi lesione della sfera personale? La stessa dirigente si è mai preoccupata di tutelare l’immagine dei lavoratori dell’INPS? Questa volta la risposta è NO. Ad esempio, quando sul calendario INPS 2005, esattamente nella pagina dedicata al mese di agosto, ha fatto pubblicare la foto di una nostra collega, affacciata in finestra, che beve un caffè in un momento di pausa di lavoro, ha chiesto per caso la liberatoria all’interessata? Eppure si trattava di un’immagine pubblica che ha fatto il giro d’Italia e, per quanto ne sappiamo, senza che fosse chiesto alla collega il consenso alla sua pubblicazione. In tal caso la dirigente responsabile delle Relazioni Esterne avrebbe palesemente contravvenuto al D.Lgs. n. 196 del 30 giugno 2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali) art. 23. Oltre tutto ci chiediamo: cosa avrà pensato la gente comune nel vedere quest’immagine (abbiamo visto il calendario appeso anche in luoghi pubblici). I lavoratori INPS sono dei perditempo? E poi, era proprio necessario inserire questa foto nel calendario? Che immagine dell’Istituto si voleva trasmettere all’esterno per ottenere un risultato così equivoco ed ambiguo? Quanto si è speso per questi benedetti calendari di dubbio gusto? Altra domanda: ci si è chiesto se sottoporre a provvedimento disciplinare un lavoratore che ha fatto proporre un’interrogazione parlamentare sia un’offesa al Parlamento ed alle Istituzioni Politiche di questa Repubblica (per quanto oggi così malandata)? Siamo sicuri che in passato l’Amministrazione non abbia invece premiato chi ha fatto fare interrogazioni parlamentari ? Noi siamo sicuri di SI (e l’Amministrazione pure!). Forse, quindi, il provvedimento disciplinare andrebbe intrapreso proprio contro la dirigente in questione e non contro i “poveri cristi” del suo ufficio! Al contrario! La dirigente, “scelta” da una Consigliatura di Sinistra è stata “premiata” anche dalla vigente Consigliatura di Destra (si fa per dire) con il rinnovo del suo remuneratissimo contratto di lavoro. Tanto paga sempre Pantalone. Alla luce dei fatti, poniamo quindi ai Vertici Inps queste due semplici domande: Chi è veramente meritevole di un provvedimento disciplinare: la dirigente o gli addetti all’Ufficio Stampa? L’intenzione di “punire a tutti i costi” dei lavoratori è un modo di tutelare gli interessi dell’Istituto o, quello più probabile, di difendere gli interessi di una classe dirigente che tutela solo se stessa e i suoi privilegi? Naturalmente non avremo risposte, poiché i nostri “mega manager” hanno l’arroganza del potere per cui a loro tutto è lecito, senza giustificazioni. NOI, INVECE, VOGLIAMO CONCLUDERE ESPRIMENDO LA PIÙ ASSOLUTA E TOTALE SOLIDARIETÀ AI LAVORATORI DELL’UFFICIO COMUNICAZIONI INGIUSTAMENTE COLPITI DA UN PROVVEDIMENTO INIQUO, ASSURDO E, LASCIATECELO DIRE, DELETERIO - QUESTA VOLTA SI - ALL’IMMAGINE DEL NOSTRO ISTITUTO E ALLA SUA CLASSE DIRIGENTE. Il Presidente (Gianfranco Schettino)

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