Ieri la Condé Nast ha licenziato una giornalista nonostante tutti i tentativi di evitare il provvedimento fatti all'interno (e anche fuori) del tavolo sindacale aperto a dicembre, quando era stata avviata la procedura dell'azienda nei suoi confronti.
I colleghi di Condé Nast ritengono inaccettabile il licenziamento arrivato mentre è in atto su tutto il gruppo un contratto di solidarietà difensiva volto proprio a evitare i licenziamenti e a ripartire i sacrifici economici su tutti i giornalisti della casa editrice. Per questo, insieme al Cdr, alla Federazione Nazionale della Stampa e all'Associazione Lombarda dei giornalisti, la redazione chiede con forza il ritiro del licenziamento.
«Come già evidenziato da Fnsi e Alg, questo licenziamento – spiegano in una nota – è assolutamente inopportuno anche perché segue una causa vinta dalla collega che contestava all'azienda la mancata assegnazione a una testata e il demansionamento. Il giudice ha dato ragione alla giornalista e l'azienda, per tutta risposta, l'ha licenziata. Un atto gravissimo, che viola il patto siglato tra le parti, anche a livello nazionale, con il contratto di solidarietà difensiva. La solidarietà difensiva tra l'altro è un ammortizzatore sociale pagato dall'Inpgi, l'istituto di previdenza dei giornalisti, cioè dalle tasche di tutti i giornalisti, proprio per evitare i licenziamenti».
Per protestare contro la decisione dell’azienda, i giornalisti di Condé Nast hanno indetto due giorni di sciopero (venerdì 10 febbraio e lunedì 13 febbraio) e chiedono all'Inpgi e a tutti gli organi competenti di valutare la legittimità del comportamento di Condé Nast. Assieme al sindacato nazionale e territoriale valuteranno inoltre tutte le iniziative possibili per contrastare questa azione unilaterale aziendale.