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Associazioni 25 Gen 2010

Comunicare in Europa: la sfida di ClubMediaItalie La crisi del giornalismo di qualità dibattuta al Parlamento Europeo

ClubMediaItalie ha riunito a Bruxelles, presso il Parlamento Europeo, alcuni rappresentanti del giornalismo europeo, affrontando, in un animato dibattito, i problemi più evidenti di una delle categorie che negli ultimi tempi sta soffrendo in maniera tangibile per la crisi: il giornalismo, quello di qualità, professionale, serio che sta scomparendo per lasciar spazio ad una comunicazione veloce, non verificata, non professionale, lontana miglia dal concetto fondamentale di "etica’".

ClubMediaItalie ha riunito a Bruxelles, presso il Parlamento Europeo, alcuni rappresentanti del giornalismo europeo, affrontando, in un animato dibattito, i problemi più evidenti di una delle categorie che negli ultimi tempi sta soffrendo in maniera tangibile per la crisi: il giornalismo, quello di qualità, professionale, serio che sta scomparendo per lasciar spazio ad una comunicazione veloce, non verificata, non professionale, lontana miglia dal concetto fondamentale di "etica’".

Si è sollevato un unanime grido di dolore a seguito della reale constatazione che agenzie e giornali sono in crisi e non s’intravedono possibili soluzioni risolutive, almeno nell’immediato. Del resto non fa più notizia che  le sedi d’agenzie e di corrispondenza all’estero cominciano a ridursi, con la tendenza a sparire dal mercato, per fare spazio a nuove tecnologie non controllate ma più efficaci. A farne le spese, purtroppo, è la professionalità dei giornalisti e le giovani “penne” che, sfruttate anche dai grossi gruppi editoriali, sono sottopagate con la promessa di futuri ingaggi che saranno procrastinati all’infinito.

 

In questo dibattito ClubMediaItalie è stata sostenuta e felicitata per l’impegno e la capacità di denunciare, da anni, abusi e soprusi nei confronti di giornalisti professionisti e pubblicisti che svolgono un importante lavoro d’informazione all’estero.

 

Fra i vari interventi, Gianni Pittella, attuale Vicepresidente del Parlamento Europeo, ha posto l’accento sulla necessità di mantenere fermi i capisaldi della stampa, quali la libertà d’espressione e l’autonomia e per questo invoca nuove riforme.

Lorenzo Consoli, presidente de l’Association de la Presse Internationale e corrispondente di Apcom a Bruxelles, ha dato una sferzata all’assemblea con una denuncia chiara dei soprusi e ha sottolineato la preoccupazione generalizzata di tutta stampa internazionale a Bruxelles e delle agenzie in particolare. Consoli ha anche sollevato il problema della qualità del lavoro ripreso dalla collega dell’Ansa, Maria Laura Franciosi, che ha auspicato la nascita di un Master di giornalismo europeo per dare maggiore professionalità ai giornalisti accreditati presso le istituzioni.

 

Franco Siddi, Segretario  Generale della FNSI, ha ricordato che è l’informazione il primo parametro a misurare la capacità della democrazia ad affrontare il potere. Attualmente le misure di ‘sicurezza’ imposte a volte dai governi mettono in discussione la libertà d’espressione. Il sindacato opera –ha aggiunto- in ambito internazionale per la ricerca di un nuovo modello editoriale e l’apertura in Europa può essere la giusta risposta ad una crisi dell’editoria globale.

 

Franco Po, referente per i giornalisti italiani all’estero e rappresentante il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Lorenzo Del Boca, ha messo in evidenza l’incompatibilità fra il giornalismo di qualità e le retribuzioni irrisorie dei pezzi. Inoltre ha voluto più volte sottolineare  la sua preoccupazione rispetto agli 800 giovani che si presentano al concorso per giornalisti chiedendosi cosa si può offrir loro in tale contesto.

 

Giancarlo Tartaglia, Direttore Generale della FNSI, ha evidenziato, grazie ad una prestigiosa memoria storica, analogie e confronti con la crisi degli anni ’70 che, in maniera costruttiva, portarono alla legge 416. Solo che allora –ha evidenziato Tartaglia- la tecnologia ha salvato l’editoria mentre oggi essa costituisce una minaccia.

 

In conclusione Paolo Albero Valenti, Presidente di ClubMediaItalie, ha dato ulteriore risonanza allo scenario preoccupante dell’informazione in Europa senza però versare nel fatalismo, ricordando che il giornalismo italiano è un settore d’eccellenza che va sostenuto e difeso.

Inoltre il presidente ha denunciato come sia  stupefacente vedere che il giornalismo, nonostante la sua rivoluzione permanente in termini di strumenti e di formati, non riesca a sfondare su una ribalta compiutamente internazionale e con media anch’essi compiutamente internazionali come fanno da sempre la musica, la letteratura e la cinematografia.

Tuttavia ClubMediaItalie continuerà a ricercare nuove strade e nuovi progetti per dare un significativo contributo al giornalismo di domani: un impegno che sarà condiviso anche ‘on line’ e ove i propri iscritti e chi lo ritenga utile potranno confrontarsi promuovendo la qualità e la libertà d’espressione, l’ etica e l’ indipendenza  critica,  cioè gli elementi essenziali per svolgere la missione di giornalista.

 

Il nostro nuovo sito (www.clubmediaitalie.org) è ormai un luogo aperto a tutti per portare testimonianze e idee.

 

A SEGUIRE IL TESTO DELL’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DI CLUBMEDIAITALIE, PAOLO ALBERO VALENTI

 

Giornalisti, fieri esseri delle lontananze!

 

ClubMediaItalie, associazione che nell’Europa francofona rappresenta il giornalismo italiano, ha concluso il 13 gennaio  2010 al Parlamento Europeo a Bruxelles la sua prima fase di esistenza iniziata nel 2004. 

 

In sei anni l’associazione, nata come ClubMediaFrance, ha promosso convegni, un premio giornalistico, dibattiti, incontri, assemblee nelle città di Lione, Parigi, Ginevra, Strasburgo, Monaco. Grazie all’invito dell’Onorevole Gianni Pittella, Vicepresidente del Parlamento Europeo, e al sostegno fattivo dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti siamo giunti nella capitale d’Europa per testimoniare la determinazione nel costruire una nuova dimensione della comunicazione  compiutamente continentale ed internazionale. Questo progetto associativo nasce da esigenze profonde.

 

Nell’era della comunicazione totale l’informazione perde qualità, valore,  significato nonostante l’impegno dei colleghi. Siamo inoltre nella stagione delle trasformazioni epocali con un futuro in cui la carta stampata è avviata alla fine. Nella speranza di non veder mai l’era del post giornalista siamo però consapevoli di vivere in quella che la nostra iscritta Marcelle Padovani, corrispondente a Roma del Nouvel Observateur ha definito l’era del post corrispondente precario, instabile, mal pagato, vulnerabile e ricattabile. L’era internet che è stata annunciata come quella delle “magnifiche sorti e progressive” lascia sul campo il bene più prezioso dell’informazione: la qualità.

 

I dati che preoccupano risalgono alla velocità e la superficialità odierna dell’operare giornalistico, la progressiva nullificazione di autorevolezza e professionalità. Ma la storia non si costruisce con le frattaglie della cronaca.

I lettori, i telespettatori, gli ascoltatori hanno bisogno di verità. L’Europa  ha bisogno di parole vere, di  nuovi significati, di una informazione ricca, viva, che parli la lingua di ognuno e lo faccia in tutti i paesi, con l’uso onesto degli strumenti della modernità. Una prospettiva che è in linea con quelli che si definiscono i  valori globali universali.  Del resto è evidente che operare solo all’interno delle frontiere di un singolo paese in termini di comunicazione giornalistica oggi è totalmente insufficiente.

 

E’ però stupefacente notare che il giornalismo rinnovato negli strumenti e nei formati non sia riuscito a sfondare sulla ribalta effettivamente internazionale come fanno da sempre la musica, la letteratura, la cinematografia. Solo le arti possono essere universali?  I media multilinguistici o almeno quelli che parlano le maggiori lingue europee sono rari. Le ragioni vengono sempre addotte a motivi di mercato.

 

Noi italiani e francofoni di ClubMediaItalie ci siamo accorti che bisogna partire dal dialogo fra culture affini per fondare nuovi sistemi efficaci di circolazione dell’informazione e la cultura francofona è il punto di minor resistenza per una più forte presenza dell’Italia nel mondo.

 

La nostra analisi risale alla necessità di  osservare il posizionamento dei giornalisti di fronte agli stessi temi d’attualità e alle sfumature più o meno grandi del loro trattamento nei media dei vari paesi. Questa riflessione ci sembra cruciale di fronte al dilagare di tematiche che si impongono sempre di più in un’ottica internazionale o transfrontaliera ed anche a fronte di un necessario ed efficace coordinamento europeo.

 

L’Europa dei mille progetti ha bisogno di tante voci.  Anche se la situazione generale dell’informazione non conforta ci sembra importante puntare ad alimentare un dibattito costruttivo sulla necessità d’incentivare i canali di informazione tra i vari paesi a partire da Italia, Belgio, Francia, Principato di Monaco, Lussemburgo, Svizzera che rappresentano l’asse diagonale della cerniera fra il sud e nord dell’Europa. Da queste regioni possono nascere mediazioni ed efficaci armonie tra l’Europa mediterranea e quella più settentrionale a fronte di uno scenario internazionale sconnesso e a volte drammatico.

La mondializzazione, che va a braccetto con Internet, ha scardinato l’organizzazione delle redazioni e modificato per sempre il monitoraggio della realtà. Il risultato è la riduzione drastica degli uffici di corrispondenza. Riduzione o chiusure che rispondono, ovviamente, anche a logiche meramente economiche e/o finanziarie. Da qui il ruolo precario assunto dai giornalisti free-lance che pagano anche loro questa trasformazione senza poter aspirare a diventare veri corrispondenti.

Infine c’è il problema della qualità dell’informazione. Il giornalista del terzo millennio non dovrebbe essere prima di tutto uno che verifica, un superesperto che avvalora la “realtà” inglobata da internet?

Grandi tensioni oggi spingono il mercato della comunicazione a  privilegiare l’audience che in termini di informazione, per esempio televisiva, significa molto spesso fare giornalismo fast food, di bassa lega. Proprio contro questa tendenza i giornalisti di ClubMediaItalie si sono associati per difendere l’identità culturale italiana all’estero e invitano tutti i colleghi degli altri paesi a fare altrettanto in relazione alle loro culture. Ci sentiamo impegnati in una lotta agli stereotipi e le svariate distorsioni che subisce la realtà tradotta da un’informazione approssimativa. Perché nello scenario europeo come quello odierno non vorremmo più vedere i nostri paesi presentati sui media in modo folkloristico, da operetta. L’Italia non è il collage di pizza/mafia/spaghetti/mandolino, la Francia non è il paradiso del camembert e dello champagne.

In questo paesaggio aumenta anche il bisogno di informazione per gli espatriati di tutti i paesi europei che vogliono seguire quanto succede nel loro paese. Anche il voto degli italiani all'estero avrebbe dovuto imporre un nuovo tipo di informazione che garantisca di rimanere informati sulla realtà del paese d'origine e contemporaneamente vedere come questo interagisca col resto d’Europa. L’idea di continuare come si fa tutt’ora ad offrire prevalentemente i prodotti giornalistici confezionati in patria anche all’estero verso il pubblico espatriato ci sembra inadeguata. Perché non cominciare finalmente a creare media compiutamente europei?

La risposta a queste difficoltà sta inoltre nel coltivare nuove classi di giornalisti e nella necessità di riconoscere sempre meglio lo status professionale dei colleghi, la tutela contrattuale dei free-lance, la copertura previdenziale di chi lavora in Europa ma non è soggetto ai contratti del paese che lo ospita. Questi sono fra gli obiettivi fondanti della nostra associazione in favore della categoria sul cammino di una più efficace collaborazione fra i sindacati e gli organismi di categoria dei diversi paesi.

ClubMediaItalie, che fa riferimento al gruppo di lavoro dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti ed alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, intende stringere rapporti costruttivi con gli organi di informazione, le istituzioni ed i professionisti del settore in Europa in un'ottica di aggregazione virtuosa che promuova la qualità dell'informazione a vantaggio di tutti. Forte di una sessantina di giornalisti, italiani e francofoni attivi tra Lione, Parigi, Bruxelles, Ginevra, Roma, Lussemburgo,  Monaco, ClubMediaItalie è uno strumento di manovra per l’Europa ma per essere veramente efficace deve crescere a ha bisogno di nuove adesioni.

C’è anche qualcosa di culturalmente e strutturalmente più complesso da dire. L’Italia ha avuto nel tempo una vocazione internazionale immediata, il suo è il linguaggio dell’amore per il bello, l’arte, la cultura. Quando nei secoli scorsi le armate straniere occupavano le nostre terre imponevano sì il predominio politico ma  a loro volta venivano conquistate dalle meraviglie del nostro paesaggio, dalla magnificenza dell’arte, dallo splendore del popolo italiano. In un altro scenario ma con la stessa volontà di sedurre noi trasmettiamo adesso il valore internazionale dell’immagine Italia e la sua naturale vocazione al dialogo e alla comunicazione, il suo profilo universale che stringe legami immediati con tutti i popoli.

 

Il progetto di  ClubMediaItalie è in linea con questa nuova dimensione della comunicazione che tuttavia deve ancora nascere ed esprimersi compiutamente.

 

Inoltre l’Italia, che fra i primi paesi al mondo aveva capito l’importanza di sostenere associazioni giornalistiche di colleghi esteri, è in grado di proiettare nella modernità questa tradizione a partire dal doppio binario della comunicazione per gli italiani all’estero e della necessaria attenzione alla comunicazione sui grandi media internazionali, letti peraltro da tanti italiani che parlano altre lingue. La nostra associazione si è candidata a investire questa dimensione globalmente e chiede sostegno e alleanze.

 

Mentre le delegazioni diplomatiche giunte al seguito della vecchia emigrazione in parte smobilitano la nuova Europa schiude nuove forme aggregative come la nostra in cui si punta alla tutela dei giornalisti che forse sono i primi ambasciatori, gli esseri delle lontananze destinati a varcare i confini, a conoscere e raccontare.  Di noi, testimoni del mondo, tutte potranno andare perdute le verità ma non questo slancio ideale che riempie di significato la nostra vita. Speriamo veramente che sempre più colleghi siano sensibili a questo progetto e ne diventino depositari.

 

Sappiamo che la ricchezza dell’Europa è fatta di grandi diversità a volte con complicate mediazioni. Ma esistono anche concrete speranze di incidere sulla realtà. Secoli di utopia non hanno mancato di incidere sul reale. Il giornalismo italiano è un comparto di eccellenza che può contribuire a immaginare scenari professionali compiutamente internazionali e non più soltanto virtuali.

 

Paolo Alberto Valenti

Presidente di ClubMediaItalie

Parlamento Europeo di Bruxelles

13 gennaio 2010

 

 

@fnsisocial

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