Dopo anni di intimidazioni e minacce di morte, la giornalista d'inchiesta russa Anna Politkovskaya viene uccisa il 7 ottobre 2006 a Mosca, in quella che appare subito una vera e propria esecuzione. Mentre rientrava a casa dopo aver fatto la spesa, il suo killer l'aspetta sul pianerottolo per freddarla con cinque colpi d'arma da fuoco. Uno la centra in piena testa. Il suo corpo, con la busta della spesa rovesciata vicino, viene rinvenuto nell'ascensore del condominio in via Lesnaja e il suo nome schizza sotto i riflettori di media e opinione pubblica internazionali.
La strana coincidenza dell'assassinio con il compleanno dell'allora presidente Vladimir Putin, bersaglio delle scottanti inchieste della reporter, mettono subito in imbarazzo il Cremlino, che sceglie il silenzio per alcuni giorni alimentando i sospetti relativi al vero mandante. Il caso acquista maggiore rilievo quando, a distanza di poche settimane, a Londra muore - avvelenato dal polonio 210 - l'ex spia del Kgb, Alexander Litvinenko, che indagava sull'assassinio della reporter anti-governativa.
L'inchiesta "indipendente", promessa dalle autorità russe e intimata dai partner occidentali, non porta ad alcun risultato fino al 2007, quando vengono arrestate 11 persone per l'omicidio della giornalista, compreso l'ex funzionario ceceno Shamil Buraiev. Nel 2008, Dmitri Medvdev prende il posto di Putin alla guida della Russia, mentre l'ex presidente assume la carica di primo ministro. Il cambio della guardia fa sperare in una svolta nel caso che, però, continua a trascinarsi, mentre il giornale per cui lavorava Anna, la Novaya Gazeta, apre un'inchiesta parallela.
Il primo processo, considerato un flop giudiziario, vede alla sbarra come imputati due autisti ceceni, Dzhanrail e Ibragim Makhmudov; l'ex poliziotto, Sergei Khadzhikurbanov, e l'ex colonnello dei servizi segreti, Pavel Riaguzov. Assente, invece, il presunto autore materiale, il terzo fratello Makhmudov, il latitante Rustam, arrestato lo scorso maggio e considerato l'esecutore materiale. Nel 2009 i quattro vengono tutti assolti ma la Corte suprema annulla la sentenza, ordinando la riapertura dell'inchiesta e un nuovo processo.
La svolta avviene ad agosto con il fermo dell'ex colonnello di polizia Dmitri Pavluchenkov, sospettato di aver organizzato il pedinamento di Anja (come è chiamata dai colleghi la giornalista) e la consegna della pistola al killer. Al momento gli indagati rimangono i tre Makhmudov e Khadzhikurbanov - tutti e quattro accusati di far parte di una gang assoldata per eliminare la donna - e Pavluchenkov. Su quest'ultimo si concentrano le speranze di individuare il mandante dell'omicidio, vero tassello mancante prima che il caso possa dirsi veramente chiuso.
L'assassinio di Anja è solo il piu' noto di una lunga lista di giornalisti, uccisi impunemente nell'ultimo decennio, come la giovane praticante della Novaya Gazeta, Anastasia Baburova, uccisa nel gennaio 2009 con l'avvocato per i diritti umani Stanislav Markelov. (AGI)
POLITKOVSKAYA: 5 ANNI SENZA GIUSTIZIA, SPERANZE DA NUOVO PROCESSO
Dietro l'assassinio della giornalista Anna Politkovskaya, di cui oggi ricorre il quinto anniversario, vi era una vera e propria gang assoldata per eliminare la reporter, "a causa del suo lavoro". A riconoscerlo sono le autorità russe alle prese con la soluzione di un caso diventato emblema della corruzione del sistema politico e giudiziario nella Russia di Vladimir Putin. Il portavoce del Comitato investigativo, Vladimir Markin,ha fatto sapere che Lom-Ali Gaitukayev, uno dei sospettati coinvolti nell'uccisione, sarà accusato - in base all'articolo 105 del codice penale russo - di far parte di una banda creata per mettere a tacere per sempre la giornalista. "In base allo stesso articolo, nuove accuse saranno formulate anche a carico di Sergei Khadzhikurbanov", ha aggiunto Markin. Stessa sorte spetterà a Rustam Makhmudov, presunto esecutore materiale arrestato a maggio in Cecenia, e ai fratelli Dzhabrail e Ibragim Makhmudov, scarcerati nel primo processo-flop.
Il caso, su cui anche la comunità internazionale chiede al Cremlino di fare chiarezza, ha subito una svolta decisiva lo scorso agosto, con l'arresto di Dmitri Pavluchenkov, ex colonnello di polizia che avrebbe organizzato il pedinamento e poi l'esecuzione della Politkovskaya, freddata a colpi di pistola sul pianerottolo di casa il 7 ottobre 2006.
Dmitri Muratov, direttore del giornale Novaya Gazeta, che pubblicava i reportage della donna sulla corruzione e gli abusi dei diritti umani in Russia e nel Caucaso, si è detto soddisfatto degli ultimi "successi" delle indagini, ma continua a denunciare che non ci sarà giustizia finché non sarà identificato il mandante.
La coincidenza della morte di Anja, come la chiamavano colleghi e amici, con il compleanno dell'allora presidente Vladimir Putin, bersaglio delle sue inchieste, aveva fatto cadere i sospetti di gruppi per i diritti umani e della comunità internazionale proprio sul Cremlino. Dopo giorni di silenzio, Putin aveva commento il lavoro della Politkovskaya come "estremamente insignificante" dal punto di vista dell'influenza sull'opinione pubblica. Per scovare il mandante, denuncia Muratov che con il suo giornale sta portando avanti un'inchiesta parallela, serve solo "la volontà politica".
Molti commentatori ritengono che a pochi mesi dalle presidenziali (marzo 2012), il governo abbia
impresso un'accelerazione alle indagini per chiudere un caso trascinatosi troppo a lungo e con un negativo ritorno d'immagine. Condannare la mente dell'omicidio sarebbe un segnale che Putin - candidato forte alla poltrona più alta di Russia - ha veramente intenzione di riformare lo stato di diritto in Russia.
Per ricordare la Politkovskaya, la Novaya Gazeta ha aperto una pagina dedicata a lei su Facebook "dove le persone potranno condividere liberamente quello che temono di condividere in pubblico", spiega Muratov. Il giornale ha anche in mente di porre nella sua sede a Mosca una targa commemorativa della sua giornalista. Giornalisti, attivisti e membri del partito d'opposizione Yabloko hanno portato fiori sul luogo dell'assassinio, in Via Lesnaja. (AGI)