“Una gravissima perdita per l’informazione scientifica italiana e per i tanti colleghi che lo hanno conosciuto e lo continueranno a stimare come professionista e come uomo. Ieri è scomparso Romeo Bassoli dopo una lunga malattia che non lo ha mai, però, minato nel suo spirito e in quel suo “cinismo” di fronte alla morte e al dolore. Riusciva anche su facebook a parlare del suo male, quasi come se fosse problema d’altri, fino a poche ore prima della sua fine.
Un grande collega e amico di molti che lo hanno conosciuto dapprima nella redazione de L’Unità di Milano e poi in quella di Roma. Qui ha cominciato ad occuparsi di informazione della scienza con quella serietà e capacità tipica di chi ha introiettato nel profondo la cultura operaia del nord degli anni Sessanta.
Romeo Bassoli era nato, infatti, cinquantanove anni fa a Sesto San Giovanni, la Stalingrado d’Italia come veniva definita in quegli anni, e da lì aveva recepito una profonda consapevolezza della necessità dello studio, della fatica e della passione in ogni cosa che si accingesse a fare. Ha portato la scienza in teatro con Marco Paolini e ha dedicato molto spazio alla scrittura di libri divulgativi per grandi e piccini. Oggi era il coordinatore della struttura di comunicazione dell’Istituto nazionale di fisica nucleare. La Fnsi lo ricorda con tantissimo affetto e con tantissimo dolore per il vuoto che ci sta lasciando.” Roma, 17 ottobre 2013
MORTO ROMEO BASSOLI, PROTAGONISTA GIORNALISMO SCIENTIFICO
HA RACCONTATO LA SCIENZA DALLE ROTATIVE AL WEB
E' morto oggi a Roma, all'età di 59 anni, Romeo Bassoli, uno dei protagonisti del giornalismo
scientifico in Italia. La precisione impeccabile, la chiarezza nel raccontare la scienza e la capacità di sperimentare linguaggi sempre nuovi hanno accompagnato la sua carriera, cominciata all'inizio degli anni '70. L'immancabile ironia e il suo grande calore umano lo hanno portato a 'contagiare' tanti giovani giornalisti con la sua passione per la scienza.
Nato a Sesto San Giovanni (Milano) nel 1954, Bassoli coordinava dal 2007 la struttura di comunicazione esterna dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Dal bosone di Higgs ai neutrini, è riuscita a rendere ''popolare'' il lavoro dei fisici. Sotto il suo coordinamento le citazioni dell'Infn censite su stampa e web sono passate dalle 791 del 2007 alle 2.464 del 2011 in una crescita pressoché costante, i passaggi su radio e tv sono più che triplicati saliti nello stesso periodo di tempo da 64 a 220 annui e sono state allestite 30 mostre. Ha portato la fisica anche a teatro, con la rappresentazione dello spettacolo ''Itis Galileo'', di Marco Paolini. nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Infn.
Giornalista professionista dal 1976, per 25 anni è stato redattore e poi caposervizio della pagina quotidiana di Scienza e Tecnologia del quotidiano l'Unità. È stato inoltre cofondatore dell'agenzia di comunicazione scientifica Zadig Roma e nel 2004 ha progettato e realizzato Impulsi, il primo notiziario multimediale di attualità scientifica diffuso nei musei scientifici italiani.
Intensa anche la sua attività didattica: dal Master in Comunicazione della Scienza della Scuola nternazionale di Studi Superiori (Sissa) di Trieste al Master in Comunicazione della Scienza dell'università di Roma Tor Vergata di Roma, alle università di Siena, Bologna e Milano.
Tra i suoi libri: ''I nuovi adolescenti'', scritto con la compagna Eva Benelli, ''Il bue oltre la siepe'' e ''La luna di ottobre'', dedicato al lancio dello Sputnik. (ROMA, 16 OTTOBRE - ANSA)
CIAO ROMEO BASSOLI, IL GIORNALISTA CHE INVENTÒ LA SCIENZA
di Silvia Garambois da Gbalist.it, mercoledì 16 ottobre 2013
Ironico. Cinico. Dalla penna felice. L'intuizione giusta. Forse per raccontare Romeo Bassoli bisognerebbe cominciare di qui, dal giornalista dell'Unità, quello che ha "inventato" le pagine della Scienza, quello che ha "inventato" i corsi universitari di giornalismo scientifico, e infine l'incarico di capo ufficio stampa all'Istituto di Fisica Nucleare di Roma. So oggi, leggendo tra le righe del lutto, che in tutti i mestieri del dopo-Unità ha portato la stessa non-banalità. Lo ha fatto anche per andarsene via.
Lo scorso 8 ottobre - sono solo otto giorni - ha scritto sulla sua pagina Facebook: "Cari tutti, sono entrato in quello che certamente sarà il finale di partita col mio tumore. Lento e indolente (e indolore) ma inarrestabile. Vi prego, niente proposte di medicine alternative. Astenersi santoni. Solidarietà e soprattutto cinismo sono benvenuti".
C'eravamo tutti all'appuntamento. Ma come diavolo si fa a essere cinici, porca miseria?
I post dei vecchi colleghi dell'Unità di Milano, dove ha scritto i primi articoli; quelli di Roma (e il caporedattore di allora, Carlo Ricchini, che commenta: "Ho letto il tuo annuncio e ti ho rivisto con il solito sorriso, come quando mi annunciavi una novità per la tua pagina. Sei forte"); e poi gli studenti dell'università, e i colleghi e amici nuovi, per me sconosciuti. Io ho condiviso la stessa stanza con Romeo in via dei Taurini per un mucchio di anni: la sua battuta tagliava le gambe a qualunque emozione. E arrivava sempre imprevista. Per capirci: quando è morto mio padre mi ha abbracciata e mi ha detto "Benvenuta nel club degli orfani", è stata forse la comunione di dolore più profonda che ho percepito. Era così, lui... Io scrivevo di Pippo Baudo e lui di neurini, e me li raccontava pure...
Giorno per giorno, ha raccontato la sua fine. Senza rabbia. Qualcuno ha scritto addirittura "con leggerezza". Un lungo addio.
Venerdì: "notte di tosse e bombolone di ossigeno. Ma due giornate piene con figli (ultraventenni) e amici che riescono a sopportare le dinamiche esplicite del morire. Gente, non ci crederete quanto abbiamo scherzato, quanti problemi irrisolti nel tempo affrontati e ricollocati nella dimensione di una famiglia allargata che si trova a condividere una esperienza nuova, drammatica ma trasparente. E tutto in due giorni. Uno dice: ecce potevi pensà prima a risolvere i problemi. E già, e il catalizzatore dov'era?"
Sabato: "ieri provato per la prima volta la morfina, Vabbè, quella orale. già si presenta in confezione miserrima: paiono i flaconcini dei fermenti lattici. No, dico, MORFINA, datemi il brivido del design che indica mito, generazioni perdute, il terribile doppio taglio. Invece, non fosse per il sapore alcolico pare enterogermina, forse per quello non ha funzionato. Anche l'oppio vuole la sua parte"
Inframmezzati, un mucchio di link: sulle eccellenze di questo Paese che il ministro Giovannini non vede, sulla ricerca scientifica... Ma l'ultimo post è di domenica, ed è struggente: "vantaggi del post "morituri te salutant": una bellissima quantità di persone mi scrive lettere d'addio spesso commoventi che altrimenti non vedrei mai. Perché ovviamente le scriverebbero dopo l'exitus (!) o mai per risparmiare il dolore. Mi sembra di essere in una macchina del tempo, leggendo riflessioni potenzialmente future di persone che ho conosciuto o appena sfiorato. E che hanno la rara occasione di scrivere a un morto che cammina (pochissimo) esprimendo affetto e soprattutto ricordi che in molti casi mi ero persi.. Stiamo facendo tutti assieme una esperienza emotiva collettiva non facile. Però, dai, ci arricchisce.
p.s.: i dettagli medici sono noiosi e complicati, variabili nel tempo: non ne ho voglia".
Dopo, più nulla.
Tra i tanti saluti sulla sua bacheca, una sua studentessa ha postato l'inno dell'Armata rossa: era la sua vecchia suoneria del cellulare. Ciao, grande Romeo.