Dopo mesi di trattative arriva il definitivo, mesto epilogo della vicenda che ha coinvolto i lavoratori dell'emittente capitolina Roma Uno: le organizzazioni sindacali e i lavoratori hanno ratificato in Regione che non si poteva più andare avanti e la tv locale ha chiuso. “Speriamo che le istituzioni sentano il dolore che arriva da questa ennesima ferita ed abbiano il coraggio e la voglia di garantire la nostra democrazia”, scrivono in una nota Stampa Romana e Snater.
«Roma Uno non c'è più. Ieri le organizzazioni sindacali e i
lavoratori hanno ratificato in Regione che non si poteva più andare avanti. Il
fallimento dell'azienda, guidata de facto da Fabrizio Coscione, non imponeva
altre scelte. I lavoratori potranno salvare nella procedura fallimentare un
pezzo di retribuzioni e il trattamento di fine rapporto. Questa magra
consolazione chiude una vicenda dai contorni oscuri».
Così il segretario di Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo, e il segretario dello
Snater, Piero Pellegrino, annunciano il mesto epilogo della
vicenda che ha riguardato i lavoratori della tv locale romana.
«Ancora oggi – prosegue la nota dei sindacati – non sappiamo
quale spirito di iniziativa privata abbia mosso un imprenditore a rilevare una
impresa del Colari di Manlio Cerroni per un solo euro e a non versare un solo
euro di stipendio ai dipendenti, imboccando una strada senza ritorno. Non
giudichiamo mai i pensieri e i retropensieri. I fatti ci hanno dimostrato la
volontà pervicace di spogliare la società dell'unico bene rilevante: le
frequenze. La dignità con cui tutti i colleghi hanno gestito questi mesi,
continuando a lavorare fino all'ultimo, non ci deve far nascondere l'altro
grande assente dalla partita Roma Uno. Possiamo chiamarlo pluralismo
dell'informazione o fragilità di una comunità. Si tratta, alla resa dei conti,
di pura e semplice democrazia. Roma Capitale perde un polmone della sua
informazione locale. La gente saprà molto meno cosa accade nel proprio
quartiere, sotto casa, dietro l'angolo. La fine dell'emittenza locale coincide
con la sofferenza dell'anima della capitale».
Secondo Stampa Romana e Snater, «non è un caso che la
riduzione del perimetro informativo che include anche Roma Uno sia coincisa con
malversazioni, inchieste come Mafia capitale, tenuta della rappresentanza
democratica. Solo un occhio non allenato non comprende che una informazione
poco efficace è solo un regalo a chi viola la legge, a chi ha interessi diversi
da quelli generali, a una politica irresponsabile. Ma non c'è solo il negativo.
Spegnere una voce dell'informazione significa anche non raccontare quello che
di buono accade ogni giorno nella Capitale. Roma è l'unica città italiana nella
quale non si capisce cosa facciano le persone per bene che ogni giorno salgono
sui mezzi pubblici, che portano i figli a scuola, che producono, lavorano,
soffrono, gioiscono (non solo allo stadio Olimpico), si disperano in nome di
una ragione complessiva e collettiva
Pappagallo e Pellegrino si rivolgono, infine, alle
istituzioni politiche ed economiche della città, con la speranza che «sentano
il dolore che arriva da questa ennesima ferita ed abbiano il coraggio e la
voglia di giocare all'attacco, di rilanciare l'informazione locale, di
garantire, in ultima analisi, la nostra democrazia».