Una giornalista investigativa russa del quotidiano indipendente Novaya Gazeta è stata ricoverata in ospedale dopo essere stata picchiata in Cecenia, ha riferito l'Ong per i diritti umani Memorial. Secondo Memorial, Elena Milashina, esperta di Cecenia, è stata aggredita dopo essersi recata nella repubblica russa del Caucaso per seguire un processo.
Il presidente russo Vladimir Putin è stato «informato» dell'aggressione in Cecenia alla giornalista di Novaya Gazeta Elena Milashina: «Si tratta di un'aggressione molto grave che richiede risposte energiche», ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, come riporta Interfax.
A Elena Milashina è stato diagnosticato un trauma cranico, oltre alla frattura delle dita, dopo l'aggressione avvenuta oggi in Cecenia mentre si recava con l'avvocato Alexander Nemov dall'aeroporto a Grozny.
«Mani legate, in ginocchio, pistola puntata alla testa.. Un classico rapimento, come si faceva una volta. Non se ne vedevano da tempo. Hanno immobilizzato il tassista e l'hanno buttato fuori dall'auto, sono saliti in macchina, ci hanno piegato la testa, mi hanno legato le mani, mi hanno messo in ginocchio, mi hanno puntato la pistola alla testa. Hanno fatto tutto in modo nervoso e così non sono riusciti a legarmi le mani», ha raccontato Milashina in ospedale. Il racconto è stato ripreso in un video pubblicato da Novaya Gazeta. Elena e Alexander sono stati picchiati con manganelli e calci. Gli aggressori hanno portato via i loro telefoni, chiedendo di sbloccarli, e hanno distrutto le loro attrezzature e i documenti. Tatyana Moskalkova, difensore civico per i diritti umani, è intervenuta nella situazione su richiesta del comitato editoriale. La giornalista si stava recando in Cecenia per seguire il processo di Zarema Musayeva, madre dell'attivista sociale Yangulbayevs e moglie di un giudice federale. Musayeva è stata rapita dal suo appartamento a Nizhny Novgorod dalle forze dell'ordine cecene nel gennaio 2022 e portata con la forza in Cecenia. L'avvocato Nemov rappresenta i suoi interessi in tribunale, dove la sentenza sarà pronunciata oggi.
«L'oltraggiosa aggressione contro la giornalista Yelena Milashina e l'avvocato Alexander Nemov a Grozny, in Cecenia» è «solo l'ultimo episodio di una serie di violazioni dei diritti umani e atti di intimidazione contro la società civile in tutta la Russia». Lo scrive in una nota Peter Stano, portavoce dell'alto rappresentante Ue, Josep Borrell. «L'Ue si attende che le autorità russe pongano fine a questi attacchi e garantiscano che giornalisti e difensori dei diritti umani possano lavorare in un ambiente sicuro senza timore di rappresaglie», indica il portavoce, evidenziando la volontà europea di continuare a «sostenere la società civile russa dei media indipendenti e i difensori dei diritti umani dentro e fuori la Russia», e denunciando la «sistematica oppressione e il disprezzo dei diritti umani dei propri cittadini» da parte di Mosca. Bruxelles quindi esorta Mosca a «rispettare la costituzione russa e a ritirare le accuse» contro l'attivista per i diritti umani e co-fondatore di Memorial, Oleg Orlov, «accusato di discredito delle forze armate russe per le sue critiche alla guerra in Ucraina». Nel testo si ribadisce inoltre l'appello dell'Ue al «rilascio immediato e incondizionato» del leader d'opposizione russa Alexei Navalny che «rischia un'ulteriore pena detentiva di decenni» sulla base di «nuove accuse inventate di estremismo. Le autorità russe sono responsabili della sua sicurezza e salute». (Da ansa.it)