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Sindacale 03 Lug 2008

Cdr Corriere Adriatico e Sindacato giornalisti marchigiani: “La minaccia di un decreto legge Alfano è un attacco al diritto all’informazione dei cittadini”

Un attacco al diritto all'informazione dei cittadini che viola la libertà di stampa costituzionalmente garantita. E' l'effetto del minacciato decreto legge del Governo che renderebbe immediatamente esecutivo il già contestato disegno di legge Alfano che proponeva la censura di fatto sulle notizie relative alle indagini giudiziarie rinviandone la pubblicazione di anni (almeno due, cioè fino al termine dell'udienza preliminare), allorquando l'impatto sociale dei fatti sarebbe completamente stemperato.

Un attacco al diritto all'informazione dei cittadini che viola la libertà di stampa costituzionalmente garantita. E' l'effetto del minacciato decreto legge del Governo che renderebbe immediatamente esecutivo il già contestato disegno di legge Alfano che proponeva la censura di fatto sulle notizie relative alle indagini giudiziarie rinviandone la pubblicazione di anni (almeno due, cioè fino al termine dell'udienza preliminare), allorquando l'impatto sociale dei fatti sarebbe completamente stemperato.

Il Comitato di redazione del Corriere Adriatico e il Sindacato dei giornalisti marchigiani richiamano l'attenzione dell'opinione pubblica regionale sulla gravità della normativa, che in un riflesso di autotutela della casta dei politici (e non solo di quella) è stata portata all'esame del Parlamento. La gravità della situazione diventerebbe più marcata qualora il governo confermasse l'annunciata intenzione di adottare, su un tema così sensibile, un decreto legge, subito operativo, che cancellerebbe ogni spazio di confronto democratico prima dell'entrata in vigore delle norme. Col pretesto di proteggere la privacy dei cittadini si vorrebbe introdurre un'informazione paludata e conformista, fatta di opinioni, valutazioni, magari polemiche, ma dalla quale siano espunti il più possibile i fatti, quali sono gli atti di indagine. Non si potranno più pubblicare le notizie relative ad avvisi di garanzia, arresti, interrogatori, perquisizioni, sequestri, rilievi scientifici, richieste di rinvio a giudizio. Una cappa di silenzio calerà su fatti di rilevante interesse pubblico, con un effetto devastante, oltre che paradossale, sul lavoro giornalistico quotidiano perché non si potrà scrivere, se non a rischio di sanzioni penali, non solo delle indagini su corruzione politica, crac finanziari e mafia, ma neppure dell'autopsia per un incidente stradale, delle perquisizioni in seguito a furti e rapine, degli accertamenti scientifici su un omicidio. Una minaccia al confezionamento dei giornali, i quali si impoveriranno di contenuti, con potenziali conseguenze negative - considerando la prevedibile disaffezione dei lettori - anche sulla tenuta dell'occupazione. Gli abusi commessi nella pubblicazione delle intercettazioni telefoniche vanno sanzionati con norme ad hoc senza mettere in discussione la libertà di informazione, fondata su consolidate e bilanciate norme giuridiche, e senza dimenticare che anche le conversazioni intercettate, se riferite correttamente e in modo pertinente rispetto alla materia delle indagini, costituiscono notizie. A essere aggredita con questo minacciato provvedimento è la pubblica opinione, la quale si deve formare liberamente sulla verità dei fatti. Perciò in questa battaglia per la stampa libera, che prevede nelle prossime settimane manifestazioni di protesta e probabilmente anche lo sciopero, i giornalisti chiedono la solidarietà e l'appoggio di tutti i cittadini.

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