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Giudiziaria 22 Feb 2010

Cassazione: non commettono diffamazione i giornalisti che riportano notizie con qualche imprecisione su inchieste penali se i fatti risultano veri

Non commettono diffamazione i giornalisti che divulgano notizie su inchieste penali che riguardano rappresentanti di istituzioni qualora contengono qualche imprecisione a fronte di notizie vere e di sicuro interesse per  l'opinione pubblica. Lo sottolinea la Cassazione con la sentenza 7024. 

Non commettono diffamazione i giornalisti che divulgano notizie su inchieste penali che riguardano rappresentanti di istituzioni qualora contengono qualche imprecisione a fronte di notizie vere e di sicuro interesse per  l'opinione pubblica. Lo sottolinea la Cassazione con la sentenza 7024. 

La Suprema Corte ha così respinto il ricorso di sei agenti della Polstrada di Orvieto contro il proscioglimento, deciso dal gup di Firenze il 16 ottobre 2008, dall'accusa di diffamazione nei confronti di un giornalista della 'Nazione' e di omesso controllo per il direttore della testata. Gli agenti della Polstrada lamentavano di essere stati indicati, in un articolo comparso il 23 giugno 2007, come indiziati di falsa testimonianza per aver picchiato e ingiuriato un extracomunitario ed aver sparato ad altezza d'uomo. I fatti descritti dall'articolo erano risultati veri, però erano stati commessi da appartenenti dal servizio anticrimine del Lazio. Il gup aveva emesso sentenza di proscioglimento perchè "l'errore era dovuto ad un equivoco in cui era incorso la fonte del giornalista nell'immediatezza dell'apprendimento della notizia". Nel confermare il proscioglimento, la Cassazione osserva che i fatti narrati nell'articolo incriminato sono realmente accaduti e non vi è alcun dubbio che essi fossero rilevanti sul piano locale e, quindi, di pubblico interesse e tali da essere raccontati". Per quanto riguarda l'errore dell'avere attribuito i comportamenti scorretti alla polizia di Orvieto anzichè al servizio del Lazio, i supremi giudici rilevano che "certamente il redattore dell'articolo ha il dovere di verificare con cura la verità della notizia. In questo caso però non si può sostenere che le verifiche non siano state compiute, perché il nucleo essenziale del racconto è risultato del tutto corrispondente alla realtà  Ed anche l'attribuzione del comportamento censurato ad appartenenti alla Polizia di Stato è risultata corretta".
Secondo la Cassazione l'errore in questione è "certamente spiacevole, ma certamente scusabile, perchè nella mmediatezza del fatto, che andava certamente raccontato, non sempre è agevole individuare i corpi di Polizia che partecipino ad una operazione che abbia visto la presenza di appartenenti a vari rami delle forze dell'ordine".
"E' vero che quando in un fatto siano coinvolti rappresentanti istituzionali è necessaria grande cautela, anche per i rischi di delegittimazione di importanti apparati dello Stato che una notizia errata può determinare - conclude la Cassazione - ma bisogna ribadire che il profilo importante della notizia era che fossero coinvolti nell'inchiesta penale agenti della Polizia di Stato, mentre del tutto marginale era precisare l'esatta provenienza degli agenti". (ANSA)

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