Il fatto non sussiste. Con questa formula la prima sezione penale della Corte di Cassazione ha cancellato la condanna disposta in primo grado a carico del giornalista Fabio Capolla e del blogger Giancarlo Falconi, accusati di violazione del segreto istruttorio per aver pubblicato sulle pagine abruzzesi del quotidiano Il Tempo, il primo, e sul blog "I due punti", il secondo, il contenuto di una querela.
I fatti risalgono al 2013. Capolla e Falconi pubblicarono la notizia dell’atto di querela per molestie sessuali e mobbing, regolarmente depositato, con cui una dipendente pubblica aveva denunciato un superiore. La procura della Repubblica di Teramo iniziò le indagini sulle molestie, ma aprì anche un fascicolo a carico del giornalista e del blogger.
Capolla, convinto di aver correttamente esercitato il diritto di cronaca, rinunciò ad avvalersi della possibilità di chiudere il procedimento tramite oblazione e così si andò a processo. Esattamente un anno fa, nel febbraio 2016, la condanna a giornalista e blogger al pagamento di un’ammenda di 160 euro, con la sospensione della pena. Una sentenza che suscitò le reazioni anche di sindacato e ordine dei giornalisti abruzzesi.
Oggi, cancellando la condanna, la Corte di Cassazione ha infine riconosciuto la correttezza dell’operato di Fabio Capolla e Giancarlo Falconi, che non violarono il segreto istruttorio pubblicando la notizia della querela.