Federazione nazionale della Stampa italiana, Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Assostampa e Ordine dei giornalisti dell'Umbria «tengono alta l'attenzione sul processo in corso a Spoleto che vede l’ex consigliere di amministrazione di una banca locale, Leodino Galli, imputato per calunnia dopo che aveva querelato per diffamazione il giornalista Carlo Ceraso, prosciolto dal giudice. Il querelante è stato rinviato a giudizio d'ufficio». È quanto si legge in una nota congiunta dei rappresentanti della categoria.
«L'11 novembre scorso – ricordano – si è svolta l'udienza che ha visto in Tribunale la presenza dei rappresentanti di Fnsi, Asu e Ordine già ammessi come parti civili. L'udienza è stata aggiornata al 22 dicembre quando il processo verrà trasferito ad un nuovo giudice dovendo così ricominciare la fase istruttoria. Sindacato e Ordine avevano nei giorni scorsi richiamato l'attenzione sul rischio prescrizione in virtù di un Protocollo del 2019 sulla gestione delle udienze penali che sospenderebbe tutti i procedimenti con pena inferiore a 6 anni, anche in presenza di costituzione di parte civile, con due anni di anticipo rispetto alla naturale prescrizione».
Con la fissazione della nuova udienza, rilevano sindacato e Ordine, «potremo verificare se il protocollo di gestione delle udienze sarà ritenuto ancora in vigore oppure no, come noi auspichiamo, avendo nel frattempo registrato l'intervento pubblico della Procura della Repubblica di Spoleto sulla validità attuale del protocollo. Non resta quindi che attendere le prossime udienze alle quali non faremo mancare la nostra presenza per quello che riteniamo essere, come in effetti oggettivamente è, un caso unico in Italia».
Quello in corso a Spoleto «è il processo di tutti i giornalisti italiani», commenta il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti. «L''Italia, già finita al 58° posto nella classifica mondiale per libertà di stampa secondo il World Press Freedom Index superata anche da Gambia e Suriname – aggiunge – è il Paese anche con il più alto numero di querele bavaglio presentate al solo scopo di bloccare le inchieste giornalistiche e di intimidire i giornalisti».
Una situazione «talmente grave, e già rappresentata al Parlamento, che porta a volte i giornalisti ad autocensurarsi. In questa vicenda invece – incalza Giulietti – ha vinto il giornalismo, grazie anche ad una puntuale inchiesta del pm che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio del querelante, ed è per questo che non possiamo accettare di vedere tale processo finire nel cestino: potrebbe significare che il querelante ed eventualmente l'imbavagliatore la farebbero sempre franca. Non è un problema dei giornalisti, ma di tutti i cittadini che hanno il diritto ad essere informati, come dice anche la nostra Costituzione all'articolo 21».