Il 13 marzo 1979 Graziella Fava rimase vittima dell'assalto ad opera di tre terroristi contro la sede bolognese del sindacato dei giornalisti. E i giornalisti, che erano il bersaglio di quell'attacco, non hanno mai dimenticato. Il 13 marzo 2023, durante la commemorazione dell'anniversario della morte, Associazione Stampa e Ordine dei giornalisti dell'Emilia-Romagna, con il figlio di Graziella, Emilio Baravelli, e i rappresentanti di Comune di Bologna e Regione Emilia-Romagna espressero l'auspicio di poter collocare una lapide in suo ricordo proprio nel luogo in cui l'atto criminoso era stato compiuto.
Oggi, 13 marzo 2024, in via San Giorgio 6, a Bologna, quell'auspicio si è realizzato. Durante l'appuntamento annuale per ricordare Graziella Fava è stata scoperta una lapide posta in sua memoria, grazie al contributo del Comune e con il patrocinio della Regione.
Alla commemorazione erano presenti il figlio e la nipote di Graziella Fava, Emilio e Graziella Baravelli (nata pochi mesi dopo l'attentato), il presidente dell'Aser, Paolo Maria Amadasi, il presidente regionale dell'Ordine dei giornalisti, Silvestro Ramunno, il sottosegretario della presidenza di giunta della Regione Emilia-Romagna, Davide Baruffi e, per il sindaco di Bologna, l'assessore a Comunicazione e innovazione digitale Massimo Bugani, che ha svelato la lapide. Sono intervenute anche rappresentanze di prefettura, esercito, polizia di Stato, carabinieri, guardia di finanza, polizia locale.
«Chi sa, parli! Nessuno vuole vendette, ma è giusto per la città, per il sindacato della stampa, per i giornalisti e ancor più per la famiglia che siano individuati gli autori di quel gesto efferato, che fu accompagnato dal lancio di bombe carta contro le abitazioni di due cronisti», ha sottolineato Amadasi, evidenziando l'importanza della memoria di Graziella Fava e auspicando che Bologna si liberi dalla macchia di un delitto impunito.
«La memoria – ha detto Ramunno – ha bisogno di parole ma anche di cose che restano. Con questa lapide consegniamo simbolicamente alla città l'impegno per la memoria di una vittima innocente del terrorismo. I terroristi volevano colpire la libertà di stampa. Un patrimonio di tutti, non solo dei giornalisti». (Da: aser.bo.it)