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Fnsi 16 Ott 2003

Bolivia: anche la stampa è stata coinvolta dalla grave crisi sociale e politica in atto nel paese

Bolivia: anche la stampa è stata coinvolta dalla grave crisi sociale e politica in atto nel paese

Bolivia: anche la stampa è stata coinvolta dalla grave crisi sociale e politica in atto nel paese

Reporter senza frontiere (sezione italiana di Reporters sans frontières), denuncia le minacce subite dai giornalisti boliviani che stanno dando copertura mediatica al conflitto in corso nel paese da oltre due settimane. L’ 11 ottobre scorso, i giornalisti delle radio ‘Pachamama’, ‘Celestia’ e ‘Erbol’ hanno ricevuto numerose minacce anonime telefoniche. Il 13 ottobre, lo stesso copione si è ripetuto con altri media, tra i quali Radio Fides, Canal 2 e Canal 39. "Chiediamo al governo boliviano di fare il possibile per permettere ai media di continuare a fare il loro lavoro ", ha dichiarato Robert Ménard, segretario generale di Reporter senza frontiere. "I giornalisti devono essere liberi di coprire, in condizioni di massima sicurezza, il conflitto sociale che sta attraversando il paese e di diffondere l’informazione che sembra a loro pertinente". L’11 ottobre 2003, le radio ‘Pachamama’, ‘Celestial’, della città di El Alto, e ‘Erbol’, di La Paz, hanno ricevuto diverse telefonate anonime che avvertivano che stava "per succedere loro qualcosa", e quindi che dovevano "fare attenzione", oppure esigendo la sospensione delle loro trasmissioni. Altre telefonate anonime annunciavano invece il rischio di esplosione di una bomba nei locali delle stesse emittenti. Il 13 ottobre, queste minacce sono state estese anche a altri media di La Paz, tra cui ‘Radio Fides’, e delle reti televisive come ‘Canal 2’ e ‘Canal 39’. Il 12 ottobre scorso, sette giornalisti della televisione di Stato hanno dato le dimissioni per protestare contro la "manipolazione" e le "menzogne per omissione" della rete televisiva statale, denunciando anche un’intrusione del potere esecutivo per impedire la diffusione di informazioni sugli scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine a El Alto. I giornalisti dimissionari affermano anche di aver ricevuto delle minacce in seguito alle informazioni diffuse dal loro media. Il 13 ottobre, dei manifestanti stavano per lanciare delle pietre contro i locali di ‘Radio Fides’, di proprietà della Chiesa cattolica, ma l’intervento della polizia ha impedito loro di compiere questa azione. Reporter senza frontiere ricorda che il 7 ottobre scorso, Juan Yupanqui, del quotidiano ‘El Diario’, era stato picchiato dalle forze speciali di sicurezza mentre stava seguendo dei manifestanti che scendevano a piedi dalla città di El Alto per raggiungere la capitale. I poliziotti avevano usato dei gas lacrimogeni e usato la forza per impedire alla manifestazione di proseguire. Un forte movimento sociale sta attraversando la Bolivia da alcune settimane. I sindacalisti e i leader indigeni hanno proposto uno sciopero generale per protestare contro un progetto governativo per l’esportazione del gas naturale. La città di El Alto, situata a 15 km da La Paz, è stata al centro delle mobilitazioni degli ultimi giorni. Durante queste tre settimane di crisi, sono state uccise 60 persone durante gli scontri che opponevano i manifestanti alle forze dell’ordine. Il 12 ottobre scorso, il presidente Sanchez de Lozada ha imposto la legge marziale nella città di El Alto.

@fnsisocial

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