«La conferma della condanna della Corte di appello di Bari per Monica Laera, esponente del clan Strisciuglio, per l’aggressione, aggravata dal metodo mafioso all’inviata del Tg1 Maria Grazia Mazzola segna un punto importante in relazione alla rilevanza sociale del lavoro giornalistico». Lo si legge in un comunicato stampa diffuso dall’Usigrai lunedì 13 maggio 2024.
La nota prosegue ripercorrendo i fatti: «L’inviata speciale del Tg1 nel 2018 stava realizzando nel capoluogo pugliese una inchiesta su giovani e mafie nel quartiere Libertà Di Bari quando è stata aggredita e minacciata di morte da Monica Laera, poi condannata a un anno e quattro mesi per minacce e lesioni aggravate dal metodo mafioso. Nella sentenza di condanna era inoltre riconosciuto il valore del lavoro di inchiesta giornalistica dell’inviata del Tg1 Maria Grazia Mazzola, in relazione al diritto-dovere di informazione nei confronti dei cittadini e della collettività. Per i giudici di primo grado il lavoro della giornalista che fa domande costituisce inoltre una minaccia seria per le associazioni mafiose, in quanto con il proprio lavoro è in grado di provocare un grave vulnus al muro di omertà che protegge le vicende criminali dei clan e garantisce l’assoggettamento della popolazione che vive nei territori da loro controllati».
La nota si chiude con una considerazione: «Per avere un quadro definitivo sul valore di questa sentenza d’appello dovremo aspettare di leggere le motivazioni ma la conferma della condanna nei confronti di chi con minacce di morte e intimidazioni aveva tentato di fermare il lavoro giornalistico della collega del Tg1, conferma che la giustizia non riconosce zone franche alle mafie».
Anche l’Associazione Stampa Romana esprime «grande soddisfazione per la sentenza della Corte d'Appello di Bari, che conferma la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione per Monica Laera, per lesioni e minacce, con l'aggravante del metodo mafioso, nei confronti dell'inviata del Tg1 Maria Grazia Mazzola, al fianco della quale l'Associazione Stampa Romana si è costituita dal primo momento parte civile. La sentenza ribadisce il ruolo dell'informazione e del giornalismo di inchiesta nella lotta contro le mafie, contro il muro di omertà che garantisce alla criminalità organizzata le condizioni per inquinare il tessuto sociale e assoggettare chi vive nei territori controllati dai clan».