«Non si può pagare 800 euro al mese, a partita Iva, un giornalista chiamato a lavorare almeno tre giorni a settimana: 800 euro che tolte le tasse e i contributi e tutte le spese, dal telefono alla benzina alle attrezzature che dovrà procurarsi autonomamente, diventano assai di meno». Così l'Associazione Stampa Toscana che, in una nota, bolla come «inadeguato il compenso fissato nel bando di selezione per un incarico libero professionale bandito dall'Unione dei Comuni della Val di Bisenzio in provincia di Prato: 20 mila euro lordi per due anni, incluse le spese che il giornalista dovrà sostenere per lo svolgimento dei propri compiti».
Il sindacato regionale chiede dunque all'Unione dei Comuni di riformulare il bando «tenendo presenti gli aspetti economici in relazione al ruolo professionale chiamato a ricoprire dal giornalista selezionato. Il bando – sottolinea il presidente regionale Sandro Bennucci – è scritto bene quanto ai requisiti chiesti per svolgere l'incarico. Sono valorizzate esperienze e professionalità pregresse. Ma è sul corrispettivo che non ci siamo. Che di compenso inadeguato si tratta non lo diciamo solo noi, lo dice il contratto della pubblica amministrazione dove viene indicata, dalla stessa P.A., la retribuzione ritenuta congrua per chi svolge questo lavoro. Se un ente decide di non assumere personale, neppure a tempo determinato, ma di rivolgersi ad un professionista esterno, che almeno – conclude il presidente dell'Ast – stanzi per quell'incarico quanto avrebbe speso con un dipendente».
Incalza il sindacato regionale: «Un giornalista part-time al 50 per cento, ovvero chiamato a lavorare 18 ore a settimana, costerebbe all'ente al livello più basso della categoria D, compresi i contributi a carico del datore di lavoro, non meno di 15 mila euro l'anno: 17 mila con il premio di produttività. In due anni il totale oscillerebbe tra i 30 ed i 34 mila euro: una cifra ben diversa da quella indicata nel bando, ammesso che l'impegno si esaurisca in tre giorni la settimana».
Anche per questo l'Assostampa, che si dice «pronta e disponibile» a sedersi attorno a un tavolo con i Comuni, singoli o associati, «nella lettera all'Unione dei Comuni in cui chiede di rivedere la cifra del corrispettivo, ha invitato la stessa Amministrazione a riflettere per il futuro circa l'assunzione di un professionista in pianta stabile».