Il caso di Massimo Giannini e Ballarò è solo l'ultimo di una serie troppo lunga di tentativi di intimidire i giornalisti e limitarne la libertà. Un fatto gravissimo che segue di pochi giorni un’altra violenta campagna in cui il Servizio pubblico veniva etichettato come fascista. «Legittimo criticare il lavoro dei giornalisti, ma se dalla critica si passa alle minacce si svelano le reali intenzioni di chi attacca i cronisti: tentare di imbavagliare la stampa», scrivono in una nota congiunta Fnsi e Usigrai.
«Legittimo criticare il lavoro dei giornalisti, ma se dalla critica si passa alle minacce si svelano le reali intenzioni di chi attacca i cronisti: tentare di imbavagliare la stampa e limitare la libertà di espressione». Lo affermano in una nota il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani.
«L’ultimo, l’ennesimo, caso di “tiro al cronista” – proseguono Lorusso, Giulietti e Di Trapani – riguarda Massimo Giannini e la puntata di “Ballarò” andata in onda martedì sera: i temi trattati hanno urtato la sensibilità del politico di turno che subito ha chiesto di licenziare il giornalista, chiudere la trasmissione e rimuovere il direttore di Rai 3. Un fatto gravissimo che segue di pochi giorni un’altra violenta campagna in cui il Servizio pubblico veniva etichettato come fascista. Viviamo ancora in una Repubblica dove vige la libertà di espressione, ma episodi come questo e troppi altri, di vera e propria intimidazione ai danni dei giornalisti, destano preoccupazione perché tradiscono le intenzioni, trasversali a tutta la classe politica, di zittire chi fa informazione. L’intera categoria, ma anche l’opinione pubblica, devono mobilitarsi a difesa della libertà di espressione che è uno dei pilastri della democrazia».