«Che Facebook sia ormai – per qualcuno – l’unico luogo dove cercare visibilità e seguito, lo sappiamo già da tempo. Ce ne siamo fatti tutti una ragione e non è sicuramente una notizia. Che Facebook sia diventato – sempre per qualcuno – il non luogo ideale dove scaricare improperi e sfogare il proprio io peggiore, lo sappiamo già da tempo. Ce ne siamo fatti tutti una ragione e non è sicuramente una notizia». Lo si legge in una nota pubblicata dall’Associazione siciliana della stampa sul suo sito web.
«Che i social in generale – continua il comunicato - siano ormai da tempo il non luogo perfetto per giocare al “dagli al giornalista” (perché la colpa è sempre del giornalista, ricordiamolo sempre), lo sappiamo bene. Noi andiamo avanti visto che neanche questa è una notizia. Spiace, in certe circostanze, leggere commenti che indicano come fake news quanto scritto da una collega e che, invece, sono essi stessi fake news. Inqualificabile, ad esempio, quanto seguito (e segue ancora) alla pubblicazione di un articolo della collega Monica Cartia sulle pagine del quotidiano La Sicilia».
La nota prosegue raccontando l’accaduto: «Il consuntivo della stagione musicale al Teatro Greco affidato, dagli organizzatori, ad un comunicato stampa diffuso a tutte le testate cartacee, televisive e on line della provincia e pubblicato – come cronaca impone - ovunque. Una prima notizia che, ovviamente, così come regola elementare, viene successivamente approfondita per mettere a disposizione dei lettori quanti più particolari possibili. Nello stesso comunicato si fa riferimento ad una relazione che, su commissione degli stessi organizzatori, alcuni archeologi avrebbero redatto sulla presunta salute del Teatro greco nonostante i concerti estivi. Frase che, su La Sicilia, per un evidente errore nell’impaginazione non è rimasta virgolettata come quella che la precede e che qualcuno (sigh) ha affibbiato alla giornalista. Per questo equivoco la collega ha ricevuto una serie di commenti che mettono in discussione la sua professionalità e la sua correttezza (se per alcuni di questi riterrà ci possano essere gli estremi per una querela, Assostampa sarà al suo fianco)».
Il comunicato si chiude con un «consiglio spassionato a quanti si affrettano a scrivere sui social: la libertà di espressione è un bene inalienabile e da difendere sempre, ma pensare e verificare le cose prima di scrivere e/o parlare è il segno di una matura, consapevole, responsabile civiltà acquisita. Il resto è barbarie. Fortunatamente punibile».