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Sindacale 21 Nov 2006

Assostampa Romana: Telepace nega ogni reale confronto col sindacato e licenzia la redazione Papa Wojtyla valorizzava il ruolo del sindacato e chiedeva informazione per la chiesa

L’Associazione Stampa Romana, all’indomani dell’incontro informale con il direttore Don Todeschini e con i suoi consulenti legali, torna a denunciare come Telepace neghi nella realtà ogni reale confronto sindacale, rifiutando di discutere nel merito di eventuali tagli ai conti economici, attraverso una riorganizzazione e ottimizzazione del lavoro anche giornalistico, in alternativa al licenziamento dell’intera redazione romana.

L’Associazione Stampa Romana, all’indomani dell’incontro informale con il direttore Don Todeschini e con i suoi consulenti legali, torna a denunciare come Telepace neghi nella realtà ogni reale confronto sindacale, rifiutando di discutere nel merito di eventuali tagli ai conti economici, attraverso una riorganizzazione e ottimizzazione del lavoro anche giornalistico, in alternativa al licenziamento dell’intera redazione romana.

La posizione assunta dal direttore-editore e dai suoi consulenti è nei fatti “indiscutibile”: un arroccamento arrogante nella “tv del Papa” che rimanda direttamente alla posizione antidemocratica e offensiva assunta dagli editori della Fieg, che rifiutano di aprire la vertenza contrattuale con i giornalisti. Insomma, una negazione del diritto basilari dell’associazionismo sindacale, così come sancito nella Costituzione italiana. Eppure il ruolo sociale dei sindacati dovrebbe essere ben presente agli uomini di Chiesa, “per la tutela dei giusti diritti dei lavoratori nei confronti degli imprenditori e dei proprietari dei mezzi di produzione. La difesa degli interessi esistenziali dei lavoratori in tutti i settori, nei quali entrano in causa i loro diritti, costituisce il loro compito. L'esperienza storica insegna che le organizzazioni di questo tipo sono un indispensabile elemento della vita sociale, specialmente nelle moderne società industrializzate”: queste non sono parole tratte da un opuscolo sindacale, ma da “Laborem Exercens” di Papa Giovanni Paolo II. Non solo: Papa Wojtyla, considerando che il sindacato è un esponente della lotta per la giustizia sociale aggiungeva anche che “se nelle questioni controverse essa assume anche un carattere di opposizione agli altri, ciò avviene in considerazione del bene della giustizia sociale, e non per «la lotta», oppure per eliminare l'avversario”. A Telepace queste parole non hanno purtroppo cittadinanza: il continuo richiamo del sindacato all’interesse del buon andamento economico dell’azienda, insieme alla tutela dei diritti del lavoro e alla produzione di informazione completa e di qualità, non hanno avuto riscontro. Per quel che riguarda direttamente Telepace, rimandiamo invece alla Lettera Apostolica “Il rapido sviluppo”, pubblicata nel 2005: come un testamento e una priorità, Giovanni Paolo II invita la Chiesa a “dare informazioni su se stessa” e a “far conoscere le proprie attività, attraverso professionisti dell’informazione capaci di comunicare in modo intelligibile attraverso questi nuovi linguaggi”. Dichiarazione del collega Piero Schiavazzi, di Telepace: "Davanti a un sacerdote che dimentica la dottrina sociale della Chiesa e rischia di dare scandalo, licenziando i propri dipendenti, un laico ha il compito di testimoniare con ancora più forza il principio cristiano della solidarietà. Offro nuovamente in via conciliativa a Don Guido Todeschini la rinuncia ai miei pregressi, sufficienti a pagare per un anno l'intera redazione romana: i nostri stipendi sono infatti assai più bassi di quelli di Verona. Se la ragione dei licenziamenti è davvero economica - come lui sostiene - a questo punto problema è risolto. Se invece il motivo è la rivalsa contro i giornalisti che si sono iscritti al Sindacato, allora l’azienda ammetta pubblicamente il suo vero intento."

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