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Sindacale 19 Mag 2010

Assostampa ligure: "G8, Diaz: ma non era sugo di pomodoro. I giornalisti e il loro Sindacato non raccontarono balle oggi il potere politico risponde blindando le notizie con la galera ai giornalisti"

E’ una verità giudiziaria quella che emerge dalla sentenza di Appello sul caso Diaz -G8 2001 (l’irruzione nella scuola sede del Genoa Social Forum e nel press Center con giornalisti di tutto il mondo) che smentisce, se ancora era il caso, che alla Diaz sui muri, sulle scale e sulla pelle degli arrestati (tra i quali alcuni giornalisti italiani e stranieri, pestati a sangue e arrestati) non c’erano “né sugo di pomodoro, né sangue rappreso di “ferite pregresse dagli scontri di piazza” come disse il portavoce del Ministero degli Interni, Roberto Sgalla la notte del blitz.

E’ una verità giudiziaria quella che emerge dalla sentenza di Appello sul caso Diaz -G8 2001 (l’irruzione nella scuola sede del Genoa Social Forum e nel press Center con giornalisti di tutto il mondo) che smentisce, se ancora era il caso, che alla Diaz sui muri, sulle scale e sulla pelle degli arrestati (tra i quali alcuni giornalisti italiani e stranieri, pestati a sangue e arrestati) non c’erano “né sugo di pomodoro, né sangue rappreso di “ferite pregresse dagli scontri di piazza” come disse il portavoce del Ministero degli Interni, Roberto Sgalla la notte del blitz.

Che non ci fosse voglia alcuna di fare chiarezza lo si capì quella notte e il mattino dopo quando nella Questura di Genova, di fronte a decine di giornalisti, andò in scena la famosa conferenza stampa “muta”: un comunicato stampa letto da una funzionaria di polizia e l’imperativo categorico dell’addetto alle pubbliche relazioni, il dottor Roberto Sgalla: “non si fanno domande”. In quelle ore in carcere c’erano 93 persone innocenti,

A 9 anni dai fatti la sentenza amplia il livello di responsabilità. Le motivazioni spiegheranno come e per cosa i giudici hanno deciso.

Ma la sentenza, come già quella di primo grado che ancora escludeva responsabilità nei vertici della catena di comando, oggi affermate nella sentenza di appello, ribadisce appunto un concetto: i giornalisti non raccontarono balle, i fotogiornalisti non costruirono foto ad hoc, le inchieste giornalistiche non furono false o di parte sia nel racconto degli incidenti di piazza, sia negli abusi perpetrati con le pesanti vicende del carcere temporaneo di Bolzaneto e, appunto, della Diaz.

E’ bene non dimenticare che molti giornalisti con un grande impegno del lavoro free lance, furono denunciati e perseguiti per la pubblicazione delle notizie e di atti dell’inchiesta.

Da 9 anni, non solo i giornalisti, attendono una risposta dall’allora capo della Polizia Gianni De Gennaro che, in una lettera (pubblica) di risposta all’allora direttore del Secolo XIX, Antonio Di Rosa, prometteva chiarezza e indagini interne con eventuali sanzioni.

La risposta del potere politico, le cui responsabilità sono condivise nel tempo dai diversi schieramenti dei diversi governi del paese, arriva invece in queste ore: con la blindatura delle notizie, il carcere per i giornalisti che scrivono di cronaca e di inchieste, maximulte agli editori.

Con le norme che si profilano anche le indagini del e sul G8 avrebbero avuto il fiato corto, ancora meno spazio avrebbero avuto le, già difficili, cronache e inchieste giornalistiche.

 

Marcello Zinola Segretario Associazione Ligure dei Giornalisti-Fnsi

 

@fnsisocial

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