Cinque persone sono state condannate a morte in Arabia Saudita per l'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul nel 2018. Lo ha annunciato la procura di Riad. Nessuna accusa per Saud al Qahtani, stretto consigliere ed ex responsabile per la comunicazione sui social media del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Secondo le indagini condotte dagli esperti dell'Onu c'erano 'prove credibili' di responsabilità individuali del principe e del suo consigliere.
Alla sbarra c'erano in tutto 11 persone. Altre tre sono state condannate a 24 anni complessivi di carcere, mentre i restanti imputati sono stati assolti. La procura generale del Regno non ha identificato i condannati. La sentenza di primo grado, contro cui sarà possibile presentare appello, è giunta dopo 9 udienze pubbliche, cui hanno potuto assistere alcuni diplomatici internazionali e familiari del reporter ucciso. Il processo è stato però fortemente criticato a livello internazionale per la mancanza di trasparenza.
La fidanzata del reporter: «Sentenza inaccettabile»
«Inaccettabile». Così la fidanzata e promessa sposa di Jamal Khashoggi, Hatice Cengiz, ha definito sul suo profilo Twitter la sentenza con cui l'Arabia Saudita ha condannato a morte 5 persone per l'omicidio del reporter nel consolato di Riad a Istanbul nell'ottobre dello scorso anno, assolvendo però i sospetti più vicini al principe ereditario Mohammed bin Salman. La donna, cittadina turca, fu l'ultima a vedere il giornalista prima dell'ingresso nella sede diplomatica. (Ansa)