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Fnsi 10 Mar 2003

Appello dell'Insi: "In caso di conflitto in Iraq, i giornalisti non devono diventare bersagli"

Appello dell'Insi: "In caso di conflitto in Iraq, i giornalisti non devono diventare bersagli"

Appello dell'Insi: "In caso di conflitto in Iraq, i giornalisti non devono diventare bersagli"

Fonte: Informazione senza frontiere Giornalisti da tutto il mondo hanno dato il loro appoggio all'appello lanciato da una coalizione senza precedenti di oltre 100 compagnie di media e operatori, gruppi e organizzazioni internazionali in difesa della libertà di stampa, tutti uniti nel ricordare alle parti coinvolte nel potenziale conflitto in Iraq l'importanza della sicurezza e dell'integrità dei giornalisti. In una lettera aperta ai leaders politici del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e a quelli iracheni, l'International News Safety Institute (INSI) ha fatto presente alle forze armate che i giornalisti sono "non combattenti" che lavorano sotto la protezione del diritto internazionale e non devono trasformarsi in bersagli. "In particolare, gli operatori dei media e i luoghi civili dove si riuniscono per lavorare, le redazioni dei giornali, le stazioni radiotelevisive, sono inaccettabili come obiettivi militari", commenta l'INSI. "La Convenzione di Ginevra chiede rispetto per i diritti umani dei giornalisti in tempo di guerra. Si tratta di civili che hanno diritto ad essere protetti dalla violenza, da minacce, assassinii, torture". L'appello dell'INSI giunge mentre migliaia di operatori dei media si preparano a fornire copertura mediatica nella regione del potenziale conflitto. "Alcuni giornalisti viaggeranno sotto la protezione delle forze dispiegate, ma molti altri opereranno da soli", ha ribadito l'INSI, "e questo li rende potenziali bersagli, come abbiamo testimoniato in Palestina, dove cameraman sono stati assaliti e picchiati, e in Afghanistan, dove nelle due settimane di scontri a fuoco sono stati uccisi più giornalisti che soldati". L'INSI è un network mondiale creato per combattere contro gli attacchi ai giornalisti: non si tratta solo di tragedie personali, ma di atti che danneggiano la democrazia e ostruiscono il fluire delle notizie e dell'informazione intorno al mondo. "Quando scoppia una guerra si assiste sempre alla manipolazione dei media e alla cattiva informazione. Per questo è importante che sia riportato in modo indipendente quello che accade in Iraq, prima, durante e dopo l'eventuale conflitto" ha ribadito l'INSI, che ha anche ammonito ai giornalisti di essere professionali e cauti, dato che la tensione nel paese continua a crescere. Il testo della lettera Signore e Signori, Nella prospettiva di una nuova guerra nel Golfo Persico, l'Istituto Internazionale per la Sicurezza della Stampa (INSI), una coalizione senza precedenti nel settore dei mass media, composta di giornalisti e di gruppi a difesa della libertà di stampa e delle organizzazioni internazionali, esorta tutte le parti interessate a rispettare la sicurezza e l'integrità dei giornalisti presenti sul campo di battaglia. Negli ultimi anni il numero di impiegati nel settore dell'informazione uccisi e perseguitati nell'esercizio delle proprie funzioni, è aumentato considerevolmente. Circa 65 tra giornalisti e impiegati nel settore dell'informazione, sono stati uccisi l'anno scorso. Molti altri sono stati vittime di violenza da parte di gruppi che si sentivano minacciati dal lavoro che essi svolgevano. Una nuova eventuale guerra in Iraq metterà altre centinaia di giornalisti nel mirino di una nuova ondata di violenza. Se taluni giornalisti viaggeranno al seguito delle forze armate dispiegate per la guerra e quindi sotto la loro protezione, ce ne saranno molti altri che agiranno da soli. Tutti sentono il dovere di informare sulla guerra e i suoi effetti sulla popolazione locale in maniera indipendente e non censurata. Questo fa di tutti loro un bersaglio potenziale, come si è assistito nei territori palestinesi, dove dei cameraman, perché è principalmente di loro che si tratta in questi casi, sono stati uccisi o colpiti; o ancora in Afghanistan, dove in sole due settimane di guerra sui territori, sono stati uccisi più giornalisti che soldati. L'Istituto Internazionale per la Sicurezza della Stampa, di cui noi siamo i fondatori, è una rete mondiale creata allo scopo di rispondere in maniera forte agli attacchi ai danni dei giornalisti. Questi attacchi non costituiscono semplicemente delle tragedie personali, bensì mettono in serio pericolo la democrazia e riducono la circolazione delle notizie e dell'informazione in tutti i paesi del mondo. L'INSI ricorda a tutte le forze armate e ai loro comandanti che tutti coloro che lavorano nel settore dell'informazione sono civili non combattenti che godono della protezione del diritto internazionale. Le Convenzioni di Ginevra chiedono che vengano rispettati i diritti dell'uomo e quindi del giornalista in tempo di guerra. I giornalisti sono considerati dei civili e debbono quindi essere protetti contro ogni forma di violenza: minacce, carcerazione e tortura. Più specificamente, non è assolutamente tollerabile che i giornalisti o i luoghi dove questi si raccolgono per lavorare, come le sedi dei giornali, i centri di diffusione delle notizie o qualsivoglia edificio non militare, possano essere considerati dei potenziali bersagli. Ogni volta che si parla di guerra, si finisce sempre in una nebbia cupa fatta di delusioni, disinformazione e manipolazione dei mezzi di informazione. Ecco perché è fondamentale poter beneficiare di una copertura indipendente rispetto a quella presente in Iraq, prima, durante e dopo la guerra. Chiediamo ai giornalisti e a tutti coloro che lavorano nel settore dell'informazione di comportarsi da professionisti e di giocare la carta della sicurezza, ma chiediamo ugualmente a tutte le parti coinvolte di non prendersela con i media e di impegnarsi a garantire la sicurezza dei giornalisti. Chris Cramer Presidente Onorario INSI Rodney Pinder Direttore INSI Johann P. Fritz Direttore dell'Istituto Nazionale della Stampa (IPI) Aidan White Segretario Generale Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ)

@fnsisocial

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