(ANSA) - BARI, 20 FEB - Il gup del Tribunale di Bari Giovanni Anglana ha ammesso la costituzione di parte civile della giornalista del Tg1 Maria Grazia Mazzola, di Rai, Associazione Stampa romana, Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi), Comune di Bari, Ordine nazionale dei Giornalisti e Libera nell'udienza preliminare sull'aggressione con l'aggravante mafiosa del 9 febbraio 2018 ai danni della cronista Mazzola. La giornalista Rai sarebbe stata aggredita dalla pregiudicata 44enne Monica Laera, moglie del boss del clan Strisciuglio di Bari Lorenzo Caldarola e lei stessa condannata per mafia. Il giudice non ha ammesso come parti civili il Centro Antiviolenza Renata Fonte, dell'associazione Giraffa e dell'Unione delle Donne d'Italia (Udi).
Stando alla denuncia della vittima, documentata da video, e all'ipotesi accusatoria, l'imputata avrebbe minacciato la cronista e l'avrebbe colpita con un pugno al volto, in reazione alla richiesta di informazioni sui procedimenti penali a carico del figlio Ivan, all'epoca minorenne, mentre in quel momento all'interno dell'abitazione della famiglia Caldarola, nel quartiere Libertà di Bari (la giornalista era in strada), era allestita una camera ardente perché la stessa mattina era deceduta una familiare. Nel processo è imputata anche la 59enne Angela Ladisa, consuocera della Laera, accusata di oltraggio a pubblico ufficiale. Entrambe le imputate hanno chiesto di essere processate con il rito abbreviato. La discussione è fissata per l'udienza del 14 maggio.
All'esterno dell'aula di udienza si è tenuto anche oggi un presidio di solidarietà alla collega del Tg1. Nel pomeriggio Libera ha organizzato nell'Università di Bari un dibattito sul tema 'L'informazione libera dalle mafie', durante il quale sarà lanciata l'hashtag #fuorigiovanidallemafie. (ANSA)
«Il giudice con il proprio provvedimento ha "certificato" la fondatezza delle argomentazioni della Fnsi a sostegno della costituzione di parte civile così confermando, ancora una volta, la titolarità del sindacato in proprio e a sostegno dei giornalisti per la tutela della libertà di informazione e di manifestazione del pensiero», commentano Francesco Paolo Sisto e Roberto Eustachio Sisto, che assistono nel procedimento la Federazione nazionale della Stampa italiana.