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Lutto 23 Set 2013

Addio Antonio Solaro memoria de l’Unità

Pubblichiamo l’articolo comparso su l’Unità del 21 settembre firmato da Roberto Roscani:“Anche i lettori più attenti dell’Unità probabilmente non ricordano il suo nome. Non firmava articoli (l’ha fatto raramente e solo sulla sua grande passione, la Grecia) ma il giornale non sarebbe uscito ogni giorno senza il suo lavoro. Antonio Solaro se n’è andato, portato via tra tanto, troppo dolore, da una lunga malattia.

Pubblichiamo l’articolo comparso su l’Unità del 21 settembre firmato da Roberto Roscani:
“Anche i lettori più attenti dell’Unità probabilmente non ricordano il suo nome. Non firmava articoli (l’ha fatto raramente e solo sulla sua grande passione, la Grecia) ma il giornale non sarebbe uscito ogni giorno senza il suo lavoro. Antonio Solaro se n’è andato, portato via tra tanto, troppo dolore, da una lunga malattia.

Era il capo dell’archivio dell’Unità, dell’archivio notizie, perché alla parte fotografica ci pensava Stellina. E l’archivio era, negli anni Settanta, il cuore: occupava l’intero pian terreno, tra grandi armadi e grandi cassettiere piene di buste ordinatissime che a loro volta contenevano i ritagli. Prima dei computer i giornali si leggevano, si valutavano, si ritagliavano uno per uno tutti i santi giorni. Non era un lavoro da travet e Antonio era tutto meno che un travet: bisognava innanzitutto capire le notizie, scegliere gli articoli migliori, seguire gli eventi nel corso degli anni. Con Antonio potevi metterci la mano sul fuoco, le sue buste erano impeccabili. 
Ma stringere Antonio Solaro nel suo lavoro sarebbe sciocco, perché aveva una intelligenza curiosa e una cultura eclettica, profonda e acuta e una umanità paziente e aperta. Aveva avuto una vita che a raccontarla oggi sembra un romanzo. I Solaro erano originari di Domodossola, ma un nonno era finito a Smirne dopo la guerra di Crimea e la madre era greca. La famiglia era andata a vivere ad Alessandria d’Egitto. Quando Antonio vi nacque nel 1927 Costantino Kavafis era appena morto e la sua fama illuminava la città e la sua comunità di lingua greca, gli italiani che vivevano lì si chiamavano Giuseppe Ungaretti o Fausta Cialente. 
In questo crogiolo Antonio studia al Cairo e poi alla Sorbona: doveva frequentare legge, finì nei corsi di cinema di Sadoul. Insieme alla cultura la politica, la scelta politica: da comunista cercò di arruolarsi con la resistenza greca negli anni dolorosi della guerra civile. Non ci riuscì perché Stalin decise che i partigiani addestrati in Ungheria non dovessero partire. Da qui la peregrinazione che lo porta prima in Romania e quindi il ritorno in Italia, dove comincia a lavorare per il giornale ateniese Avghi (Alba, come chiamerà sua figlia). 
Arrivò all’Unità e da giornalista fu mandato in archivio. Il golpe del ‘67 ne fece una specie di santo protettore dei profughi che dalla Grecia arrivavano a Roma. Alla stazione s’infilavano in un taxi e chiedevano di esser portati «da Antonio Solaro all’Unità»: che si chiamassero Mikis Theodorakis o fossero semplici fuggitivi. Sarebbe da scriverci un romanzo, da farci un film eppure lui si portava tutto sulle spalle con umiltà e nonchalance. Addio Antonio”.

Martedì 24 settembre la camera ardente dalle 11 alle 12.30 al San Camillo, alle 14 una cerimonia laica alla Chiesa Valdese di piazza Cavour, per salutarlo, con un po' di musica e amici e ricordi non commemorativi.

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