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Il giornalista Amedeo Ricucci (Foto: @USIGRai)
Lutto 11 Lug 2022

Addio ad Amedeo Ricucci, inviato di guerra Rai. Usigrai: «Orgoglio del servizio pubblico»

Dalla Palestina, dove fu testimone dell'uccisione di Raffaele Ciriello, al suo sequestro, con altri colleghi, in Siria «si è sempre battuto per essere dove accadevano le notizie e le storie, anche a rischio della vita», ricordano i rappresentanti sindacali. Aveva 63 anni. Stava male da tempo.

È morto lunedì 11 luglio 2022 il giornalista Rai Amedeo Ricucci, aveva 63 anni. Stava male da tempo. Fu inviato di Professione Reporter, Mixer, TG1 e La Storia siamo noi, seguendo i più importanti conflitti degli ultimi vent'anni, dal Kosovo, dall'Afghanistan all'Iraq.

Era con Ilaria Alpi e Miran Hrovatin nel viaggio in Somalia, che nel 1994 si concluse con l'uccisione della giornalista del Tg3 e del suo cameraman. Era presente anche al momento dell'uccisione del fotografo del Corriere della Sera, Raffaele Ciriello, avvenuta a Ramallah nel 2002.

Nel 2013 fu sequestrato in Siria, assieme ad altri tre giornalisti italiani ad opera del Fronte al-Nusra. I quattro furono liberati dopo 11 giorni dopo che era stato mantenuto il silenzio stampa per tutta la durata del sequestro.

«Amedeo Ricucci ci ha lasciato, inviato per definizione, orgoglio del servizio pubblico. Nonostante la malattia che lo tormentava da tempo ha lavorato fino alla fine cercando storie non solo in quei Paesi lontani e pericolosi, che conosceva benissimo, ma anche nella sua Calabria, dove si è spento», il ricordo dell'Usigrai.

«Dalla Palestina, dove fu testimone dell'uccisione di Raffaele Ciriello, al suo sequestro, con altri colleghi, in Siria, Amedeo si è sempre battuto per essere dove accadevano le notizie e le storie che il servizio pubblico aveva il dovere di raccontare. Anche a rischio della propria vita. È una perdita per noi giornalisti e per la nostra azienda», prosegue l'esecutivo Usigrai, che «si stringe intorno ai suoi familiari e a suoi amici, ricordandolo anche come sindacalista agguerrito, in prima fila nella difesa dei diritti dei lavoratori».

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