«Alberto è partito per la sua ultima salita in montagna». È morto Alberto Papuzzi, giornalista, saggista e docente universitario. Nato a Bolzano nel 1942, Papuzzi ha compiuto 80 anni il 3 agosto. Aveva cominciato l'attività a Venezia a Il Gazzettino nel 1961, era professionista dal 1965. Nel 1975 arrivò alla Gazzetta del Popolo, di Torino, per poi passare a La Stampa e, per un breve periodo, a l'Unità.
Alla fine degli anni '70 una parentesi più letteraria, scelse di lavorare alla casa editrice Einaudi, per poi tornare a La Stampa. È stato direttore de L'indice dei libri del mese e responsabile dei concerti dell'Unione musicale. Ha insegnato alla Scuola Holden e alla scuola di giornalismo Rai di Perugia.
Ha pubblicato diversi libri, manuali di tecnica e deontologia giornalistica ("Professione giornalista", "Letteratura e giornalismo", "Il giornalismo morale", scritto con Annalisa Magone), su cui hanno studiato decine di colleghi e studenti di Scienze della comunicazione.
Ha curato l'autobiografia di Norberto Bobbio, ha raccontato il carattere del direttore de La Stampa "Gidibì" ("Giulio De Benedetti, il potere e il fascino del giornalismo"), le lotte per il riconoscimento della dignità ai malati mentali ("Portami su quello che canta, processo a uno psichiatra"), le battaglie del magistrato Raffaele Guariniello in difesa dei nuovi diritti.
«Papuzzi ha scritto molto, ma ha saputo molto ascoltare. Se la cultura ha un senso (civiltà, istruzione, educazione, sapienza), Papuzzi l'ha incarnata e coniugata con l'impegno civile. Un impegno che non ha risparmiato con tutti noi della Subalpina, di cui è stato presidente dal 2003 al 2012, a fianco dei segretari Ettore Boffano, Franco Tropea ed Alessandra Comazzi, e poi ancora presidente dei Probiviri fino al 2015», ricorda il sindacato regionale.
«Lavorare per il sindacato – prosegue l'Assostampa – significava, per Papuzzi, stare dalla parte del lavoro. Con determinazione, con la capacità di comprendere gli stati d'animo altrui. Soltanto Papuzzi poteva scrivere "Quando torni: una vita operaia", l'esperienza di un metalmeccanico, sindacalista, che attraversa trent'anni di storia in Italia, dall'"autunno caldo" a Mani Pulite, scambiandosi messaggi e riflessioni con la moglie su un'agenda, perché anche lei è operaia, e fanno i turni, per cui si vedono solo nei fine settimana».
Il sindacato dei giornalisti esprime «vicinanza alla famiglia, ai figli, ai quali porgiamo le nostre sincere condoglianza. E porgiamo ad Alberto Papuzzi l'ultimo saluto, con profonda gratitudine per il suo impegno e per il suo operato». (Da: stampasubalpina.it)