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Editoria 08 Nov 2014

Addio a "Padania", il quotidiano voluto da Bossi

Il primo numero, datato 8 gennaio 1997, portava in copertina il titolo 'Ministeri a delinquere', aveva un articolo di spalla di Umberto Bossi, e di taglio una 'foto-notizia': un uomo col cappello in mano a chieder la carità e la didascalia 'Uno Stato da abbandonare prima di finire così'. Era, la Padania, il giornale guerriero di una Lega che si rappresentava guerriera e federalista ma con forti venature secessioniste. Il quotidiano leghista, fortemente voluto da Bossi, che da sempre tra i suoi pallini ha il giornalismo e la comunicazione, dal primo dicembre prossimo non sarà più in edicola.

Il primo numero, datato 8 gennaio 1997, portava in copertina il titolo 'Ministeri a delinquere', aveva un articolo di spalla di Umberto Bossi, e di taglio una 'foto-notizia': un uomo col cappello in mano a chieder la carità e la didascalia 'Uno Stato da abbandonare prima di finire così'. Era, la Padania, il giornale guerriero di una Lega che si rappresentava guerriera e federalista ma con forti venature secessioniste. Il quotidiano leghista, fortemente voluto da Bossi, che da sempre tra i suoi pallini ha il giornalismo e la comunicazione, dal primo dicembre prossimo non sarà più in edicola.

Lo ha annunciato stamani, in prima pagina, lo stesso quotidiano di via Bellerio informando  che venerdì dopo un incontro tra Matteo Salvini e il presidente dell'Editoriale Nord Ludovico Gilberti è stato comunicato al Comitato di redazione del giornale l'avvio della cassa integrazione per tutti i dipendenti a partire dal primo dicembre.  
Non ci sono più quattrini in via Bellerio, questa la sostanza dei fatti, e i tagli ai fondi per l'editoria sono stati il colpo di grazia per il quotidiano cui Bossi, fin dal titolo evocativo, affidò il compito di diffondere l'immagine il sogno della Padania indipendente.   Interpellato dall'ANSA sulla chiusura del quotidiano, la cui foliazione ormai da tempo è ridotta a 12 pagine, Matteo Salvini ha spiegato che "la Lega è al risparmio su tutto e quindi non ha rinnovato il proprio contributo all'editoriale nord. Ma in questo caso si tratta anche dell'ennesimo bavaglio calato dal Governo Renzi che riduce i contributi per l'editoria che esistevano da anni". 
 "La Lega è al risparmio - aggiunge il leader leghista – ma comunque non ci arrendiamo e, coinvolgendo i giornalisti della Padania, stiamo lavorando per trovare una soluzione per rimanere quantomeno su internet". Soluzione al momento tutta da trovare. Spiega la direttrice Aurora Lussana, che assunse la direzione giusto due anni fa, quando era ormai iniziata la parabola discendete dei mezzi a disposizione del quotidiano: "Indubbiamente ci sono stati anche errori gestionali interni nel passato  ma questa botta del taglio al fondo per l'editoria ha decurtato dell'80% i nostri introiti e poiché‚ la Lega non può più garantirci il contributo che ha sempre dato siamo in ginocchio. Fin dal marzo scorso - aggiunge la direttrice che andrà in cassa integrazione con 14 giornalisti e 5 tipografi - abbiamo ridotto all'osso le spese, fatto tagli anche di personale, sacrifici di ogni tipo ma non basta. Col taglio drammatico dell'oligarca Renzi per noi finisce la corsa". (di Maurizio Lucchi)   (MILANO, 8 NOVEMBRE - ANSA)

LEGA: GALLIZZI (FNSI), SOLIDARIETÀ A COLLEGHI PADANIA

"Vicinanza e solidarietà ai colleghi de 'La Padania' con la speranza che possa essere trovata una soluzione positiva per il loro futuro lavorativo". E' quanto scrive in una nota Pierfrancesco Gallizzi, consigliere della Fnsi e dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti, commentando, a nome del Movimento Liberi Giornalisti, la notizia dello stop alla pubblicazione de 'La Padania' a partire dal prossimo primo dicembre.   
"Questo è solo l'ultimo di una serie di casi – aggiunge Gallizzi - che evidenzia come la crisi stia cancellando migliaia di posti di lavori anche nel nostro settore. E' necessario che il Governo e tutte le parti politiche rappresentate al Parlamento prendano in seria considerazione, da subito, quanto sta accadendo in un comparto, quello dell'editoria e dell'emittenza radiotelevisiva, da ritenersi fondamentale per la democrazia.  Solo con una informazione pluralista, infatti, un Paese è davvero democratico". (MILANO, 8 NOVEMBRE - ANSA)

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