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Sindacale 09 Giu 2008

A Bari per il Centenario del Sindacato, Franco Siddi: “Le nuove sfide e un ritardo di tre anni impongono di fare un buon contratto Sulle intercettazioni l'ipotesi dei cinque anni di carcere è inaccettabile”

''Oggi ci sono sfide veramente nuove per tutti, dalla multimedialità alle nuove modalità di espressione del giornalismo che si fa in più luoghi e con strumenti diversi. È la sfida nuova che vogliamo affrontare per fare un contratto decente nel 2008, dopo tre anni di silenzio e di diserzione degli editori dal tavolo negoziale''. Lo ha detto il segretario della Fnsi, Franco Siddi, a margine di un convegno per il centenario del sindacato dei giornalisti.

''Oggi ci sono sfide veramente nuove per tutti, dalla multimedialità alle nuove modalità di espressione del giornalismo che si fa in più luoghi e con strumenti diversi. È la sfida nuova che vogliamo affrontare per fare un contratto decente nel 2008, dopo tre anni di silenzio e di diserzione degli editori dal tavolo negoziale''. Lo ha detto il segretario della Fnsi, Franco Siddi, a margine di un convegno per il centenario del sindacato dei giornalisti.

''Già nel 1911 eravamo impegnati a fare i contratti di lavoro e a combattere contro chi immaginava che i contratti di lavoro dovessero essere solo a tempo determinato - ha proseguito - oggi, da un certo punto di vista, siamo sulla stessa trincea. La libertà di informazione all'epoca viveva delle pressioni, parlo del 1908. Allora c'era chi immaginava di dover mettere delle forti limitazioni allo Statuto liberale albertino. Oggi c'è chi dice che le intercettazioni telefoniche devono diventare un motivo per comprimere una parte del diritto di cronaca. Noi non ci stiamo. Ci sono battaglie vecchie e nuove che si ripropongono''. Secondo Siddi, inoltre, ''in più oggi abbiamo un'evoluzione dell'industria e del sistema dell'informazione che chiede cambiamenti importanti. Li chiede alle imprese e anche ai giornalisti''. (ANSA) ''Oggi ci sono sfide veramente nuove per tutti: dalla multimedialità alle nuove modalità di espressione del giornalismo che si fa in più luoghi e con strumenti diversi. E' la sfida nuova che vogliamo affrontare per fare un contratto decente nel 2008 che viviamo dopo tre anni di silenzio e di diserzione degli editori dal tavolo negoziale''. Lo ha detto il segretario della Federazione Nazionale della Stampa, Franco Siddi, parlando a Bari a margine di un convegno per il cententario del sindacato dei giornalisti. ''Gia' nel 1911 - ha aggiunto - eravamo impegnati a fare i contratti di lavoro e a combattere contro chi immaginava che i contratti di lavoro dovessero essere solo a tempo determinato. Oggi siamo sulla stessa trincea, se vogliamo, sotto un certo punto di vista. La libertà di informazione all'epoca viveva delle pressioni, parlo del 1908. Allora c'era chi immaginava di dover mettere delle forti limitazioni allo statuto liberale albertino. Oggi c'è chi dice - ha sottolineato Siddi - che le intercettazioni telefoniche devono diventare un motivo per comprimere una parte del diritto di cronaca. Noi non ci stiamo. Ci sono battaglie vecchie e nuove che si ripropongono. In più oggi abbiamo un'evoluzione dell'industria e del sistema dell'informazione che chiede cambiamenti importanti. Li chiede alle imprese e anche ai giornalisti''. Dopo l'intervento dell'assessore regionale al Turismo, Massimo Ostillio, Siddi si è soffermato, anche attraverso i filmati, sui 100 anni di informazione e sindacato in Italia e poi ha consegnato le targhe ad alcuni dei segretari che si sono succeduti alla carica della Fnsi della Puglia, insieme all'attuale segretario regionale del sindacato, Felice Salvati. ''Il sindacato dei giornalisti - ha concluso il segretario nazionale della Fnsi - ha come sua missione centrale fare i contratti di lavoro, promuovere la democrazia dell'informazione e tutelare la libertà di stampa''. (ADNKRONOS) Sulla questione delle intercettazioni ''la Fnsi non vuole fare battaglie ideologiche, né battaglie contro un governo di un particolare colore politico. La censura non è mai un valore né una condizione liberale'', e l'''ipotesi dei cinque anni di carcere è inaccettabile''. Lo ha detto il segretario della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, che oggi partecipa a Bari ad un convegno per celebrare il centenario della Fnsi. ''Non propaliamo intercettazioni, come ha detto il presidente Berlusconi - ha detto ancora - ma diamo notizie. Sarebbe in qualche modo un reato non dare le notizie''. ''I bavagli - ha detto ancora - non sono la risposta, rispetto a una società che presenta molte ingiustizie''. Secondo Siddi, inoltre, oggi il concetto di tutela della privacy viene richiamato a sproposito. ''Certamente tutte le persone che finiscono sotto intercettazione - ha detto - hanno diritto alla tutela degli aspetti delicati della propria identità personale e della propria dignità umana. Su questo siamo pronti a discutere. C'è già una legge. Se non funziona la si corregga ma non si dica che bisogna fare nuove leggi per questo o addirittura immaginare cinque anni di galera per i giornalisti''. Secondo Siddi, inoltre, la categoria dei ''giornalisti è sotto tiro''. ''Non è una novità - ha aggiunto - Ma oggi la pressione è più forte perché i poteri accettano poco di essere disturbati e invece l'informazione ha anche il ruolo di disturbare il manovratore, se questo c'è''. (ANSA) INTERCETTAZIONI: SIDDI, GIORNALISTI CATEGORIA SOTTO TIRO ''La categoria è sotto tiro''. Lo ha affermato, riferendosi ai giornalisti, il segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, intervenendo a Bari a un convegno organizzato in occasione del centenario della Fnsi che si tiene fino a stasera nell'Hotel Palace, dove è possibile visitare una mostra itinerante. ''Non è una novità in assoluto - ha spiegato a margine - perché credo che il giornalismo sia stato sempre un po' sotto la pressione delle piazze, delle fazioni e della politica. Oggi è molto più sotto tiro perché i poteri accettano poco di essere disturbati. E, invece, l'informazione, come ruolo, ha anche quello di disturbare il manovratore, se questo c'è. ''Credo che la privacy, oggi, viene invocata a sproposito. Non mi risulta che sotto intercettazione della giustizia finisca la gente comune. Finiscono delinquenti, presunti o abituali, o magari personalità pubbliche che si sospetta abbiano avuto a che fare con qualche fatto meritevole di essere chiarito. Certamente tutte le persone che finiscono sotto intercettazione - ha osservato Siddi - hanno diritto alla tutela degli aspetti delicati della propria identità personale e della propria dignità umana. Su questo siamo pronti a discutere. C'è già una legge. Se non funziona la si corregga ma non si dica che bisogna fare nuove leggi per questo o addirittura immaginare 5 anni di galera per i giornalisti''. Sulle intercettazioni, ha assicurato Siddi, la Fnsi ''non vuole fare battaglie ideologiche, né battaglie contro un governo di un particolare colore politico. La censura non è mai un valore né una condizione liberale''. Secondo Siddi l'ipotesi dei ''cinque anni di carcere è inaccettabile. Non propaliamo intercettazioni, come ha detto il presidente Berlusconi, ma diamo notizie'', ha sottolineato. ''Sarebbe in qualche modo un reato non dare le notizie. Talvolta i giornalisti si sono limitati a fare da buca delle lettere ma non va bene che si nascondano le notizie. I bavagli non sono la risposta, rispetto a una società che presenta molte ingiustizie''. ''L'informazione ha il dovere di dipanare i misteri, di cercare di far conoscere notizie che qualcuno vorrebbe che non si sapessero. La Convenzione europea dei diritti dell'uomo e la corte di Giustizia europea - ha proseguito Siddi - hanno dichiarato che questi elementi di conoscenza importanti, le notizie di interesse pubblico, ancorché acquisite in forme un po' particolari, magari da intercettazioni telefoniche, prevalgono su qualsiasi esigenza di segretezza, anche di indagine. Perché nelle buone democrazie osservare come funzionano le indagini è un compito che spetta all'informazione ed è un'attività di garanzia democratica. Certo c'è un problema di eccessi - ha ammesso - si parla di privacy. Ma stiamo attenti a non confondere la privacy, a non utilizzare la privacy artatamente per comprimere delle libertà''. ''La privacy riguarda gli affetti personali, la salute, la sfera sessuale dell'individuo - ha precisato Siddi - Se in questi casi qualche giornalista abusa o ha compiuto un eccesso, è giusto che paghi per la sua parte, dal punto di vista deontologico o come la legge riterrà opportuno. Ma non si può invocare la privacy per notizie di cronaca che vengono date, assolutamente no''. La categoria dei giornalisti, ha detto infine è sotto il tiro ''delle imprese che non vogliono fare il contratto, dei poteri finanziari che li vedono come un intralcio e della politica che vorrebbe una stampa amica e non una stampa che fa informazione''. (ADNKRONOS) GIORNALISTI: SIDDI, HANNO COMPITO DIFENSORI CIVICI COMUNITÀ SOPRATTUTTO DI QUELLE CHE NON RIESCONO AD AVERE VOCE IN SEDI ISTITUZIONALI I giornalisti e la stampa hanno anche il ruolo, in questa fase storica del paese, ''di supplire a un'assenza di parte del paese dalle rappresentanze del Parlamento''. Lo ha sottolineato Franco Siddi, segretario della Federazione Nazionale della Stampa, a Bari, intervenendo a un convegno in occasione del centenario del sindacato. ''I giornalisti e i giornali - ha spiegato poi a margine – hanno il compito un po' di diventare sempre più i difensori civici delle comunità, soprattutto di quelle che non riescono ad avere voce magari nelle sedi istituzionali e di alta rappresentanza dei loro problemi. Questo è un lavoro importante e essenziale per la convivenza civile. Io credo - ha concluso - che lo capisca meglio la mia categoria, lo capiamo meglio noi stessi come professionisti, ma che lo percepisca bene, per il suo valore, il paese e la comunità nazionale''. (ADNKRONOS)

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