La vicenda è grottesca e avvilente, ridicola e irritante. E avremmo voluta lasciarla nel pietoso silenzio che meritava, se tanti amici e colleghi, sentendosi comprensibilmente offesi, non ci avessero chiesto di replicare con decisione.
In sostanza: la ‘Lettera 22’, come altri oggetti e marchi industriali particolarmente noti (dalla Nutella alla Ferrari, per capirci), è divenuta nel tempo un simbolo, un significante carico di valenze metaforiche, l’allegoria di un messaggio ben più ampio e profondo del suo pur grandissimo successo commerciale. In particolare, questa macchina da scrivere è da molto tempo l’emblema di un giornalismo avventuroso e coraggioso, libero e indipendente: così la intendono molti colleghi, persone, associazioni, alcune delle quali, come la nostra (www.lettera22.info), ne hanno voluto assumere il nome. Ora un gruppo nostro omonimo cerca di rivendicare la primogenitura di un marchio che non gli appartiene e che esso ha semplicemente preso a modello, esattamente come abbiamo fatto noi e altri ancora. Questo tentativo, sostenuto con tronfie accuse di ‘imitazione’ nei nostri riguardi, è - come dicevamo - grottesco e ridicolo. Ma oltre a lamentare la nostra scelta di ispirarci alla Lettera 22 come un pregiudizio a non si capisce quale copyright, questo gruppo adombra il sospetto che nel nostro caso il nome non derivi dalla ‘mitica’ macchina da scrivere, bensì da una complessa alchimia ideologico-cronologica. Attenzione, perché qui si passa a un discorso insieme ridicolo e offensivo, che lambisce il delirio. “Quel che ci ha davvero preoccupati sono state le indiscrezioni apparse sulla stampa” che “apparentano questi signori ai riferimenti nostalgici della marcia su Roma del Ventidue”, dicono gli omonimi. E ancora: “Leggi: marcia su Roma. Roba che ora è di gran moda”. Beh, che la ‘nostra’ Lettera 22 sia semplicemente la type writer di montanelliana memoria lo chiarisce inconfutabilmente, anche a chi non sa leggere l’italiano, il logo dell’associazione. Ed il parallelo con l’anno di nascita del regime fascista è il parto di una fantasia malata di pregiudizio ideologico: a noi, onestamente, prima di leggerlo in queste farneticazioni non era proprio venuto in mente. Riprendendo un termine usato dai nostri omonimi, siamo sì davanti a un caso di ‘plagio’: ma non nel senso della loro assurda rivendicazione di prelazione su un marchio che hanno preso in prestito, bensì del plagio mentale, perché solo una mente obnubilata può arrivare a tanto. Siamo semmai noi, a dirla tutta e continuando a riprendere il loro lessico accusatorio, a temere che l'attività commerciale (si tratta di un service editoriale) di questi signori, coperta con lo strumentale richiamo alla Lettera22, getti ‘un'ombra’ sulla nostra associazione meramente volontaria e culturale di giornalisti impegnati nella difesa della ‘libertà di informazione’ contro ogni tentativo di ‘omologazione’ (citiamo dal nostro statuto: www.lettera22.info). Un’associazione che, se ci fosse bisogno di specificarlo, raccoglie adesioni di giornalisti con posizioni politiche, culturali e ideologiche molto diverse tra loro. Che è aperta a chiunque voglia iscriversi senza alcuna preclusione. Che sin dai primissimi interventi pubblicati sul sito ha chiarito di non essere un’associazione ‘di destra’: destra che, comunque, è cosa un tantino diversa dal fascismo, come gli italiani, con il voto delle recenti elezioni politiche e amministrative, hanno dimostrato di avere perfettamente capito. Un’associazione cui partecipano persone che non hanno niente a che vedere con quel Ventennio e quindi non hanno proprio nulla da ‘abiurare’. Un’associazione che nella giornata della sua costituzione ha visto la presenza e gli interventi di colleghi come Roberto Natale, Presidente Fnsi, Fabio Morabito e Paolo Butturini, rispettivamente Presidente e Segretario di Stampa romana, che cogliamo l’occasione di ringraziare nuovamente per l’attenzione ed il rispetto mostrati nei confronti della nostra attività. Durante quella giornata, avevamo anche spiegato che tra i tanti motivi che ci hanno spinto a scegliere il numero 22 cera quello del significato che esso assume nella smorfia napoletana: ‘o pazzo. Era una battuta, ma c’è più verità in questo collegamento cabalistico che nei deliri partoriti dai colleghi che lavorano per questo service commerciale casualmente omonimo… probabilmente in cerca di pubblicità gratuita. Paolo Corsini (Presidente Associazione Lettera22)