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Osservatorio sui media 25 Gen 2011

WikiLeaks: l’etica hacker danneggia i media partecipativi?

Puntando a «fare la guerra alle superpotenze» e a rivangare obsolete teorie cospirative, WikiLeaks  – osserva Bernardo Parrella su Apogeonline – si pone come una sorta di avanguardia interessata soprattutto ai riflettori mediatici, nel bene e nel male. Rischiando così di creare inutili scontri ideologici nello stesso fluire digitale e di provocare un effetto boomerang proprio ai danni di quei netizen che meglio sanno come perseguire ritmi e obiettivi locali

Puntando a «fare la guerra alle superpotenze» e a rivangare obsolete teorie cospirative, WikiLeaks  – osserva Bernardo Parrella su Apogeonline – si pone come una sorta di avanguardia interessata soprattutto ai riflettori mediatici, nel bene e nel male. Rischiando così di creare inutili scontri ideologici nello stesso fluire digitale e di provocare un effetto boomerang proprio ai danni di quei netizen che meglio sanno come perseguire ritmi e obiettivi locali

Nell’odierno villaggio globale – condiviso, partecipato, orizzontale – ha poco senso incensare cyber-elite che svelano al mondo segreti di Stato o i conti offshore dei Vip, veri o presunti che siano. Né conviene a nessuno fare di Assange un eroe dell’etica hacker, per tenerlo invece a più modesto e concreto esempio di trasparenza e attivismo per la vita di tutti i giorni. Quel che conta è tirarsi su le maniche per allargare l’area della partecipazione, passo dopo passo, online e offline.

E’ così che Bernardo Parrella, in un articolo su Apogeonline, analizza l’ impatto che la ‘’filosofia’’ che sta alla base di WikiLeaks potrebbe avere sul giornalismo partecipativo, chiedendosi: L’etica di WikiLeaks nuoce ai citizen media?

La risposta è in gran parte affermativa.

Mirando a «fare la guerra alle superpotenze» e a rivangare obsolete teorie cospirative, WikiLeaks – osserva Parrella – si pone come una sorta di avanguardia interessata soprattutto ai riflettori mediatici, nel bene e nel male. Rischiando così di creare inutili scontri ideologici nello stesso fluire digitale e di provocare un effetto boomerang proprio ai danni di quei netizen che meglio sanno come perseguire ritmi e obiettivi locali.

(continua su Lsdi)

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