“La vertenza che riguarda la redazione de il Messaggero si va inasprendo sempre più, ma in controluce mostra anche il suo rilievo di questione nazionale nel panorama dell’editoria italiana. Siamo di fronte a un editore impuro che, all’indomani della firma del contratto nazionale, ha avviato un piano di ristrutturazione in varie testate del suo gruppo: il Mattino di Napoli, Il Gazzettino e, appunto, il Messaggero.
Il numero di esuberi indicati nella testata romana, 48, rappresenta un taglio pesantissimo che mette a rischio l’identità stessa del giornale, la sua funzione di organo di informazione nazionale e di punto di riferimento della regione Lazio. Anche sotto il profilo del conto economico appare del tutto evidente la sproporzione, anche in prospettiva, fra gli effetti di una crisi che attanaglia il settore editoriale e i sacrifici chiesti alla redazione che non possono non avere effetti sulla qualità dell’informazione e sul futuro della testata. L’impressione è che Caltagirone guidi quella parte degli editori che, complici le reali difficoltà, tende a rendere residuale il ruolo dei giornalisti nella fattura del giornale. Ma questo attacco per la sua dimensione e profondità, per i riflessi su una questione come la libertà di informazione, non può nonavere riflessi più generali sul ruolo che devono svolgere il dipartimento dell’Editoria, il Ministero del Lavoro e quello del Tesoro. Va attentamente ridefinito il delicato equilibrio fra risorse destinate al settore, agli ammortizzatori sociali e allo sviluppo, parte, quest’ultima, sempre relegata al ruolo di “foglia di fico” dei piani editoriali presentati. Penso che la Fnsi dovrebbe chiedere al Governo una pausa di riflessione, eccezion fatta per i casi di crisi reale, provando disegnare un percorso alla luce delle risorse disponibili, della loro possibile ricollocazione in una prospettiva di rilancio e modernizzazione del settore.