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Il giornalista Roberto Di Matteo (Foto: ANSA/Facebook)
Internazionale 08 Ott 2017

Venezuela, fermato e poi rilasciato giornalista italiano. Fnsi: «Il regime imbavaglia la stampa. Basta arresti»

Roberto Di Matteo era stato arrestato con due colleghi, uno svizzero e un venezuelano, mentre stavano conducendo un'inchiesta sul carcere di Tocoron, nel nord del Paese. Farnesina, sindacato nazionale dei lavoratori della stampa e altre organizzazioni si erano subito attivate.

È stato rilasciato Roberto Di Matteo, il giornalista italiano fermato con due colleghi in Venezuela mentre tentavano di entrare nel carcere di Tocoron, nello Stato di Aragua, per condurre un'inchiesta. La notizia è stata diffusa dal sindacato nazionale dei giornalisti, Sntp (Sindicato Nacional de Trabajadores de la Prensa), che ha seguito la vicenda fin dall'inizio.

Con Di Matteo, originario di Bari, erano stati fermati dalla Guardia Nazionale Bolivariana lo svizzero Filippo Rossi ed il venezuelano Jesus Medina. L'Sntp ha subito chiesto alle autorità di fornire "informazioni reali" su dove si trovassero e di "garantire la vita, la libertà e l'integrità dei giornalisti detenuti". Appello fatto proprio anche da altre organizzazioni. La Farnesina, tramite l'Ambasciata e il Consolato generale a Caracas, ha seguito il caso sin dal primo momento.

«L'arresto in Venezuela del giornalista Roberto Di Matteo e di altri due colleghi conferma l'allarme lanciato da tempo dalle organizzazioni sindacali venezuelane e dall'Ifj, la Federazione internazionale dei giornalisti, sull'impossibilità di esercitare liberamente la professione giornalistica e sulla repressione messa in atto dal regime di Caracas nei confronti dei cronisti», commentano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi.

«Agli sforzi della Farnesina per la liberazione di Roberto Di Matteo – proseguono – è necessario che segua la mobilitazione delle organizzazioni internazionali per far cessare le intimidazioni e gli arresti di giornalisti da parte del regime del presidente Nicolas Maduro, da tempo impegnato a rimuovere con ogni mezzo non soltanto qualsiasi forma di dissenso, ma anche ogni iniziativa tesa a informare l'opinione pubblica interna e internazionale sulle condizioni in cui versa il Paese».

Prima di essere liberati, i tre hanno trascorso 24 ore in una zona amministrativa della struttura, separati dal resto dei detenuti comuni. Secondo il sindacato venezuelano dei giornalisti, l'accusa a loro carico era di aver portato materiale audiovisivo nel carcere senza autorizzazione.

Il Venezuela è da tempo tristemente in fondo a tutte le classifiche internazionali sulla libertà di stampa, anche se le denunce fino ad oggi non hanno sempre trovato un seguito e un risalto adeguati. La Sociedad Interamericana de Prensa (SIP) ha stimato che l'anno scorso le intimidazioni e gli arresti arbitrari contro i giornalisti sono aumentati in tutto il continente. In Venezuela, il Colegio Nacional de Periodistas (CNP) ha denunciato un'ondata di attacchi contro i giornalisti in particolare mentre coprivano le proteste dell'opposizione anti-chavista, tra aprile e luglio.

@fnsisocial

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