«Ultima puntata. Finiscono così, prima del tempo, le trasmissioni dei conduttori graditi ai vertici Rai nominati dal governo ma non al pubblico che infatti non li guarda. Dopo "L'altra Italia" anche "Se mi lasci non vale" arriva a fine corsa prima del tempo e con tanti soldi pubblici buttati per la sola ragione di compiacere chi controlla la Rai». Così l’Usigrai in un comunicato stampa diffuso venerdì 1 novembre 2024.
«Chi paga – proseguono i rappresentanti sindacali dei giornalisti del servizio pubblico - questo ennesimo flop dettato dal "cambio di narrazione" imposto all'azienda di servizio pubblico? I primi saranno i dipendenti e i collaboratori sui quali il governo ha posto in finanziaria il taglio delle spese per il personale. A seguire saranno i cittadini che pagano il canone per un prodotto che non è all'altezza del ruolo e della storia della Rai che dopo 100 anni di Radio e 70 di televisione è diventata irriconoscibile anche per chi ci lavora».
Usigrai conclude: «Da dipendenti Rai diciamo no a una manovra con tagli lineari sul personale, mentre milioni di euro vengono buttati per produzioni che falliscono i loro obiettivi, lasciando letteralmente per strada nuovi collaboratori e professionisti che a decine la Rai ha contrattualizzato, mentre continua a non stabilizzare i precari storici».