Revoca immediata delle convenzioni sottoscritte dall’Ordine dei giornalisti e dai 19 istituti di formazione al giornalismo presso i quali è possibile svolgere corsi utili per l’iscrizione all’albo dei giornalisti professionisti
E’ quanto chiede un gruppo di giornalisti disoccupati o precari che ha adottato la sigla, Coordinamento nazionale giornalisti disoccupati, rivolgendosi al ministro della Giustizia, Clemente Mastella, al quale la legge attribuisce l’alta vigilanza sui Consigli dell’Ordine, in quanto la frequenza delle scuole di giornalismo non è equiparabile al praticantato in redazione, ai fini dell’ammissione all’esame di Stato per l’esercizio della professione giornalistica. Per legge, il praticantato deve essere svolto in redazione e l’ipotesi delle scuole fu subito esclusa dal legislatore, come si evince dai lavori preparatori della 69 del 1963. L’Ordine, invece, ammette all’esame di Stato centinaia di praticanti inoccupati provenienti dai corsi di giornalismo riconosciuti, con gravi ripercussioni nel mercato del lavoro: oltre cinquemila idonei nel quinquennio 2001-2005, meno della metà i contratti a tempo pieno e indeterminato rilevati nello stesso periodo dall’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti italiani, quasi tremila i disoccupati iscritti negli elenchi Fieg-Fnsi. “In particolare – si legge nella lettera di questo gruppo di colleghi indirizzata al Ministro della Giustizia - la formula dello stage non retribuito, previsto per gli allievi delle scuole nei mesi estivi, vanifica strumenti per il riassorbimento come i contratti di sostituzione che, per contratto, ‘devono riguardare prioritariamente i giornalisti disoccupati’ (art.3 del Cnlg), configurando così una sorta di concorrenza sleale tra lavoratori”. Controllo dei requisiti per l’accesso alla professione stabiliti dalla legge, tenuta degli elenchi e disciplina degli iscritti: questi sono i compiti attribuiti all’Ordine dei giornalisti dalle norme del 1963, tutt’ora in vigore. E la legge non consente all’Ordine di decidere requisiti diversi per l’ammissione all’esame di Stato, tanto meno di ammettere alla prova praticanti privi di reddito. “Chiediamo a Lei d’intervenire tempestivamente, - conclude la lettera -, affinché siano revocate immediatamente tutte le convenzioni con gli istituti che svolgono corsi di giornalismo con pseudopraticantato – eventualmente con la nomina di un commissario ad acta - e sia accertata l’illegittimità dell’ammissione all’esame di Stato di chi non ha svolto il praticantato come prescrive la legge".