Un nuovo caso di licenziamento individuale per giustificato motivo oggettivo investe il gruppo Hearst. Il terzo in due anni. E questa volta con l’aggravante che il licenziamento riguarda una collega con alle spalle ben due sentenze a suo favore del Tribunale del lavoro di Milano, sentenze che condannano Hearst per demansionamento con obbligo di risarcire i danni cagionati alla professionalità e alla salute della giornalista. La collega era stata infatti destinata a mansioni non corrispondenti alla professione giornalistica. Lo denuncia, in una nota, l'Associazione Lombarda dei Giornalisti.
«La misura, ora, è davvero colma», sostiene il presidente Alg, Paolo Perucchini. «Siamo alla presenza di un’azienda che interpreta il diritto del lavoro italiano a suo uso e consumo. E che quando è messa nell’angolo dal Tribunale sceglie la scorciatoia del licenziamento individuale per raggiungere l’obiettivo che si pone fin dall’inizio: liberarsi dei colleghi scomodi».
L'Associazione Lombarda dei Giornalisti esprime solidarietà alla collega e alle redazioni delle testate Hearst e condanna con forza il comportamento dell’azienda. Per l'Alg, «la situazione è estremamente delicata, tanto più che il licenziamento arriva dopo un ammortizzatore sociale che ha usato soldi pubblici per prepensionare i colleghi e gestire gli esuberi».
Ad aggravare la situazione, la strategia di Hearst di 'esportare' il lavoro giornalistico fuori dalla Ue, in Svizzera, assumendo nella propria consociata personale senza contratto giornalistico. «Da tutto ciò si capisce quale sia il pericolo che, oggi, la gestione aggressiva portata avanti da Hearst rappresenti per il mondo dell’informazione italiana», aggiunge Perucchini.
Il sindacato dei giornalisti lombardi «si attiverà in tutte le sedi a sostegno della collega licenziata e, nel contempo, si adopererà affinché Hearst metta fine ai suoi disinvolti comportamenti», conclude la nota dell'Alg.