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Osservatorio sui media 12 Feb 2011

Ultime Notizie da Ossigeno per l’Informazione

Pubblichiamo le notizie che ci sono pervenute da O2 Ossigeno per l’Informazione - Osservatorio Fnsi-Ordine dei Giornalisti sui cronisti sotto scorta e le notizie oscurate con la violenza

Pubblichiamo le notizie che ci sono pervenute da O2 Ossigeno per l’Informazione - Osservatorio Fnsi-Ordine dei Giornalisti sui cronisti sotto scorta e le notizie oscurate con la violenza

CALABRIA: GIUSEPPE BALDESSARRO SI SENTE SOLO

HA CRITICATO SINDACATO ED ORDINE ('SONO ASSENTI') ED E’ BUFERA

REGGIO CALABRIA- “Da oggi mi sento un po' piu' solo”, ha detto Giuseppe Baldessarro, giornalista del Quotidiano della Calabria commentando la dura reazione del segretario del sindacato giornalisti della Calabria, Carlo Parisi. Baldessarro aveva  accusato di assenteismo il sindacato e l’Ordine della sua Regione rispetto alla drammatica condizione dei giornalisti minacciati come lui, oltre 20 negli ultimi tre anni, secondo il Rapporto di Ossigeno per l’Informazione. Alberto Spampinato ha espresso solidarietà a Baldessarro invitando a cogliere nella sua critica uno stimolo a fare di più per i giornalisti minacciati, e ha proposto di affrontare l’argomento riunendo sindacalisti e cronisti minacciati in un convegno in Calabria.

[leggi i dettagli]

Notizie e dichiarazioni + link articolo di Roberto Rossi su Libera Informazione

http://www.liberainformazione.org/news.php?newsid=13861

 

GIORNALISTI: OSSIGENO, FARE DI PIU' PER CRONISTI MINACCIATI

(ANSA) - CATANZARO, 12 FEB - "Giuseppe Baldessarro è uno dei giornalisti minacciati in Calabria che conosco e stimo. E' un punto di riferimento per l'attività di Ossigeno per l'Informazione, l'osservatorio della Fnsi e dell'Ordine nazionale dei Giornalisti". Lo afferma, in una nota, Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno per l'Informazione e consigliere nazionale della Fnsi. "Mercoledì scorso - prosegue - era con me al convegno di Ossigeno, a Roma, quando ha detto che in Calabria l'Ordine e il sindacato sono assenti rispetto al grande problema dei giornalisti minacciati. Io non do mai giudizi così drastici. Penso e dico pubblicamente che in Calabria, e anche altrove, è necessario fare di più per difendere i giornalisti minacciati, per promuovere una consapevolezza diffusa delle difficoltà in cui si svolge il lavoro dei cronisti, per trovare rimedi che rendano questo lavoro più sicuro. E' molto difficile, lo so. Ma questo è il nostro impegno, questa è la nostra scommessa". "Quando vedo cronisti minacciati insoddisfatti di ciò che si fa - afferma Spampinato - mi dico che l'insoddisfazione è meglio della rassegnazione. Perciò trovo ingiusta ed esagerata la reazione del segretario dei giornalisti calabresi Carlo Parisi, che conosce meglio di me lo stato d'animo di chi subisce minacce e indebiti condizionamenti, di chi avverte l'isolamento, di chi vorrebbe una solidarietà più attiva, di chi sollecita l'attenzione con espressioni forti. Noi abbiamo il dovere di capire gli stati d'animo e badare alla sostanza delle cose che i giornalisti-vittime ci dicono, non possiamo fermarci alle espressioni letterali con cui esprimono le loro critiche". "E' utile - prosegue Spampinato - che i giornalisti parlino di più di queste cose, per chiarirle. E' utile che sindacalisti e cronisti minacciati si confrontino apertamente, pubblicamente, con lealtà, animati dalla volontà, che è anche di Baldessarro, ne sono certo, di migliorare le cose. Per realizzare questo confronto Ossigeno organizza convegni in tutte le regioni d'Italia e spera di promuoverne uno anche in Calabria". (ANSA).

 

GIORNALISTI: CRONISTA QUOTIDIANO CALABRIA, NOI INDIFESI

MINACCE DAL SISTEMA E DAI POLITICI, UNICA VIA FUTURO I GIOVANI

(ANSA) - ROMA, 9 FEB - ''Fare la cronaca in una terra come la Calabria vuol dire anche affrontare il confine tra il bene e il male. E poi c'e' la zona grigia''. Cosi' Giuseppe Baldessarro, redattore del Quotidiano della Calabria, commenta da Roma la notizia dell'agguato di questa mattina a Reggio Calabria all'imprenditore Tiberio Bentivoglio. I due, racconta lo stesso giornalista, si sono conosciuti in occasione di una delle molte inchieste seguite da Baldessarro, che appena un anno fa ha ricevuto una busta minatoria con tre proiettili, probabilmente proprio per avere scritto di scambi fra esponenti politici e uomini del clan di Pietrastorta alle elezioni regionali del 2005.

   ''Ho appena sentito Bentivoglio e mi ha assicurato che sta bene'', prosegue Baldessarro intervenendo al convegno 'Notizie che disturbano e i giornalisti minacciati. Italia e Spagna', promosso dall'osservatorio Ossigeno per l'informazione.

   ''Le minacce - dice ancora - nel nostro mestiere non arrivano solo dalla criminalita', da quella di difendiamo. Le minacce arrivano dal Sistema, arrivano dai politici che telefonano al direttore e insinuano sul tuo lavoro. Purtroppo non abbiamo strutture che ci difendono: Ordine e sindacato sono assolutamente assenti. La Calabria - spiega il giornalista – non e' una terra normale, ci sono i massimi vertici della criminalita' organizzata, la classe politica piu' corrotta al mondo, da qui passano tutti gli investimenti della mafia e la gente non e' solidale con chi ne scrive. L'unica via per il futuro sono i giovani giornalisti. Dobbiamo farli crescere autorevoli, professionali, sempre impeccabili in modo da non poter essere messi in discussione. Solo cosi' noi questi li mandiamo via e ci riprendiamo la nostra terra''. (ANSA)

 

GIORNALISTI:PARISI (FNSI), SINDACATO TUTELA GIOVANI COLLEGHI

(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 10 FEB - ''Se la gente non e' solidale con chi scrive bisognerebbe chiedersi se e quanto sia attendibile cio' che si scrive''. Ad affermarlo e' il segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, in riferimento alle affermazioni fatte ieri dal giornalista del Quotidiano della Calabria Giuseppe Baldessarro intervenendo al convegno a Roma 'Notizie che disturbano e i giornalisti minacciati. Italia e Spagna', promosso dall'osservatorio Ossigeno per l'informazione.

''Ordine e Sindacato dei giornalisti non sono circoli culturali dediti alla presentazione e alla promozione di libri.

Soprattutto, non vanno confusi con la magistratura e le forze di polizia, cui compete la lotta alla criminalita'. Compito dell'Ordine e del Sindacato dei giornalisti e' di rappresentare e dare voce alla categoria. Al sindacato, in particolare, competono la tutela e la difesa dei giornalisti e, dunque, del loro sacrosanto diritto al lavoro in condizioni dignitose che, guarda caso, proprio nel giornale in cui lavora Baldessarro, non vengono contrattualmente rispettate''.

''Al Sindacato dei giornalisti - conclude il segretario regionale della Fnsi - non spetta, ne' avremmo il potere di farlo, il compito di eliminare la 'zona grigia'. Il nostro compito, semmai, e' quello di eliminare la 'zona nera', quella del lavoro sommerso, non tutelato, non riconosciuto, ampiamente presente, purtroppo, nella nostra regione''. (ANSA)

 

GIORNALISTI: BALDESSARRO, DA OGGI MI SENTO PIU' SOLO

(V. ''GIORNALISTI: PARISI (FNSI), SINDACATO..'' DELLE 18.11)

(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 10 FEB - ''Dispiace la reazione di Carlo Parisi, segretario del sindacato al quale sono da sempre iscritto''. Lo afferma, in una dichiarazione, il giornalista del Quotidiano della Calabria, Giuseppe Baldessarro.

''Dispiace anche perche' - aggiunge - Parisi ben conosce la mia storia e la mia leale schiettezza. Non posso che prendere atto delle sue dichiarazioni. A cui aggiungo solo un'amara considerazione: da oggi come professionista di questa regione mi sento un po' piu' solo. Studiero', come mi viene consigliato, per diventare professionista piu' attendibile. Invito lui a fare lo stesso da sindacalista''. (ANSA)

 

GIORNALISTI:OSSIGENO,COORDINAMENTO EUROPEO A TUTELA LIBERTA'

ALLARME SU MINACCE E CENSURE A CONVEGNO SU ITALIA-SPAGNA

 (ANSA) - ROMA, 9 FEB - Un coordinamento europeo permanente tra le organizzazioni dei giornalisti per tutelare la liberta' di stampa e informazione da minacce di leggi bavaglio e da censure attuate con la violenze e con abusivi di strumenti legali: e' la non piu' procrastinabile proposta nata oggi nel corso del convegno 'Notizie che disturbano e i giornalisti minacciati. Italia e Spagna', organizzato da Ossigeno per l'informazione su cronisti e notizie oscurate con la violenza nel nostro Paese.

A lanciare l'allarme, il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Roberto Natale e il segretario dell'Associazione della Stampa Romana Paolo Butturini, Giuseppe Giulietti di Articolo 21 e il segretario generale dell'Associazione dei Giornalisti europei Miguel Angel Aguilar in una giornata di confronto tra le esperienze di colleghi italiani e stranieri. In uno scenario nazionale dominato dal

conflitto di interessi e dalla continua ingerenza del potere nell'informazione e in un piu' ampio panorama europeo in cui paesi come l'Ungheria lavorano su una legge bavaglio, il rapporto di Ossigeno, curato da Alberto Spampinato, da oggi disponibile anche sui siti della Fnsi e tradotto in spagnolo (presto anche in inglese, tedesco, cinese e russo), racconta un'Italia di giornalisti troppo spesso lasciati soli con 53 casi

acclarati di minacce e violenze solo tra il gennaio 2009 e il marzo 2010. Capolista e' la Calabria, seguita da Lazio, Sicilia, Campania, e Lombardia.

''Bisogna far capire quanto e' diffusa questa macchia, a volte tanto piu' grave quanto piu' e' meno in vista il collega e piu' ristretta la zona d'azione - esordisce Natale -. E' necessario internazionalizzare l'esperienza di Ossigeno, se l'Europa vuole essere non solo quella dei mercati ma anche quella dei cittadini. Le leggi approvate in Ungheria dimostrano quali rischi di contaminazione stiamo gia' correndo con la diffusione di operazioni tese a svuotare di contenuti l'informazione''. L'invito di Natale e' soprattutto a studiare

la situazione del servizio radio-tv pubblico in Spagna, dopo le novita' introdotte dal governo Zapatero.

''Non sempre il giornalismo pubblico deve essere schiavo del potere - commenta Aguilar -. Non condivido tutta la politica di Zapatero, pero' devo riconoscere che ha posto dei limiti e per la prima volta il sistema radio-tv spagnolo non e' schiavo della propaganda''. Il problema, dice ancora, e' semmai la dieta mediatica. ''Avevamo una splendida Cnn+, che ora con l'incorporazione a Telecinco e' stata soppressa per proporre il

Gran Hermano. Anche per questo il nostro deve essere un impegno europeo''.

Mentre Butturini sottolinea che in Italia ''molte denunce un tempo pubblicate dai periodici oggi vengono portate avanti solo dai libri, come se non ci fosse piu' spazio nell'informazione'', Giulietti rincara la dose: ''L'Italia sta facendo la prova generale di qualcosa di orribile che riguarda tutta l'Europa. E' il laboratorio del conflitto di interessi che e' la metastasi delle oligarchie a livello internazionale''. Proprio cosi' come

i grandi manager internazionali si vedono una volta l'anno in Svizzera, Giulietti rilancia l'idea di ''riunire tutte le associazioni che lottano per la liberta', non solo i giornalisti, ma anche gli attori o semplicemente chi sta a casa.

Le carte europee - spiega - sono carenti, non prevedono sanzioni  ad esempio per chi intimidisce i cronisti con continue querele e richieste di danni''. (ANSA)

 

GIORNALISTI: REGA, 'LASCIATO SOLO CONTRO HEZBOLLAH'

(ANSA) - ROMA, 9 FEB - ''Ho paura. Vorrei che lo Stato prendesse seriamente in considerazione questa mia situazione, il livello di pericolo in cui lascia tre persone, io e i due carabinieri che mi seguono, e che andasse veramente a far luce e ad arrestare i responsabili''. A lanciare l'appello e' Nello Rega, caposervizio della redazione esteri di Televideo Rai, miracolosamente scampato ad un agguato il 7 gennaio scorso e da

allora sotto scorta.

Intervenuto al convegno 'Notizie che disturbano e i giornalisti minacciati. Italia e Spagna', promosso dall'osservatorio Ossigeno per l'informazione, Rega ha raccontato il suo ultimo anno e mezzo in cui, dopo aver scritto il libro 'Diversi e divisi - Diario di una convivenza con l'Islam', ha ricevuto continue minacce di morte dal movimento sciita libanese Hezbollah con lettere accompagnate da proiettili una testa d'agnello ritrovata in auto e fino ai colpi di pistola sparati contro di lui da una vettura che gli si e' affiancata mentre era alla guida. ''Oggi mi sembra di vivere in una fiction - dice il giornalista -. Ho solo scritto un libro che mette in evidenza come nel XXI secolo si aggiusta la parita' tra uomo e donna. E invece in pericolo ora ci sono io e i due carabinieri che mi accompagnano, perche' non viaggiamo neanche su un auto blindata. Sono arrivati a chiedermi persino come mai ero sopravvissuto a quell'agguato. A Potenza non e' stato interrogato nessuno dei rappresentanti del mondo musulmano in Basilicata, ma solo un mio collaboratore perche' conosceva il mio percorso del 7 gennaio. Io stesso sono uscito da quel colloquio con le forze dell'ordine sentendomi un indagato. Ho paura e non mi vergogno a dirlo. Ma non mi fermo: finora ho fatto 180 presentazioni del libro e spero di farne altrettante. Lo Stato pero' deve intervenire''.

In questi mesi, racconta Rega, ha sentito mettere in dubbio piu' volte la provenienza di queste minacce. ''In Italia - commenta - si parla tanto di Islam moderato. Io non ci credo, ma in ogni caso non ho ricevuto da parte di questi gruppi 'moderati' neanche un biglietto di solidarieta'. Nessuno si e' dissociato dalle attivita' criminali di Hezbollah. Vuol dire che se anche non agiscono, tutti la pensano come loro''. (ANSA).

 

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URUGUAY-   Parábola del hombre inquieto

La storia del giornalista minacciato per una inchiesta

sugli ex militari che rischiano il carcere per tortura

Un articolo di Brecha: MONTEVIDEO -  "La velata minaccia al giornalista Roger Rodríguez da parte du un tenente colonnello a riposo crea un clima di istigazione alla violenza", ha denunciato l'Asociación de la Prensa Uruguaya (APU) che si è rivolta al Ministerio del Interior. Ma fino a questo momento con c'è stato alcun seguito sul piano giudiziario. (…) Il 4 febbraio il giornalista uruguayano ha pubblicato un artícolo sulla rivista Caras y Caretas nel quale spiega l'origine del Foro Libertad y Concordia e la sua struttura, rivela nomi e posizioni di coloro che cercano di difendere dal carcere i militari in pericolo di essere imprigionati per violazione dei diritti umani durante la dittatura…  [leggi tutto] 

http://www.brecha.com.uy/politica/item/7957-parabola-del-hombre-inquieto-

(domani la seconda puntata dell’inchiesta di Roger Rodriguez) 

                                                                       

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IL CONVEGNO ITALO SPAGNOLO DI OSSIGENO DEL 9 FEB A ROMA

FLAMMINII MINUTO: LA PRIMA COSA DA FARE E’ MODIFICARE LA LEGGE SULLA STAMPADEL ’48

"Da anni vado sostenendo che in Italia il legislatore del 1948, quando emanò la Legge sulla stampa, nel rinnovato clima democratico si lasciò andare a … nostalgie non richieste  e combinò guai serissimi dei quali ancor oggi si risentono gli effetti.  Volendo essere più precisi occorrerebbe dire che le disposizioni della legge n. 47/48 sono la causa principale, se non unica, della arretratezza della condizione della stampa in Italia e del motivo per il quale autorevoli classifiche stilate da organi imparziali pongono il nostro paese agli ultimi posti delle classifiche mondiali dei paesi nei quali la libertà di stampa è presente…” 

 

LA SINTESI DELL'INTERVENTO

 

Sintesi dell’intervento dell’avvocato Oreste Flamminii Minuto al convegno italo-spagnolo di Ossigeno e dell’Istituto Cervantes  “Notizie che disturbano e giornalisti minacciati in Italia e Spagna”, Roma 9 febbraio 2011

 

Da anni vado sostenendo che in Italia il legislatore del 1948, quando emanò la Legge sulla stampa, nel rinnovato clima democratico si lasciò andare a … nostalgie non richieste  e combinò guai serissimi dei quali ancor oggi si risentono gli effetti.  Volendo essere più precisi occorrebbe dire che le disposizioni della legge n. 47/48 sono la causa principale, se non unica, della arretratezza della condizione della stampa in italia e del motivo per il quale autorevoli classifiche stilate da organi imparziali pongono il nostro paese agli ultimi posti delle classifiche mondiali dei paesi nei quali la libertà di stampa è presente.

La Legge in questione dimostrò subito come il potere politico, non avendo abolito tutte quelle norme del Codice c.d. Rocco che nel  1930 aveva riformato la procedura penale , non avesse alcun interesse a rimuovere quegli ostacioli normativi presenti  nel sistema che di fatto impedivano  al cane da guardia della democrazia di spaziare oltre il piccolo recinto nel quale era tenuto rigidamente a catena , per altro cortissima. E come se ciò non bastasse introdusse altre limitazioni che di fatto impedivano e impediscono una libera stampa degna di uno Stato democratico e pluralista.

La punizione della diffamazione a mezzo stampa con attribuzione di fatto determinato con una pena da 1 a 6 anni oltre alla multa denota lo spirito non dell’allarme sociale oggettivo, ma di quello che voleva farsi credere alla pubblica opinione. Se si pensa che all’epoca la rapina era punita fino a 4 anni di reclusione ci sende conto delle schizofrenia politica nella quale il potere faceva finta di essere caduto-

La riparazione pecuniaria, sulla quale si sono letteralmente sprecati  fiumi di inchiostro per stabilire se fosse un rafforzamento della sanzione penale o di quella risarcitoria civile, stante la sua unicità nell’ordinamento italiano altro non era (e continua ad essere) una mostruosità che non ha uguali non solo nel nostro ordinamento, ma in quello di altri stati occidentali, rivelandosi per quello che brutalmente appare: una ulteriore punizione per mettere sotto controllo qualsiasi manifestazione di dissenso critico, di opposizione linbertaria, di voglia di democrazia.

La assurda  possibilità (oggi peraltro scomparsa non per volontà del legislatore, ma per sua distrazione) di poter impugnare ai fini penali (caso unico nell’ordinamento)  le sentenze di condanna o di assoluzione dei giornalisti da parte delle persone costituitesi parte civile nel Procedimento,   è significativa di una logica  che pone l’intimidazione e l’arroganza a presidio delle scelte di chi voglia fa opera di verità.

Ed ancora: l’art. 15 sul divieto di pubblicazione di foto o immagini raccapriccianti o impressionanti, come se l’autore di quel che le foto rappresentano fosse il giornalista che le denuncia, e non da ultimo la cultura della giurisdizione che pervade la magistratura che interpreta e applica quelle norme che, vergognose senza bisogno di interpretrazione,  lo diventano ancor di più quando vengono riempite dal sillogismo di chi giudica.

Nel Congresso tenutosi a Siracusa nel 1983, e al quale partecipò anche il Prof. Pietro Nuvolone considerato uno dei padri del diritto dell’informazione, qualcuno fece notare che  “l’attuale sistema legislativo capovolge la funzione istituzionale della stampa. Si riconosce astrattamente il compito del giornalista come controllo sociale compreso quello giudiziario, ma in realtà  la stampa è di fatto  giuridicamente controllata  , sotto vari aspetti, dal potere in genere e da quello giudiziario in particolare”.

Quel “qualcuno” ero io (non  è simpatico autocitarsi, ma in certi casi lo   è  se si rivendica un primato di libertà) e continuo a non  cambiare idea.

Oreste Flamminii Minuto

 

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NUOVE MINACCE A MICHELE SANTORO E MARCO TRAVAGLIO

“LA PAGHERETE”. -  FIRMATO 'FUAN', COME PER LA BOCCASSINI 

 “Per la vostra cattiveria pagheranno i vostri cari. Piangerete presto. Lacrime amare”. La minaccia per Marco Travaglio e Michele Santoro è contenuta in una lettera recapitata venerdì al Resto del Carlino a Bologna. Il plico – aggiunge il Carlino – è aperto nuovamente sulla sigla FUAN, come il movimento universitario del vecchio MSI. La busta è stata timbrata il 3 febbraio al centro meccanizzato postale (CMP) del capoluogo emiliano. A Travaglio e Santoro e’ arrivata la solidarietà dell’IdV. “Speriamo che si faccia luce al più presto su questo gesto preoccupante – afferma Antonio Di Pietro – in un momento in cui la li bertà d’informazione è a rischio”. Sostegno anche dal Pdl Carlo Vizzini. “Chiediamo alle istituzioni – chiede Giovanna Baggiani Chelli dell’Associazione via dei Geogofili – tutti gli sforzi possibili perché a quanti sono esposti in prima linea quali magistrati, giornalisti e quant’altro sia garantita la possibilità di svolgere le loro funzioni e tute le intimidazioni possano essere respinte al mittente”. La lettera a Travaglio e Santoro arriva dopo quella del 31 gennaio – stessa firma - contro il pm Ilda Boccassini. “Devi morire. Farai una brutta fine, morirai in un rogo, un fuoco rosso, come la tua toga”, c’era scritto.

(dal Fatto Quotidiano del 6 febbraio 2011 pagina 3)  

 

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O2 OSSIGENO/Ultime notizie/ venerdì 11 febbraio 2011

 

NUOVE MINACCE A GIANNI LANNES

AUTO SABOTATA A MOGLIE GIORNALISTA PUGLIESE

FOGGIA, 11 FEB - Il giornalista free lance Gianni Lannes ha denunciato un ''ennesimo avvertimento mafioso'' da parte di sconosciuti che hanno sabotato l'automobile di sua moglie sotto casa, in un comune non precisato.

   Dal dicembre 2009, a seguito di minacce e attentati subiti per

le sue inchieste giornalistiche in particolare sul tema delle ecomafie, a Lannes e' stata assegnata una scorta della polizia. Le sue inchieste  hanno riguardato, fra l’altro, le ''navi dei veleni'' (prossima la pubblicazione del dossier Bombe amare), la riapertura delle indagini della Procura della Repubblica di Roma per la Strage di Ustica, il traffico di armi tra Stati, i containers radioattivi a Ravenna, Genova e Cagliari.

    Secondo quanto denunciato, la moglie di Lannes ha  ricevuto telefonate anonime minacciose. Poi, questa mattina, ha scoperto che la sua automobile era stata sabotata e, all'interno del veicolo, era stato visibilmente manomesso anche il seggiolino di sicurezza del figlio. (ANSA).

http://costruendo.lindro.it/2011/02/11/ennesino-avvertimento-mafioso-al-giornalista-gianni-lannes/

 

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URUGUAY SOLIDARIETA' A ROGER RODRIGUEZ MINACCIATO

PER INCHIESTA SU EX MILITARI ACCUSATI DI TORTURA

Ossigeno per l’Informazione esprime solidarietà a Roger Rodriguez , 51 anni, giornalista uruguayano, minacciato nei giorni scorsi a Montevideo, dopo la pubblicazione di una sua dettagliata inchiesta sulle responsabilità dei militari uruguayani in pensione sotto inchiesta giudiziaria per atroci delitti contro l'umanità (torture, omicidi, sequestro e scomparsa di detenuti politici) commessi tra il 1970 e il 1985, gli anni della dittatura militare.

 “L'offensiva degli indagabili”. [leggi Il servizio di Roger Rodriguez]

http://200.40.211.253/detail.asp?IdEdition=102&NewsId=772&Portal=1


Altre notizie e il comunicato dell’ Asociación de la  Prensa Uruguaya

OSSIGENO – 11 FEB 2011 - Nell'articolo “L' offensiva degli indagabili”, sul settimanale “Caras y Caretas”, Rodriguez ha riferito fatti e circostanze, ha fatto nomi e cognomi dei militari uruguayani e anche dei loro amici argentini, di un venezuelano e di alcuni gruppi paramilitari ultrà nazisti che hanno costituito una associazione illegale. Il 7 febbraio 2011 un gruppo di destra ha pubblicato in modo intimidatorio su Facebook i dati personali e l’indirizzo del giornalista.  

Rodriguez ha raccolto le informazioni con alcune associazioni di familiari di detenuti scomparsi e altri gruppi che si occupano di verità e giustizia.  E' uno dei più noti giornalisti di inchiesta del Cono Sud, fra i quali ricordiamo Horacio Verbisky autore del libro "Il Volo" (tradotto in italiano) basato sulle confessioni del tenente Scilingo.

Il settimanale di Rodriguez ha deciso di dedicare la copertina del nuovo numero al caso Rodriguez, e annuncia nuove rivelazioni. Ci sarà anche un articolo di Roger Rodriguez, che ha ricevuto la solidarietà della Asociación de la Prensa Uruguaya e dei giornalisti italiani che lo hanno conosciuto durante il caso del capitano Jorge Troccoli, ex capo dei servizi segreti della Marina “N2”. Troccoli, responsabile della morte di cinque italiani, fuggì in Italia e fu arrestato a Marina di Camerota (Salerno). (OSSIGENO)
 

APOYO AL PERIODISTA ROGER RODRIGUEZ

La Asociación de la Prensa Uruguaya expresa su alerta a las autoridades del Ministerio del Interior por la situación que atraviesa el periodista Roger Rodríguez quien recibió una amenaza por su trabajo en el área de derechos humanos.
El pasado 4 de enero, Rodríguez, periodista de la revista Caras & Caretas publicó un artículo titulado “La ofensiva de los Indagables” donde explicaba cómo surgió el denominado grupo Foro Libertad y Concordia que defiende a los militares encausados por violaciones a los derechos humanos.
En un recuadro informó quiénes integran el grupo facebook “Apoyo al Foro Libertad y Concordia” y su relación con grupos de derecha locales e internacionales.
El lunes 7 en esa dirección de  facebook bajo las firmas de Héctor Marcos Varela González y Javier Bussi aparecieron todos los datos personales del periodista incluyendo la dirección de su domicilio, en un tono intimidatorio.
APU rechaza bajo cualquier circunstancia el intento de intimidación y amenaza contra los trabajadores en el libre desempeño de su tarea de investigación, expresión y difusión a la opinión pública.
Consejo Directivo de la Asociación de la Prensa Uruguaya
Montevideo/8 de febrero de 2011

MILITARES INDAGADOS POR DDHH AMENAZAN A PERIODISTA

MONTEVIDEO, 9 (ANSA) - Militares retirados uruguayos, investigados por denuncias de violación a los Derechos Humanos durante la dictadura militar (1973-1985), publicaron en la red social Facebook datos personales de un periodista, lo que fue interpretado como una forma de amenaza e intimidación.

    Días atrás, el periodista publicó un artículo sobre el surgimiento de un grupo en Facebook en apoyo a esos militares, integrantes del Foro Libertad y Concordia.

    En el artículo, el periodista sostiene que ese grupo de Facebook tiene vínculos con grupos de derecha locales e internacionales. Tras publicarse el artículo, los integrantes del foro Héctor Marcos Varela y Javier Bussi, publicaron en su página en Facebook el nombre, número de documento de identidad, fecha de nacimiento y nombre de los padres del periodista.

    También confirmaron que el trabajador reside en la dirección publicada, e intercambiaron datos sobre la ubicación de una de las calles mencionadas. El hecho fue interpretado como una "amenaza e intimidación" contra el comunicador por la Asociación de la Prensa Uruguaya (APU), que envió un alerta en ese sentido a las autoridades del Ministerio del Interior. DFB

09/02/2011 20:24 (ANSA – Rete America Latina)

 

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IL CONVEGNO ITALO SPAGNOLO DI OSSIGENO DEL 9 FEB A ROMA

MARIA LUISA BUSI: NON METTO LA FACCIA SU UN TG CHE NON DICE LA VERITA’

"Io pago per aver detto no, per aver detto “non ci sto” a mettere la mia faccia su un giornale che non racconta, che manipola, che censura la realtà (...) Il Tg1 non da oggi e’ filogovernativo. Ma non  era mai accaduto che si consentisse al primo telegiornale del paese di diventare strumento di propaganda politica, arma di “distrazione”, non di distruzione, di massa (...) Negare ad un inviato di fare il proprio lavoro e’ come negare a un fornaio di fare un buon pane (…)  Nel febbraio 2010, finalmente, sono stata inviata all’Aquila. La gente era radunata in una agorà improvvisata, attorno al sindaco. Facevano domande, chiedevano risposte. Erano inferociti: per le verità omesse, per il racconto della realtà negato in tutti quei mesi.  Siamo stati insultati, l’operatore ed io. Gridavano “Vergogna, vergogna!” e poi “Scodinzolini”, ci volevano dire che siamo tutti servi del padrone. Ho capito che la misura era colma. Che qualcuno di più visibile degli altri doveva dare un segno, rinunciare a qualcosa (…).


L’INTERVENTO INTEGRALE
(intervento pronunciato al convegno italo-spagnolo di Ossigeno per l’Informazione all’Istituto Cervantes)

Roma  9 febbraio 2011

 

Vi ringrazio innanzitutto per avermi invitato. Sono onorata, ma sono anche un po’ in imbarazzo, chiamata a portare la mia esperienza di giornalista e di donna qui con voi. La mia testimonianza e’ poca cosa  accanto a quella tragica di chi ha pagato prezzi altissimi per l’amore di questo mestiere e della verità. Il prezzo che io pago per aver detto no, per aver detto “ io non ci sto” a mettere la mia faccia su un giornale che non racconta, che manipola, che censura la realtà, e’ una sostanziale inattività, come giornalista.

 

Come donna, in un paese che ai suoi massimi vertici nutre per le donne il rispetto che le cronache ci stanno raccontando, il prezzo e’ stato l’attacco sui giornali riferibili al centro destra: per mesi, insulti, denigrazioni. Si tratta dell’applicazione di quello che e’ diventato un metodo, lo hanno chiamato metodo Boffo, dal cognome del  direttore dell’Avvenire- quotidiano di ispirazione cattolica- che si era permesso di criticare il governo e il suo capo ed e’ stato fatto oggetto  di una campagna infamante sul quotidiano “il Giornale” della famiglia Berlusconi. Finché si e’ dimesso. La macchina del fango cerca di sommergere  di schizzi chi dissente. Distruggerlo, per far perdere peso, credibilità alle sue parole.  Personaggi pubblici, oppositori politici. Così vanno le cose in questo momento in Italia. Ma e’ ben poca cosa la mia testimonianza, rispetto alla storia che può raccontare Alberto Spampinato, testimone di un dramma privato che e’ storia di tutti, e che possono raccontare gli altri giornalisti italiani e spagnoli qui presenti, noti e meno noti, oggetto di minacce e intimidazioni delle mafie. 

Dobbiamo tutti ringraziare il prezioso lavoro di “Ossigeno” che sta finalmente togliendo molti  dalla solitudine che sempre accompagna il percorso di chi tiene la schiena dritta.

Un imbarazzo il mio che viene dal fatto di sapere di aver compiuto una scelta per me ovvia, non eroica, per un giornalista del servizio pubblico,  per il livello di degrado, di perdita di autorevolezza, di perdita di ascolti , di perdita di credibilità raggiunti dal primo giornale della televisione pubblica italiana. Quello che e’ sempre stato “il giornale degli italiani”, quello con il quale regolavano l’orologio alle 8 di sera. 

Sono stata protagonista involontaria di una contestazione a l’Aquila, nel febbraio dello scorso anno. Ero li’ con una troupe per girare uno speciale sul terremoto. Ero stata in precedenza a raccontare altri terremoti. In stagioni di governo di centrosinistra e anche di centrodestra. La rai non da oggi e’ occupata dai partiti. Il Tg1 non da oggi e’ filogovernativo. Ma non  era mai accaduto che si consentisse al primo telegiornale del paese di diventare strumento di propaganda politica, arma di “distrazione”, non di distruzione,  di massa, come con un efficace immagine e’ stato definito.

In passato, mai mi era stato negato da nessun direttore la possibilità di raccontare da inviato   come i rispettivi governi stessero affrontando l’emergenza che accompagna ogni terremoto. Come mai mi era stato negato di raccontare le vecchie e nuove povertà del nostro paese.  Ma questa e’ una stagione nuova. E’ stato compiuto un salto di qualità.  All’Aquila no, non ci puoi andare, mi e’ stato detto.  Per undici mesi mi hanno detto no.

Negare ad un inviato di fare il proprio lavoro e’ come negare a un fornaio di fare un buon pane. Ma l’informazione che avevamo fornito agli italiani dopo la prima emergenza non doveva essere contaminata da un racconto che sfuggisse a un capillare controllo politico-mediatico. Il messaggio che in quegli 11 mesi  era passato- e che ancora continua- rispondeva ad una esigenza propagandistica degna di un ventennio mai dimenticato:  a l’Aquila era stato compiuto un miracolo. Case per tutti entro settembre, gridammo dai nostri megafoni raccogliendo come imbuti le dichiarazioni del Presidente del Consiglio.

Non e’ mai stato vero. Le case non ci sono per tutti. I soldi, invece,  sono stati spesi tutti. Gli appartamenti hanno infiltrazioni d’acqua,  intere comunità sono state smembrate e distribuite in ex aree agricole. Ogni appartamento e’ costato 2300 euro al m2. Un appartamento di edilizia popolare ne costa 1100. L’ombra di affari poco chiari si allunga su questa vicenda su cui sono aperte anche inchieste della magistratura. Ma noi eravamo con le telecamere ad ogni inaugurazione.

E’ come se la realtà dovesse assumere le vesti di un reality, una sceneggiatura scandita secondo i criteri e la regia del nuovo populismo mediatico. Non importa se migliaia di persone sono ancora negli alberghi, o nelle caserme. Andate in vacanza al mare aveva detto il Presidente del Consiglio ai terremotati nei primi mesi dopo il sisma, negli alberghi sarete come in vacanza. Famiglie smembrate, vecchi soli, uomini che hanno perso il lavoro, bambini che devono fare oltre 100 km per raggiungere sugli autobus le scuole. E la ricostruzione mai partita, le macerie dappertutto, la disgregazione delle comunità, il cimitero del lavoro: troppe croci per gente ancora viva, dopo le vere croci di 308 morti nel terremoto. La morte del lavoro. Il 736 per cento in più di cassa integrazione. Nel 2009 sono andati in fumo 5 mila 600 posti di lavoro. Cifre che aumentano. Come aumentano le malattie del sistema nervoso, o quelle del metabolismo, e i suicidi. Di tutto ciò, non abbiamo raccontato nulla. Un delitto, l’omicidio della verità, in un paese che legge poco, che si informa perlopiù con la televisione, l’83 per cento degli italiani crede al tg1 e al tg5.  L’Italia ha creduto nel miracolo. Ho degli amici francesi che ancora oggi mi chiedono : “ma come, all’Aquila non e’ tutto risolto?”. Abbiamo trasmesso un film.

Ma molti altri ne abbiamo trasmessi. Un film e’ stata la storia della svendita di Alitalia. Un altro miracolo italiano. Come pure il racconto della crisi economica e’ sparito dai nostri telegiornali. La vita di migliaia di uomini che hanno perso il lavoro. Delle loro famiglie. Dei figli che non potranno studiare. Delle donne che pagano il prezzo piu’ alto. Dei giovani per la prima volta con un futuro peggiore dei padri, e il vero danno e’ che lo sanno: uccidi nei giovani la speranza e i sogni, e uccidi un paese. Di tutto ciò il nulla. Va in onda invece il film, dell’ Italia che già pensa alle vacanze di Natale se e’ vicino il Natale, di Pasqua se e’ vicina la Pasqua, dell’estate se e’ vicina l’estate.  L’infotainment con il quale stiamo arricchendo di spunti il repertorio dei comici italiani.

Negli ultimi tempi, gli scandali sessuali che hanno investito il Presidente del Consiglio e sui quali indaga la magistratura e dei quali parla il mondo intero e per i quali siamo oggetto di un ludibrio planetario, appena sfiorati dal più importante telegiornale italiano, quello che ancora raggiunge la maggioranza del pubblico. Nessuna delle intercettazioni che hanno fatto il giro del mondo e’ stata divulgata. Omissioni e censure continuano ad essere all’ordine del giorno.

Dare la “voce”, mostrare, è uno strumento di potere immenso. Chi non e’ visibile non esiste. Il politologo Ilvo Diamanti la chiama  “mediacrazia”.

Abbiamo il dovere della pluralità delle voci. Ridurle, significa non avere rispetto del pubblico e della società. Significa lavorare o servire solo una parte. Significa avere una concezione proprietaria del telegiornale. Viceversa, privare chi guarda e che spesso non ha altri strumenti di conoscenza delle notizie su quanto accade nel paese; edulcorare i dati, fornire solo i numeri dei successi e mai delle difficoltà e’ compiere una operazione truffaldina. In Egitto, nei giorni scorsi, una giornalista che faceva il mio lavoro, si e’ dimessa dal ruolo di anchor perché i tg di stato raccontavano di piazze piene di sostenitori di Mubarak. Noi non siamo l’Egitto.   E le notizie non sono né di destra né di sinistra.

E’ accaduto piano piano, negli anni, alcuni di noi, molti di noi, ma negli anni con crescente difficoltà e pagando prezzi sempre piu’ alti,  abbiamo combattuto questo sistema malato, che rende la Rai schiava dei partiti, in un paese con un gigantesco conflitto d’interessi che riguarda l’attuale presidente del consiglio, proprietario di televisioni e giornali, ora con il controllo pressoché totale del servizio pubblico. E ciò e’ accaduto anche con la complicità di un giornalismo sempre più timoroso del potere, sempre più narciso. Una sorta di degrado antropologico, per usare una non mia definizione del giornalismo italiano. Di un suo impoverimento. Di una sua sempre crescente superficialità e resa al potere di turno.  Complice un conflitto di interessi che riguarda anche i quotidiani, spesso nelle mani del potere economico. Tutto ciò credo ci fa essere come paese al 72 esimo posto nella classifica della libertà di informazione.

Ma tutto ciò e’ avvenuto a dire  il vero, nella disattenzione totale della politica, anche quella che ci piace di più,  più interessata sempre alle nomine, ai soldatini da ascriversi nei posti giusti. Destra, sinistra: il rapporto della politica con la Rai è sempre stato uguale. A cambiare è il grado di tolleranza degli spazi di autonomia e di rispetto del pluralismo che in questa stagione mostra il minimo storico.

Questo e’ l’oggi. Come dicevo, appena ieri, nel febbraio scorso, l’AQUILA. La gente era radunata in una agorà improvvisata, attorno al sindaco. Facevano domande, chiedevano risposte. Erano inferociti: per le verità omesse, per il racconto della realtà negato in tutti quei mesi.  Siamo stati insultati, l’operatore ed io. Gridavano “VERGOGNA VERGOGNA” e poi “SCODINZOLINI”- forse introducibile in spagnolo, storpiando il nome del direttore del Tg1 Minzolini, ci volevano dire che siamo tutti servi del padrone. Ho capito che la misura era colma. Che qualcuno di più visibile degli altri doveva dare un segno, rinunciare a qualcosa, rinunciare all’unica cosa che conta in un paese impoverito e un po’ infelice, senza bussola: l’immagine. In un paese, se mi consentite, dove non c’e’ rispetto per le donne. No, non tutti hanno un padrone. Non siamo tutti servi. C’e’ una bussola da prendere in mano. Ce la faremo.
Maria Luisa Busi

 

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VIDEO/ IL RAPPORTO OSSIGENO 2010 SU DONNE E NETWORK

Intervista di Salima Balzerani  ad Alberto Spampinato

Come Roberto Saviano ce ne sono altri 400 in Italia. Giornalisti che si tenta di dissuadere con la violenza dal compiere il loro lavoro e che resistono. "Ma chi te lo fa fare?" E' la domanda che più frequentemente si rivolge loro. http://www.donneinnetwork.it/joomla/index.php/kultura/73-ossigeno-per-linformazione-rapporto-2010

 

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